Diritto alla Storia - Capitolo 36
Volgeva al termine l’anno 1903 e l’ingegnere Tito Scorvina, nonostante avesse effettuato due sopralluoghi, non aveva ancora predisposto il progetto commissionatogli dalla congregazione della Carità, ora interessata oltre che alla demolizione della torre ed alla trasformazione in giardino di parte degli spazi risultanti, anche alla costruzione di un edificio scolastico che avesse reso disponibile per le sole orfane l’intero orfanotrofio. Deciso ad una rapida definizione della pratica, il 20 dicembre l’ente ne affidò l’incarico all’ingegnere Carlo Zampari di Altavilla, invitandolo a contenere la previsione di spesa entro le 20.000 lire6.
Il professionista non venne meno al proprio impegno e già il 31 dicembre 1904 la congregazione della Carità potette trasmettere il carteggio al Prefetto della Provincia per l’acquisizione del parere favorevole del Genio Civile, ma il 14 febbraio 1906, dal Sotto Prefetto del Circondario, pervenne la comunicazione che la Commissione Provinciale di Beneficenza non aveva concesso il proprio benestare in quanto il reperimento di aule per le scuole pubbliche era di esclusiva competenza del comune. Nell’impossibilità, quindi, di dotarsi di un proprio edificio scolastico, la congregazione trovò conveniente ripiegare sul primitivo progetto redatto dall’ingegnere Scorvina e ne chiese all’ingegnere Sasso l’aggiornamento dei prezzi.
La nuova pratica fu inoltrata alla Prefettura in data 26 agosto 1907 e, tardando l’atteso riscontro, il 5 dicembre l’ente dette incarico al proprio presidente Marrelli di recarsi in Avellino per esercitare le opportune sollecitazioni.
Era stato intanto soppresso, il 28 giugno 1806, il Monte Frumentario ed i suoi beni erano confluiti nell’Istituto Elimosiniere1, non senza contrasti però in quanto il dibattito politico interno, che aveva raggiunto toni addirittura incandescenti, non escludeva gli amministratori della congregazione della Carità e non mancava di condizionarne le scelte. Le aspre polemiche in atto, che dividevano il paese, avevano contribuito a determinare la paralisi amministrativa, e l’accusa, peraltro fondata, di sonnolenza rivolta all’amministrazione comunale di Paternopoli ispirò, nell’anno 1908, la nascita di un secondo giornale, “Il Risveglio”, la cui pubblicazione si protrarrà fino al 1911.
Finalmente, il 17 novembre 1908, il Sotto Prefetto del Circondario comunicò che il Genio Civile aveva concesso il nulla osta per il risanamento dello spazio antistante l’orfanotrofio “Ciro Mattia”, ed a tal fine, già il 20 dicembre, fu iscritta fra le spese straordinarie del bilancio di previsione dell’anno 1909 la somma di lire 5.000, quale acconto delle 6.380 complessive previste2.
Ormai più nessun ostacolo si frapponeva alla demolizione della torre, sennonché il problema costituito dalla difficoltà di smaltimento del copioso materiale di risulta, congiuntamente ai tragici eventi che si apprestavano, ne rinviò ancora una volta l’esecuzione.
Il 7 giugno 1910, alle tre del mattino, un violento terremoto con epicentro in Calitri sorprese la popolazione nel sonno. I danni furono notevoli. Quel giorno decedette la signora Teresa Ferrara3, tuttavia è dubbio che la sua morte possa essere imputata al sisma, non essendoci in merito indicazione alcuna. In seguito a ciò tutte le energie furono concentrate nel recupero del patrimonio abitativo, per cui ci si astenne da ogni altra iniziativa.
Era imminente, intanto, l’elettrificazione del paese e l’amministrazione comunale aveva già stipulato un contratto per la pubblica illuminazione che prevedeva l’impiego di 40 lampadine da 10 watt ciascuna. Nella sopravvenuta considerazione però che alcune strade avessero maggiore ampiezza di altre, nella seduta del 31 marzo 1911 si deliberò di elevare a 25 watt la potenza di 15 di esse. L’energia elettrica fu erogata il 4 giugno 1911 e l’avvenimento fu salutato con discorsi di circostanza, la celebrazione di una messa e le note della banda municipale4. Paternopoli parve paga. Ristagnò l’attività amministrativa.
Nell’anno 1914 si tentò la vendita delle pietre dell’incompiuto cimitero presso la chiesa di Santa Maria di Costantinopoli al prezzo di lire 200, ma nessuno fu interessato all’acquisto5. Venti di guerra spiravano sull’Europa.
Raggiunse il paese i 2.546 abitanti nell’anno 19156 e, onde soddisfarne le accresciute esigenze, nella seduta consiliare del primo marzo si deliberò l’adesione ad un consorzio intercomunale che si andava costituendo per la realizzazione di una condotta idrica che avrebbe dovuto convogliare nei paesi consorziati acque dalle sorgenti del Calore7. Con delibere di Giunta, invece, furono installati sulla torre campanaria un nuovo orologio di marca De Vita, con illuminazione interna per la lettura notturna, ed una coppia di campane per l’indicazione sonora delle ore, fornita dalla ditta Salvatore Nobilione1.
Negli anni che seguirono, quei rintocchi avrebbero scandito, cadenzati e lugubri in un silenzio irreale, il lento trascorrere di un tempo greve di ansietà e di apprensione. Il 24 maggio 1915, allo scopo di ottenere la restituzione del Trentino, dell’Alto Adige, di Trieste, dell’Istria e di parte della Dalmazia, l’Italia aveva dichiarato guerra all’Austria, lasciandosi coinvolgere nel primo conflitto mondiale. Partirono i giovani di Paternopoli verso i lontani confini di una patria del tutto sconosciuta, per liberare dal giogo straniero ignoti fratelli dagli idiomi incomprensibili.
Ferrer Carlo fu il primo a cadere, disperso il 12 giugno 1915 sul Medio Isonzo. Il 18 giugno morì in Libia, in azione di guerra, Bianchi Gaetano, nativo di Fontanarosa, ed in quella terra d’Africa, il successivo 8 luglio, fu dichiarato disperso De Rienzo Angelo. Il 3 novembre dello stesso anno disperso fu pure Barbieri Antonio sul Medio Isonzo, mentre il giorno 29, a Bergamo, cadde in battaglia Palma Vincenzo.
Sul Medio Isonzo, il 12 gennaio 1916, perse la vita De Rienzo Giuseppe, ed il 19 febbraio morì a Milano Troisi Antonio, in seguito a malattia contratta al fronte. Toccò quindi a Di Pietro Nicola, disperso in combattimento il 16 aprile. Il 29 giugno, sul Monte San Michele, morì in azione di guerra Storti Carmine, nativo di Castelfranci, mentre il 6 agosto successivo, in seguito a ferite, nell’ospedaletto da campo numero 106 spirò Sandoli Pasquale. Sul Carso, il 16 settembre, perse la vita Morsa Vittorio, ed il 10 ottobre, sullo stesso fronte, fu esemplare il sacrificio di D’Amato Salvatore che meritò la medaglia di bronzo al valore militare, mentre nello stesso giorno, nell’ospedale da campo numero 105, ferito a morte, esalava l’ultimo respiro Tondi Emilio, nativo di Montemiletto.
Nella battaglia del 19 ottobre 1916, sul Monte Pasubio, perirono Conte Pasquale e Caprio Francesco Antonio i cui corpi, per la gran carneficina, non fu possibile identificare, e disperso in combattimento, il 20 novembre successivo, fu pure dichiarato Grasso Luigi. Il 12 dicembre, alfine, perì sul monte Baldo il fante D’Amato Antonio, travolto da una valanga.
Liberto Michele fu abbattuto sul Carso il 5 giugno 1917, ed il 15 luglio Gallo Vito spirò nell’ospedaletto da campo numero 144. Sul Carso, il 19 agosto, cadde pure Di Siena Quirino, ed il 21, nell’ambulanza chirurgica, spirò il tenente Pennetti Gerardo. Il suo valoroso comportamento in battaglia gli aveva meritato la medaglia d’argento al valore militare. Morì in combattimento, il 23 dicembre 1917, il caporale Modestino Pietrantonio.
Il 15 giugno 1918 Palma Antonio perse la vita sul Piave e, a dodici giorni soltanto dalla firma dell’armistizio, il 22 ottobre, decedette in prigionia Nigro Felice Antonio2.
Crebbe la miseria e con essa l’incertezza del futuro. Gli occhi ancora arrossati del pianto per i propri morti, Paternopoli dovette versare altre lacrime per le partenze degli emigranti che assunsero quasi le dimensioni di un esodo. L’Italia tutta era percorsa da tensioni sociali e si avvertiva l’esigenza di un governo centrale forte, capace di restituire alla nazione ordine e dignità.
Il 28 ottobre 1922, con la “marcia su Roma”, iniziò la scalata al potere del partito fascista. In Paternopoli i neoesponenti della mai estinta genia autoritaristica si affrettarono ad indossare la camicia nera.
Si dovette attendere il 1925 perché si concretizzassero i primi tentativi di un nuovo assetto strutturale. Si ricostituì il “Consorzio Idrico” a cui la Giunta municipale rinnovò l’adesione il 10 giugno3, e nell’anno 1926 il carcere mandamentale trasferì la propria sede nei locali di proprietà di Luigi D’Amato, all’imbocco di via Salvatore De Renzi1. Dal canto suo, il 15 maggio di quell’anno, la congregazione della Carità deliberò di cedere in perpetuo alle Suore Betlemite l’orfanotrofio “Ciro Mattia”, ma la decisione fu respinta dagli organi di controllo in quanto tale ordine monastico non era costituito in ente morale2.
Fu solo il 20 agosto 1932 che il problema dell’approvvigionamento idrico fu avviato a soluzione allorquando il podestà Colucci Gaetano, preso atto che l’Amministrazione Provinciale di Avellino aveva fatto redigere il progetto per un acquedotto consorziale allo scopo di fornire acqua potabile ai paesi che ne erano sprovvisti, ritenuto che questo Comune è tra quei che hanno bisogno di provvista idrica, ... delibera di plaudire all’operato dell’Amministrazione Provinciale ... e fa voto perché venga preso in considerazione ed attuato con la massima sollecitudine, pronto questo Comune a contribuire con ogni sacrificio economico e finanziario3.
Negli anni 1932 e 1933, al margine meridionale dell’attuale piazzale Kennedy, su suolo acquistato da Ettore Iorio che ne era il proprietario, dall’impresa Tirone Aquilino, su progetto dell’ingegnere Francesco Gatti, fu costruito l’edificio scolastico il cui costo era stato previsto in lire 386.687. Caddero in quell’occasione gli ultimi ruderi della torre aragonese ed il 20 aprile 1934 il Commissario Prefettizio, considerato che le classi di scuola elementare avrebbero trovato definitiva sistemazione nell’edificio appositamente costruito, deliberò di trasferire la sede comunale in via Pescone, nello stabile di proprietà di Ferdinando Famiglietti, fino ad allora adibito all’insegna-mento primario4. Nonostante perdurasse il massiccio fenomeno dell’emigrazione, la popolazione di Paternopoli era cresciuta fino a raggiungere i 3.116 abitanti5.
La congregazione della Carità si sciolse nell’anno 1939, sostituita dall’Ente Comunale di Assistenza, più noto con la sigla di ECA. Ricadde fra le competenze di questo la gestione dell’orfanotrofio “Ciro Mattia” che ospitava allora otto ragazze.
Il 14 febbraio 1939 il comitato ECA, su progetto standard definito di tipo ”C” e per una spesa complessiva di lire 43.249,30, deliberò la costruzione di un edificio in cui stabilire la propria sede. A tal fine, il 15 luglio successivo, con deliberazione numero 54, il comune cedette a titolo gratuito, sull’odierno piazzale Kennedy, il suolo già occupato dall’incompiuto cimitero, sicché l’opera potette essere condotta a termine con tempestività.
Sin da quel primo anno l’ente aveva assolto con pienezza ai propri compiti istituzionali, assistendo 75 famiglie povere, ma, per l’incalzare degli eventi bellici, con la seduta del 21 dicembre dovette sospendere la propria attività6.
Con la dichiarazione di guerra a Francia e ad Inghilterra, l’Italia entrò nel secondo conflitto mondiale il 10 giugno 1940. Ancora una volta i giovani di Paternopoli deposero zappe ed arnesi per imbracciare un fucile, ancora una volta furono tradotti in terre lontane a fronteggiare colui che si disse fosse il nemico, ancora una volta un elevato prezzo di sangue stava per essere pagato alla follia umana.
Non si fecero attendere a lungo i paventati messaggi di morte. Si seppe che il fante Romano Gennaro Umberto era deceduto il 17 gennaio 1941 e sepolto a Solma, a quota 817, per ferite al torace e all’addome causate dallo scoppio di una bomba; si disse che il 15 luglio in Montenegro, a Xan Masanorica, colpito alla testa era caduto il fante Balestra Antonio7; giunse notizia che il 28 agosto 1942 era morto in Russia, sul Don, in seguito a ferite riportate in combattimento, il sergente Zollo Nunzio1.
Mutarono le sorti della guerra e la già precaria macchina bellica italiana collassò. Più nulla si seppe dai fronti lontani. Chiamate a difenderne i vulnerabili confini, disciplinate autocolonne teutoniche sciamarono per l’Italia, con l’arroganza propria dei conquistatori. Un ospedale da campo fu impiantato in Paternopoli, occupando per intero la superficie di piazzale Kennedy e gli edifici scolastico ed ECA, requisiti. Qui gli echi della guerra sempre più vicina si annunciarono nei corpi straziati dalle granate, trasportati in una spesso vana corsa della speranza.
Diciassette croci fiorirono nel cimitero, ai lati del suo ingresso principale. Ludwig Bonke, Walter Rinke, Max Strohfahrt, Leo Wachter, Max Fitelwein, Heinrich Hocket, Herbert Zeitner2, ... nomi astrusi, illeggibili, privi di volto e di storia ma non della pietà di chi al mostro della guerra aveva visto sacrificati i propri figli.
Di altro sangue straniero doveva pure bagnarsi la terra di Paternopoli. Sui suoi cieli, il 19 agosto 1943, alle ore 12,30, una squadriglia di bombardieri americani fu intercettata dai caccia tedeschi. Da un quadrimotore colpito si lanciarono i quattro componenti l’equipaggio, ma non si schiuse il paracadute di KH Ervin che si sfracellò al suolo, mentre i suoi compagni furono catturati3.
La preponderanza delle forze alleate ricacciò le armate germaniche. Paternopoli si disse liberata e gli accorti gestori della propria immagine smisero l’abito littorio per indossare quello più consono al nuovo corso politico.
Si ricostituì l’Ente Comunale di Assistenza il 4 novembre 1944, ma la mattina del 15 gennaio 1945, per le abbondanti nevicate, crollò parte del tetto della sua sede. Il 21 marzo, per un compenso di lire 768, fu incaricato della rimozione del materiale di ingombro il muratore Liberto Saverio di Angelo e, siccome era stata avanzata richiesta di occupazione del locale da parte di reparti dell’Esercito Italiano, che si erano pure dichiarati disponibili ad effettuare il trasporto gratuito del legname occorrente per la ricostruzione del tetto, si dispose l’acquisto delle travi necessarie presso il comune di Chiusano per una spesa complessiva di lire 9.5004.
La resa della Germania, l’8 maggio 1945, segnò la fine della guerra. Fra i reduci dai campi di prigionia, sepolti nel fango delle gelide lande di Russia, dimenticati fra i monti dei Balcani o calcinati al sole dei deserti africani, mancarono il brigadiere Grappone Vittorio, il sergente D’Amato Vincenzo, i soldati Barbieri Raffaele, Boccella Michele, Caporizzo Generoso, Cicarelli Gennaro, D’Amato Silvio, De Prisco Pasquale, Ferrara Edmondo, Fiorentino Giuseppe, Garofalo Francesco, Gentile Antonio, Liberto Feliciantonio, Nigro Raffaele, Palmieri Salvatore, Petruzzo Feliciantonio, Petruzzo Luigi, Santoro Giuseppe, Stanco Giuseppe, Storti Umberto, Tecce Luigi. In memoria del loro sacrificio, nell’anno 1959, fu eretto un sacrario in via Nazario Sauro, risanando il luogo fino ad allora adibito a discarica di rifiuti.
Faticoso e lento riprese il cammino di Paternopoli, sorretto dalle cospicue rimesse dei suoi generosi figli sparsi per il mondo. Una ricostituita disponibilità economica portò al rinnovamento della torre campanaria nell’anno 1948 e, nell’anno 1950, segnò il recupero di antichi valori il restauro della chiesa parrocchiale, eseguito dall’impresa Colantuono sotto la direzione del geometra Biraghi i quali, utilizzando materiale di risulta, provvidero pure al non finanziato rifacimento della scala interna al campanile, ormai divenuta insicura per la vetustà dei legni di cui era costituita5. Anche le due campane minori, la cui limpidezza del suono appariva compromessa dalla secolare usura, furono rinnovate mediante fusione presso la fonderia Capezzuolo di Napoli. In tale occasione il Girosi rappresentò su tele i due più significativi miracoli di Maria Santissima della Consolazione e ne riportò alla luce la primitiva immagine su tavola che restituì definitivamente alla devozione dei fedeli.
Negli anni immediatamente successivi si ovviò alla mancanza di una rete fognaria che tuttora contribuiva a tenere acceso, in casa nostra, un focolaio delle più pericolose infezioni; all’inadeguatezza dei soli due fontanini per una popolazione di oltre 4000 abitanti; alla disastrata condizione delle strade che, quasi tutte, sembra, abbiano subito gli effetti di una tremenda alluvione1. Ma già incombevano i mitici anni ‘6o, e con l’improvviso benessere insorgevano ciechi egoismi, sfrenate ambizioni spesso non supportate da adeguate capacità, ed iniziava il declino di un popolo che, in preda ad una folle smania di modernismo, recidendo ogni legame col proprio passato, dilapidando un patrimonio di sofferte conquiste, finiva col negare l’essenza di se stesso e col mostrare di tenere in dispregio il giudizio della storia.
6 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni della Congrega di Carità dall’anno 1897 all’anno 1909.
1 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni della Congrega di Carità dall’anno 1897 all’anno 1909.
2 Archivio Municipale di Paternopoli - Ibidem.
3 Archivio della Parrocchia di San Nicola di Paternopoli - Registri dei morti.
4 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni della Giunta comunale dall’anno 1910 all’anno 1913.
5 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni del Consiglio comunale dall’anno 1910 all’anno 1918.
6 Archivio Municipale di Paternopoli - Conto consuntivo dell’esercizio finanziario 1915.
7 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni del Consiglio comunale dall’anno 1910 all’anno 1918.
1 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni della Giunta comunale dall’anno 1913 all’anno 1918.
2 Ministero della Guerra - Militari caduti nella guerra nazionale 1915-1918 - Campania - Vol. VI - Roma 1929.
3 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni della Giunta comunale dall’anno 1925 all’anno 1926.
1 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro degli atti del Podestà dall’anno 1926 all’anno 1931.
2 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni della Congrega di Carità dall’anno 1921 all’anno 1939.
3 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni dell’autorità comunale dall’anno 1931 all’anno 1935.
4 Archivio Municipale di Paternopoli - Ibidem.
5 Biblioteca Provinciale di Avellino - Carlo Aristide Rossi: Provincia di Avellino - Monografia de’ 128 comuni della Provincia - Manoscritto ricopiato nell’anno 1946.
6 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni del Presidente dell’Ente Comunale di Assistenza di Paternopoli.
7 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro degli atti di morte - Anno 1941.
1 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro degli atti di morte - Anno 1942.
2 Archivio privato del prof. Giovanni Maccarone di Paternopoli - Gunter Toaguer: Album di immagini e di memorie 5 maggio 1953.
3 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro degli atti di morte - Anno 1944.
4 Archivio Municipale di Paternopoli - Registro delle deliberazioni del Presidente dell’Ente Comunale di Assistenza di Paternopoli.
5 Corriere dell’Irpinia - Anno XXVI, n. 46 - 2 dicembre 1950.