Nel giorno consacrato a San Sebastiano, che ricorre il venti di gennaio, era d'obbligo evitare qualsiasi attività mirante alla costituzione di derrate alimentari. In particolare non poteva essere ammazzato il maiale, né si poteva procedere alla lavorazione dei derivati di esso, in quanto i prodotti sarebbero andati irrimediabilmente perduti.
Le stesse attività quotidiane si svolgevano sotto un influsso negativo, tanto da far registrare un notevole incremento degli incidenti sul lavoro.
Se il giorno consacrato al Santo veniva a coincidere con quello domenicale, gli effetti nefasti si ripercuotevano su tutte le domeniche dell'intero anno, fino al venti gennaio successivo, sì da poter affermare che ogni domenica era Santo Savastiano.
Ciò comportava lo sconvolgimento dei ritmi di lavoro. Solitamente le massaie, libere nel giorno festivo dagli impegni connessi alle attività prettamente agricole, dedicavano la domenica alla cottura del pane, alla realizzazione di formaggi, alla lavorazione di conserve, al travaso dei vini, tutte attività impensabili nel giorno di Santo Savistiano.