Giovanni aveva dovuto attendere che l'ultimo gruppetto di donne, parlottando e ridacchiando fra loro col fare complice di sempre, si fosse ritirato, per poter finalmente a sua volta inoltrarsi sulle Toppole (oggi piazza Kennedy) ed appartarsi, come ogni sera prima di andare a dormire, per dar sfogo in tranquilla solitudine ai propri bisogni fisiologici. Procedeva con cautela, studiando attentamente il terreno cosparso di mucchietti fecali prima di posarvi il piede.
Ritrovò, presso la scarpata, il suo luogo abituale. Si guardò intorno. Regnava un silenzio assoluto. Soddisfatto, si accinse a slacciare la cinghia dei pantaloni, quando un luccichio in terra richiamò la sua attenzione: un frammento di vetro, forse; o un pezzo di metallo. Con la punta del piede rimosse l'oggetto che si accese di un vivido sfavillio. Incuriosito, si chinò a raccoglierlo e, incredulo, stupito, se lo rigirò fra le mani. Era un bracciale, un grosso bracciale d'oro tempestato di pietre preziose. Per l'emozione il cuore prese a martellargli nel petto. Chi poteva averlo smarrito? Non certo qualcuna delle donne del vicinato che non possedevano neppure gli occhi per piangere! Chi dunque? Era roba da signore, ma quelle certamente non mettevano piede sulle Toppole!
Eccitato e guardingo nascose il gioiello nel pugno della mano, indeciso se allontanarsi subito o fingere indifferenza ed apprestarsi ai propri bisogni, nonostante non ne avvertisse più lo stimolo. Ma non fece nulla, non si mosse. Restò lì impalato, lanciando intorno furtive occhiate sospettose. Serrava il pugno fino a sentirne dolore e attendeva, non sapeva cosa, col fiato sospeso, mentre sudava in preda all'ansia e al turbamento.
Il gioiello pesava, sì da indolenzirgli le dita e il polso; o era forse la tensione, l'emozione, un oscuro senso di colpa a renderglielo così gravoso.
Intorno, il silenzio restava totale. Ne fu rassicurato. Dischiuse la mano, di poco, per spiare l'oggetto, valutarlo, ma questo, per il tremore che gli scuoteva il corpo, gli sfuggì e prese a rotolare lungo il pendio, via via ingrandendosi, snaturandosi, fino a trasformarsi nel ruzzolone di un demone che, in fondo alla scarpata, si rizzò in piedi e, ghignando, a balzi scomparve nella tenebra.
Giovanni, paralizzato dallo stupore e dalla paura, non fuggì. Solo più tardi, non seppe quanto, fece ritorno alla propria dimora, non badando stavolta a dove posava i piedi.