Folletti - La Candela

Agnese fu destata da una fitta al ventre che le strappò un gemito. Aveva dormito un sonno breve ed agitato. La pancia non aveva smesso un istante di rimescolarsi producendo un sordo brontolio, ed in bocca avvertiva la nausea della virrinia (coppa di maiale) che aveva consumato per cena.

Si levò dal letto, infilò la gonna e sulle spalle si buttò lo scialle di lana. Nonostante fosse estate, le notti erano fresche e lei aveva da riguardarsi per via dei reumatismi. Calzò gli zoccoli ed uscì.

La notte era buia, senza luna, e lungo tutta via Croce regnava un silenzio profondo che il tonfo ovattato dei suoi passi sulla strada in terra battuta appena scalfiva. Si affrettò verso l'Ortola[1]e si inoltrò nel dedalo di viottoli aperti fra i rovi, eletto dagli abitanti della zona a luogo di sfoghi corporali. Procedeva con cautela, cercando di evitare i cumoli freschi deposti la sera.

In un angolo appartato, tirò su le gon­ne e si accovacciò liberandosi d'un colpo di quel tumulto interiore. Una scarica fragorosa che la fece arrossire di vergogna. Fortuna che, data l'ora, nessuno avesse potuto sentire! Comunque stava meglio. Il rimescolio che le aveva sconvolto il ventre s'era chetato e s'era affievolita la sensazione di disgusto. Solo allora ricordò che, nella fretta, non aveva pensato a portarsi dietro qualcosa che potesse servirle per pulirsi. Pazienza: con calma, poi, avrebbe cercato una pietra pulita. Certo non sarebbe stata impresa facile con quel buio!

Il corso dei suoi pensieri fu interrotto dall'improvviso tremolío della fiammella di una candela, a solo qualche passo di distanza. "Qualcun altro che ha mangiato virrinia?" si sorprese a chiedersi. "Probabile", si rispose. Comunque, in inverno, lei si era sentita altrettanto male per un po' di sfrittuliata[2]; ma ora la sfrittuliata era da escludere. Patate e peperoni fritti, ecco cos'altro poteva risultare indigesto! E anche frutta acerba!

Si attardò in queste considerazioni, sempre fissando la flebile fiammella, fin quando non fu certa che nessun residuo le avrebbe turbato le poche ore di sonno che ancora le restavano. Si levò in piedi, lasciando ricadere le gonne, e mosse qualche passo in cerca di una pietra che non trovò. Pazienza: si sarebbe pulita una volta a casa!

Comunque era curiosa di sapere chi altri si intrattenesse in quel luogo a lume di candela. Procedendo con cautela e finta indifferenza si diresse verso la fonte di luce, vi fu dappresso, scrutò mala fiammella si affievolì, si spense. "Chi c'è?" chiese allora in un sussurro. Non ottenendo risposta, aggirò il cespuglio: Nessuno!

"Chi c'è?" gridò più forte. Nessuno rispose. Affrettò il passo e fece un rapido sopralluogo senza scorgere anima viva. Solo allora comprese e, terrorizzata, fuggi.

Bussò all'uscio della vicina per raccontarle, fra segni di croce e scongiuri, la disavventura occorsale. In breve tutta la strada fu sveglia, a commentare, a sogguardare nella tenebra, a supplicare le anime del purgatorio.

Quella notte, in via Croce, più nessuno dormì.



[1]La zona a ridosso delle case, confinante con località Jardino. Così detta per il gran numero di piccoli riquadri di terra coltivati ad orto.

[2]Soffritto di toccbi di carne grassa di maiale

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