Le modalità di esecuzione di questo rito non potevano essere rivelate se non nel periodo della Quaresima.
La seduta terapeutica andava programmata in quanto era indispensabile, per il compimento del rito, la partecipazione attiva di due sorelle non maritate, preferibilmente gemelle.
Il paziente veniva fatto distendere sul pavimento e le due ragazze erano invitate a disporsi, l'una di fronte all'altra, ai lati di esso.
La guaritrice agganciava fra loro due cacciacarne (segmenti metallici uncinati ad una delle estremità, impiegati in cucina per tirar fuori dai pentoloni pezzi di carne postivi a bollire) e li disponeva sul muscolo infiammato. Le ragazze si chinavano a raccoglierli, sganciandoli, prelevando rispettivamente l'utensile la cui impugnatura era volta nel senso opposto alla propria posizione. A quel punto la guaritrice pronunciava la formula:
Doe sorelle simo,
mamma e padre tinimo,
e sto nierivo 'ngaravaccato
scaravacca' lo vulimo.
Due sorelle siamo,
mamma e padre abbiamo,
e questo muscolo accavallato,
disaccavallare lo vogliamo.
Nel corso della recitazione le sorelle, a turno, scavalcavano il paziente.
Questo rito andava eseguito tre volte al sorgere del sole, tre volte ancora la sera, al calare di esso, ed alfine tre volte la mattina successiva, parimenti al sorgere del sole.