Era un gioco di pessimo gusto a cui si dedicavano i ragazzi in piena estate, allorquando le strade del paese, in terra battuta, inaridite dal sole, si ricoprivano di uno spesso strato di polvere sottile. Con un foglio di carta di giornale, si era soliti confezionare un contenitore conico che veniva riempito di polvere. Ci si appostava, quindi, dietro il parapetto in muratura eretto a protezione di una strada sottostante e si attendeva l’arrivo di un qualsiasi passante sul cui capo rovesciare lo cuoppo che, disfacendosi, lo sommergeva in una nube asfissiante.
Si impiegava un’intera giornata nella costruzione della carrozza e già questo, indipendentemente dal risultato che se ne otteneva, costituiva un gioco entusiasmante.
Era questo il termine per definire un’altalena realizzata con un asse di legno posto in equilibrio su di un ciocco o su di un masso. Il gioco era praticato, indifferentemente, sia dai ragazzi che dalle ragazze.
Era un giocattolo a cui si faceva ricorso nella noia domestica dei tetri pomeriggi invernali e nella sua costruzione e nell’uso si cimentavano, talvolta, pure le ragazze. Consisteva in una noce in cui erano praticate due coppie contrapposte di fori, attraversati da uno spago legato alle estremità a formare due tratti paralleli di cui la noce occupava il punto centrale.
Per la realizzazione di questo strumento di gioco, praticato esclusivamente dai ragazzi, si adottavano le stesse tecniche impiegate per la costruzione dello zufolo.