Praticato dalle bambine, sostanzialmente era il gioco noto come “acchiapparella”.
Gioco a cui si dedicavano esclusivamente le ragazze. Una di esse, designata dalla sorte, si disponeva volgendo le spalle alle compagne, ritte in piedi ad una distanza prestabilita. Compito di queste ultime era avanzare verso di lei, fino a raggiungerla, senza lasciarsi sorprendere in movimento. Colei che era stata investita del ruolo penalizzante scandiva: “Uno, due, tre, stella”, voltandosi, quindi, di scatto. Le altre ragazze si immobilizzavano, per nuovamente avanzare alla ripresa della conta. Se qualcuna di esse veniva colta nell’atto di progredire, sostituiva la compagna di gioco soggetta alla conta. Ne erano, invece, affrancate coloro che raggiungevano la meta senza essere state colte in fallo.
Gioco prevalentemente femminile, ma non di rado praticato dai ragazzi.
Il gioco era del tutto simile a quello di li cani e le pecore, con la sola differenza che non vi era previsto il ruolo di allertatore (pastore).
Poteva essere considerata una variante di liberi tutti.