In voga fra i ragazzi, non competitiva, era una corsa ad ostacoli, costituiti dagli stessi compagni di gioco. Non vi erano limitazioni al numero dei partecipanti.
Il gioco implicava il coinvolgimento di un elemento, detto mammana (levatrice), con funzioni di giudice di gara, che doveva disporsi seduto. Vi si confrontavano due squadre, normalmente composte da quattro elementi ciascuna.
Questo gioco, esclusivamente maschile, si ispirava al principio della shcoppola.
Praticato esclusivamente da ragazzi, era il gioco noto come “Schiaffo del soldato”, in cui uno dei giocatori, volgendo le spalle agli altri e coprendosi gli occhi con la mano sinistra, proponeva il palmo della destra serrato sotto l’ascella sinistra. A tergo di lui, qualcuno mollava un ceffone al palmo esposto, ed egli, voltandosi, doveva indicare l’autore dello schiaffo. Se la supposizione si rivelava esatta, era lo schiaffeggiatore a prendere il posto della vittima; in caso contrario, lo schiaffeggiato si sottoponeva ad una ulteriore prova.
Ispirato al gioco del singo e praticato soprattutto dai ragazzi, prevedeva un percorso da effettuarsi saltellando su di un’unica gamba, attraverso una serie di caselle successive tracciate sul terreno, spesso con andamento sinuoso, e sospingendo avanti a sé, col piede, un piccolo sasso. Era penalizzato il giocatore il cui sasso finiva fuori del tracciato, oppure rotolasse oltre la casella successiva a quella da cui era stato sospinto, o anche si fermasse in posizione sovrapposta alla linea di delimitazione di una casella. Errore era anche considerato posare il piede su una delle linee intermedie o di demarcazione del percorso.