Sebbene facesse il contadino, Soccorso la fisarmonica l'aveva nel sangue. Nelle sere di festa, nella buona stagione, quando ci si riuniva sull'aia a ballare, tirava su tarantelle, e polche, e mazurche fino a sfiancare i ballerini più insaziabili.
La fama dei suoi virtuosismi ben presto aveva varcato i confini di contrada Mattine, così che non pochi, in paese e fuori, ne avevano cominciato a richiedere le prestazioni dietro compenso.
Quel giorno c'era stato un battesimo a Castelfranci e i genitori del neonato, come era usanza, avevano invitato per la sera parenti ed amici; nulla di particolare, giusto un bicchiere di vino per augurio al bambino e, semmai, quattro salti, non trascurando però di far circolare la voce che il suonatore sarebbe stato Soccorso.
E Soccorso, all'imbrunire, presa in spalla la fisarmonica, si incamminò a passo svelto, orgoglioso del proprio ruolo e felice per il compenso promessogli.
Gli fece buio al ponte detto di Varo Occuto dove la strada, assecondando il ripido declino del colle, si inarca in uno stretto tornante, incuneandosi nella fitta vegetazione del bosco. E fu proprio là che una grossa lepre gli si parò davanti, quasi a volergli sbarrare la strada.
Soccorso si bloccò, attento, trattenendo il respiro, valutando la possibilità di catturarla. L'animale se ne stava immobile, apparentemente ignaro del pericolo. Soccorso spiccò un balzo in avanti, le mani protese a ghermire, ma la lepre, rapida, si ritrasse verso il ciglio del precipizio ove rimase, quasi in atteggiamento di sfida. Di istinto egli le si avventò addosso, rischiando di finire nel burrone, mala preda scomparve fra i rovi.
Deluso, Soccorso riprese il cammino ma, fatto solo qualche passo, vide la lepre porgersi nuovamente davanti. Stavolta tentò di colpirla con un calcio che la bestia schivò per riportarsi sul ciglio dello scoscendimento dove, indispettito, il giovane la seguì rischiando di nuovo il fatale ruzzolone.
Una terza volta si ripetè la provocazione, e poi una quarta, ma Soccorso tirò dritto per la sua strada. Ormai aveva compreso che la lepre altri non era che il diavolo a caccia di vite umane.