Quattro maggio 1992, il tempo della solidarietà

Era il mese di dicembre del 1991, aveva nevicato. Decisi di uscire per fare un giro a piedi. La neve ed il freddo mi mettono di buonumore. Incontrai Federico Troisi, scambiammo quattro chiacchiere e mentre facevamo due passi decidemmo di andare a trovare l'amico Raffaele Garofano (il caro dosa dosa). A quel tempo era gravemente malato, faceva periodicamente la chemioterapia. A casa di Raffaele incontrammo Don Remo Sirignano, parroco scomodo di Paternopoli, troppo presto dimenticato, nonostante abbia segnato il tempo della solidarietà e della carità cristiana. Raffaele aveva la febbre e si lamentava del fatto che per recarsi a Moschiano, dove faceva la terapia, con le strade innevate era un problema arrivare fin li. Aggiungeva che altri pazienti, suoi conoscenti, del Vallo di Lauro e di Avellino potevano contare sul soccorso di ambulanze e di fuoristrada attrezzati messi a disposizione dalle Misericordia o dalle Pubbliche Assistenze locali. Ci chiese, per il bene di tutta la cittadinanza, di attivarci per costituire anche a Paternopoli una associazione di volontariato tipo Misericordia. Don Remo ne rimase entusiasta. Nel salutare Raffaele ci impegnammo tutti e quattro a realizzare questo strumento di amore e condivisione per chi soffre o è stato solamente più sfortunato. Avvicinammo delle persone, raccogliemmo adesioni e cominciammo ad incontrarci nel vecchio prefabbricato dei polacchi. Lunga fu la discussione per decidere se aderire alla Confraternita delle Misericordie o all'Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze. Alla fine, decidemmo di votare e vinse chi optava per la Misericordia. Il 4 maggio 1992, poi, davanti al notaio di Castelfranci, si sancì la nascita della Misericordia di Paternopoli. Ci serviva una ambulanza. Ci ricordammo della vecchia ambulanza, un fiat 1100, usata negli anni ottanta dal gruppo Humanitas tedesco. La ritrovammo presso un meccanico locale. lo e Pasquale Martone, dopo una chiacchierata con il meccanico, riuscimmo a farci consegnare, a titolo gratuito, l'ambulanza perfettamente funzionante, poiché il meccanico volle farsi carico anche delle spese della manutenzione. Poi, la parcheggiammo nel garage di Pasquale, non prima però di averla perfettamente lavata e disinfettata. Due giorni dopo, un anziano, mio vicino di casa, si sentì male, e chiamai urgentemente Pasquale. Pasquale arrivò con l'ambulanza e dopo aver messo due mila lire di benzina cadauno facemmo il primo soccorso accompagnando iI paziente all'ospedale di Avellino. Era nato il primo 118 di Paternopoli. Seguirono anni di grande impegno e di duro lavoro per formare il personale ed i soccorritori, sempre con grande armonia e spirito di servizio. Furono anni splendidi, dove lo spirito di solidarietà crebbe a dismisura. Paternopoli, che aveva goduto di aiuto esterno durante il terremoto del 23 novembre 1980, aveva imparato la lezione. Il gruppo sanitario e la nostra protezione civile furono presenti all'alluvione che colpì il Piemonte ed al terremoto che colpì l'Umbria, dove si distinsero per capacità e professionalità. Grazie alla generosità dei paternesi si riuscì ad acquistare anche una nuova ambulanza. Sembravano esserci tutte le premesse per realizzare a pieno il sogno di Raffaele. Ma nel 2000 la politica si accorse della Misericordia e di quanto essa potesse essere utile per costruire consenso elettorale. I padroni politici di allora pretesero all'interno del Magistrato alcuni uomini di loro fiducia aprendo così la strada alle strumentalizzazioni ed alla subordinazione della Misericordia agli interessi politici. La colpa fu anche di chi, governando in quel tempo la Misericordia, non seppe opporsi con forza alle pressioni che esercitavano i padroni della politica. In quel tempo, molti capirono che la Misericordia aveva subito una metamorfosi e non era più quella di una volta, impegnata ad alleviare le sofferenze dei bisognosi. La Misericordia, fulgido esempio di correttezza e di spirito di abnegazione, divenne lentamente esempio di furbizia, di scaltrezza, di tresche, di complotti, di appropriazioni e di strumentalizzazioni. La crisi si manifestò in tutta la sua drammaticità nel 2006 quando il Magistrato in carica indisse un' assemblea dei soci per informarli della crisi che stava attraversando la Misericordia paternese per mancanza di soccorritori volontari. Qualcuno di noi come il confratello Antonio Iorio, il confratello Pietro Grasso, il confratello Carmine Bagaglia, il sottoscritto ed altri volevamo capire le ragioni di questa crisi morale e vocazionale mentre altri avevano solo fretta di abbandonare la nave che sembrava affondare e spingevano per nuove ed urgenti elezioni. In quella sede l'assemblea dei soci insistette perché io ed altri confratelli ci prendessimo in mano la patata bollente. Fu così che accettai per senso di responsabilità la nomina di componente della Commissione elettorale. Ci furono quindi le elezioni ed iI vecchio Magistrato, che aveva annunciato il fallimento, non intese più ricandidarsi. Fu eletto un nuovo Magistrato fatto tutto di giovani e di buone speranze. Quelle speranze però non furono condivise da tutti, visto che dopo le elezioni parti la stagione dei ricorsi che arrivò a toccare perfino la sfera personale di alcuni soci che si erano resi disponibili a guidare la nuova Misericordia. La Commissione elettorale fu chiamata in due anni a redimere e giudicare più di tre ricorsi. Seguirono dimissioni e contrasti e quello che doveva essere il Magistrato della rinascita si tramutò in una nuova caporetto, perché costretto alla resa nell'estate del 2008. Il resto è cronaca dei nostri giorni sulla quale non intendo soffermarmi. Dico solo che dopo le elezioni per il rinnovo del Magistrato del 26 ottobre, la Commissione elettorale si è trovata a dover esaminare un nuovo ricorso e a prendere una decisione in merito a quanto denunciato dai firmatari del ricorso medesimo per non sottrarsi al proprio dovere. La Commissione elettorale, dopo aver attentamente esaminato gli atti ha ratificato che il ricorso era fondato e che le elezioni non si sono svolte in maniera regolare, quindi andrebbero rifatte anche se la parola finale spetta alla Misericordia Nazionale di Firenze. Restano però alcune domanda in sospeso: perché questa decisione della Commissione elettorale ha suscitato in alcuni eletti tanto malumore? Perché nessuno crede più nell' utopia della città dell'amore che animava Don Remo e tanti altri soci fondatori? Come mai in questi anni ha vinto la logica del "futticompagno", della furbizia, della predazione e degli imbroglioni? Io non lo so, o meglio ho una mia personale opinione, ma me la tengo per me. Quello che però potevo fare, nel mio piccolo, come componente della Commissione elettorale, era quello di giudicare, con onestà e correttezza, il ricorso presentato alla nostra commissione. Ho espresso il mio giudizio con serenità e sono in pace con la mia coscienza, così come credo abbiano fatto gli altri componenti della commissione. Ho sempre voluto bene alla Misericordia, l'ho servita senza mai candidarmi per il Magistrato e sono convinto che essa avrà una nuova vita. Ma, occorre rinnovare, rinnovare, rinnovare. Chi ha abusato in passato della Misericordia faccia un passo indietro e si ritiri a vita privata. Se i paternesi sospetteranno anche solo per un momento che la Misericordia è diventata preda di un gruppo di potere che la sottomette ad interessi diversi da quelli previsti dallo statuto, la abbandoneranno al suo destino e la Misericordia non potrà più sopravvivere. Viceversa ci sarà speranza di vederla di nuovo rifiorire. Proprio per questo abbiamo urgente bisogno di pulizia morale prima ancora che di soldi, sedi o di progetti. Pulizia morale e nuove vocazioni. La Misericordia ha bisogno oggi più che mai di giovani volontari che non portano dentro di loro il germe del rancore, della vendetta e della logica predatoria. Ai soliti noti dico: non ve la prendete con la Commissione elettorale se non riuscirete a realizzare compiutamente il vostro progetto di sottomettere la confraternita alla vostra volontà. Il futuro della Misericordia si fonda sul rispetto delle regole e sulla democrazia. Senza questa opzione la Misericordia morirà comunque di inedia, poiché sarà utile solo a qualcuno per sistemare figli o parenti. Non credo che questo era il desiderio dei soci fondatori e neanche il mio.

Che Iddio ve ne renda merito.

 

Confratello Andrea Forgione, componente della Commissione elettorale Misericordia di Paternopoli

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