Da oggi, martedì 12 marzo, si riunisce il conclave chiamato ad eleggere il nuovo papa.
Nella Città del Vaticano, che è uno Stato nello Stato, per l'esattezza è lo Stato più piccolo del mondo, eppure è sempre molto influente, la figura del papa è praticamente simbolica, un po' come avviene nel caso del nostro Presidente della Repubblica. Invece, l'organo che detiene il massimo potere decisionale ed esercita il ruolo politicamente più rilevante è la Segreteria di Stato, vale a dire l'equivalente del nostro Primo Ministro.
Detto ciò, è evidente che il pontefice non può dimettersi come se fosse un premier che rinuncia al proprio incarico politico. Egli rappresenta il vicario di Cristo e la stragrande maggioranza dei cattolici dovrebbe saperlo sin dai tempi del catechismo, che spiega appunto come il papa, che è considerato "infallibile" in quanto vicario di Dio, non possa rinunciare ad esserlo se non con la propria morte. E, come impone la tradizione, morto un papa se ne fa un altro, ma in questo caso il papa non è defunto, si è solo dimesso. E questa non è affatto una novità di poco conto. Anche perché la notizia ha provocato una ridda di congetture e di supposizioni sui feroci scontri intestini tra le fazioni che imperversano all'interno della curia pontificia romana e molte altre illazioni a riguardo.
Io sono ateo relativista e so che il codice canonico contempla l'ipotesi della rinuncia al Sacro Soglio Pontificio benché la sconsigli giudicandola una decisione assai sconveniente. Pur tuttavia, ai miei occhi di "ateo relativista" ha destato non poco scalpore e stupore il fatto che il mondo cattolico abbia reagito senza battere ciglio all'annuncio delle dimissioni di Ratzinger come se fosse accaduto un avvenimento normalissimo. Segno che il cattolicesimo è addirittura più "realista del re", vale a dire sia diventato relativista più di quanto si possa immaginare. Insomma, la vicenda delle dimissioni di papa Ratzinger ha segnato il trionfo del relativismo e l'apoteosi del soggettivismo. Il papa che più di tutti ha lanciato anatemi ed ha inveito contro il relativismo, alla fine si è dimostrato più relativista e soggettivista di tutti gli atei presenti sulla faccia della terra.
Lucio Garofalo