La ferita inferta alla madre terra

Caro paternese, in questi giorni, nei bar e nei ritrovi, e la sera a "lo frisco" non si fa altro che parlare, con viva preoccupazione, della possibilità che a Paternopoli si apra una cava. Il Comitato "NO ALLA MONNEZZA" si è recato in uno di questi stabilimenti per l'estrazione degli inerti, ed ha scattato alcuni fotogrammi, che qui di seguito pubblichiamo.

 

 

Aprire, di fatto, una cava significa produrre un processo di desertificazione localizzata, deturpare il paesaggio, cambiare il microclima di tutta la zona ma soprattutto immettere nell'aria circostante una quantità di micropolveri che se inalate vanno a depositarsi sul tessuto polmonare con tutte le conseguenze che si possono facilmente immaginare. È difficile accettare che un paesaggio unico, che altri ci invidiano, venga rovinato per sempre. Molte sono poi le cose da chiarire per quanto riguarda il procedimento di autorizzazione del progetto. Vogliamo sapere, in base a quali norme può essere assegnata la concessione per uno scavo che prevede l'estrazione di più di 500.000 metricubi di inerti. Uno scavo di questo tipo non può essere permesso in un territorio a vocazione agricolo-biologica. Un territorio, in cui, già da qualche anno, si tenta di progettare cantine, vigneti e uliveti nel più assoluto rispetto della natura, del paesaggio e dell'ambiente.

E' facile immaginare, vista la qualità del terreno in contrada Corneta, che dallo scavo saranno estratti inerti di prima categoria che avranno un prezzo di mercato di circa € 5,00 al metrocubo. Una capacità estrattiva di circa 500.000 metricubi di inerti frutterebbe € 2.500.000,00, che è una cifra di tutto rispetto. Una vera miniera d'oro per pochi, a danno della collettività e del patrimonio ambientale e paesaggistico. E' giusto anteporre gli interessi di pochi a quelli di un'intera comunità? Le micropolveri prodotte dall'estrazione degli inerti, quale impatto avrebbero sulla salute delle persone, sulle colture degli ortaggi, sul rinomato olio DOP, sul pregiato vino DOCG di Barbassano e su tutta la vitivinicoltura di Paternopoli?

Chi poi autorizzerebbe, in un ambiente così deturpato, la nascita di un PARCO FLUVIALE ? Queste sono le domande, poche e semplici, che ci siamo posti fin dall'inizio di questa nostra battaglia. Queste sono le domande che ci hanno spinto a fondare questo Comitato e a lottare con il cuore e con tutte le nostre forze per impedire l'ennesimo attacco al nostro patrimonio ambientale, paesaggistico, economico e soprattutto alla nostra salute. Ci appelliamo quindi a tutte le persone sensibili, che vogliono bene a questo paese e che condividono quanto da noi evidenziato, affinché non facciano mancare il loro sostegno morale e materiale. Cari paternesi, un'altra ferita sta per essere inferta alla nostra MADRE TERRA. Non lo permettiamo.

 

COMITATO DI LOTTA PATERNESE "NO ALLA MONNEZZA"

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