Sono una signora facente parte del Comitato Paternese Anti Elettrosmog. In questa lettera parlo a titolo personale.
Stamane (ieri 18 Agosto, n.d.r.) compro e leggo il Corriere dell'Irpinia perché vi è contenuto l'articolo sull'Assemblea tenuta nel centro Cepas dal titolo "I nostri figli.e... l'antenna". Nella stessa pagina vi è la replica dell'emittente. Mi sta bene. E' più che giusto il confronto. Leggo la replica e resto sgomenta. Non sono "ignota", ho un nome e un cognome e agisco per salvaguardare la salute dei miei figli (anch'essi individuabili con nome e cognome). Ho un lavoro regolare che non è quello di "andare in giro per le case dei paternesi diffondendo calunnie e diffamazioni" (il virgolettato è citazione della replica) nei confronti di qualsiasi azienda. Sono una mamma e un'insegnante che sta tentando di non far installare un traliccio di 30 (o forse 40) metri a meno di 200 metri dal campus scolastico, perché ritengo di dover tutelare, salvaguardare la salute dei miei figli.
Chiedo:
- E' "terrorismo psicologico" informare di eventuali danni provocati dalle emissioni elettromagnetiche o non è senso di responsabilità e dovere morale di genitore prevenire conseguenze che potrebbero essere dimostrate solo sulla "pelle" di qualcuno di noi o di qualcuno dei nostri figli? Varie volte nelle assemblee che il comitato ha organizzato si è richiamato il "Principio di Precauzione" che non è un qualcosa inventato al momento a Paternopoli bensì è un Principio affermato e sostenuto dalla Comunità Europea e dall'Organizzazione Mondiale della Sanità.
- Quali vantaggi la Comunità Paternese potrebbe trarre da questa "torre" di 30 o 40 metri? E' un "patrimonio ambientale" che l'emittente lascia in eredità alla comunità paternese?
- "L'immagine di un'azienda va sempre tutelata" (il virgolettato è citazione della replica) anche a scapito dell'immagine ambientale e urbanistica di un paese e - cosa molto più seria e importante - anche a scapito della tutela della salute dei figli di questa comunità?
- Può essere considerata "battaglia politica" la richiesta fattibile di delocalizzare l'antenna?
Le risposte alla Comunità Paternese che spero difenda con le unghie e con i denti i principi fondamentali della salute e dell'istruzione perché costringere i genitori a spostare presso altre sedi i propri figli che attualmente frequentano l'Istituto Comprensivo di Paternopoli significa negare ai nostri bambini e ai nostri ragazzi il diritto all'educazione, all'istruzione, alla formazione, al futuro.
Maria Teresa Filippone