L'Opera di Sant'Antonio secondo Felice D'Amato

Desidero dare, naturalmente a tutti coloro che sono interessati alle tradizioni Paternesi, la mia versione dei fatti sull'Opera di Sant'Antonio.

Chi l'abbia scritta per la prima volta, credo sia piuttosto difficile venirne a capo.

 

Quando si parla dell'Opera di Sant'Antonio che si rappresenta a Paternopoli si dice: "L'Opera di Clodomiro Federico Scalzilli". Quest'Opera è di Scalzilli, perché lui la rappresentò per la prima volta a Paternopoli, oppure l'ha scritta effettivamente lui di suo pugno? Anche questo ritengo sia difficile appurare.

Io personalmente ritengo che, datosi che la tradizione ci ha tramandato quest'Opera, sostenendo che è frutto di Clodomiro Federico Scalzilli, noi tutti avremmo dovuto crederci, nonostante, anche se, io personalmente, ho sempre nutrito dei dubbi. Questo dilemma oggi è risolto, in quanto, lo "storico" sostiene di essere in possesso dell'opera "originale" di Scalzilli.

 

Egregi Paternesi, desidero informarvi che, nella seconda metà degli anni settanta, quando non si riusciva a trovare il copione dell'Opera, il Prof. Giovanni Maccarone, (alunno di Clodomiro Federico Scalzilli e suocero di Antonino Salerno) mise in subbuglio tutto il paese, affinché si ritrovasse quest'Opera. Purtroppo non riuscì a trovare nulla. Pensò bene di rivolgersi alle figlie di Scalzilli, le quali risposero che non avevano assolutamente nulla di quest'Opera, e qualora il Prof. Maccarone, ne fosse venuto il possesso, avrebbero desiderato averne una copia.

 

La moglie di Efisio Rauzzino sapeva che il marito era sicuramente in possesso di una copia dell'Opera, ma essendo lei analfabeta, chiamò il Professore Maccarone affinché andasse a vedere tra le carte del marito se vi fosse qualcosa. Il Prof. Maccarone unitamente al sottoscritto ci recammo a rovistare tra quelle carte... e, finalmente, con immenso stupore, ritrovammo l'Opera, manoscritta, su di un quaderno. Nel 1978 ci mettemmo a dattiloscrivere quel manoscritto. Il Prof. Maccarone mi dettava ed il sottoscritto scriveva a macchina. Successivamente lo ribattemmo, non più su carta, ma su delle matrici per il ciclostile e ne tirai una cinquantina di copie. (a mie spese  anche se dieci anni dopo fui ricompensato dal Presidente del Comitato 

Nel 1979 pensammo bene, io ed il Prof. Maccarone, di metterla in scena. In quell'occasione furono invitate le figlie di Scalzilli, le quali chiesero al Prof. Maccarone una copia dell'Opera, in quanto, come dicevo prima, non ne avevano mai avuta una.

 

Adesso viene fuori la copia originale di Scalzilli! Bene, molto bene!

Potrebbe essere che quella copia è la copia da dove poi abbia preso spunto Scalzilli, e ne abbia fatto ciò che noi tutti conosciamo?

 

Lo "storico" sostiene, a chiare lettere, che quella è effettivamente la copia originale, in quanto, il maestro Scalzilli, non si sarebbe mai sognato di mettere il diavolo nella chiesa, che non avrebbe mai messo il diavolo durante la conversione di Ezzelino e che frate Gabriello non si chiamava così ma Fra Mansueto.

Se lo dice uno "storico" bisogna crederci... chissà quanti studi ha fatto per dimostrare quanto egli afferma... chissà quante ricerche ha fatto per sostenere che quella è effettivamente il testo "originale... e poi non bisogna mettere in dubbio la sua "INTELLETTUALIÀ", altrimenti "lo storico" si arrabbia!!

Il maestro Scalzilli, era un uomo dalle grandi capacità sotto tutti i punti di vista, e se l'Opera l'ha scritta effettivamente lui, non vedo il perché, non possa aver collocato il diavolo in chiesa, anche perché è egli stesso che descrive il diavolo in chiesa come un nobil uomo. Non vedo perché non possa aver rappresentato il diavolo durante la conversione di Ezzelino. Il diavolo, nel Primo atto, quand'è con frate Gabriello, è rappresentato come un monaco. Nelle tentazioni, credo che Scalzilli abbia dato piena libertà di interpretazione al regista che ne avrebbe curato l'opera, in quanto, le parole del diavolo verso Sant'Antonio sono parole, a volte, prettamente femminili (vieni agli amplessi delle donne profumate... perché tu formi la gemma della mia predilezione...ed io t'amo).

Non bisogna dimenticare che nel prologo, Lucifero dice a Belzebù di andare sulla terra e di portare con sé Sant'Antonio. Quindi il diavolo per tentare Sant'Antonio si deve presentare sotto le forme più disparate. Perché, a mio modesto avviso, il diavolo non è quello con le corna e la coda, ma tutto ciò che insinua a fare del male, per cui, può essere un monaco, può essere un nobil uomo, può essere una donna, può essere tutto!

 

Per quanto riguarda, poi, i versi e le musiche del Prologo, c'è molto da riflettere, in quanto, se i versi sono stati scritti effettivamente da Scalzilli, com'è possibile che in molte atre versioni siano proprio gli stessi? Le musiche, invece sono sicuramente di un amico di Scalzilli, che nel testo "originale" non vengono citate né da Scalzilli nè dallo "storico". Lo "storico" racconta di aver, egli stesso, dato incarico ad Alfonso Giusto, il quale, mnemonicamente ha scritto il pezzo per i vari strumenti. Tutta la stima ed il rispetto per Alfonso Giusto, ma la realizzazione delle musiche del prologo ad uso bandistico, tratte dalla partitura originale scritta per pianoforte, furono realizzate nel 1979 da Gaetano Di Blasi e nel 1989 da Antonio Suelzu. Con questo voglio dire semplicemente che dalla partitura originale fatta per pianoforte, CHI NE CURERÀ LA MUSICA LA ADATTERÀ AGLI STRUMENTI CHE HA A DISPOSIZIONE, perché è inutile fare la partitura per violino, quando il violino non è disponibile!!

 

Lo "storico" sostiene, ancora che, l'Opera che tutti noi conosciamo, negli anni successivi alla partenza  da Paternopoli del maestro, sia stata continuamente manomessa. Sempre lo "storico", ha affermato pubblicamente che hanno manomesso l'Opera di Scalzilli: Salvatore De Renzi, Pietro Troisi e lo stesso prof. Giovanni Maccarone.

 

Se così è, effettivamente, l'opera che ha lui è quella originale... Purtroppo, oggi la popolazione di Paternopoli conosce quella, che anche mia madre Antonetta Iannuzzo conosce. Essendo mia madre nata nel 1922, la prima Opera di Sant'Antonio che ricorda è quella del 1932, quando lei aveva dieci anni, ed è quella che tutti i paternesi conoscono (Sant'Antonio interpretato da un giovanissimo Giovanni Maccarone e frate Gabriello interpretato da un altrettanto giovane Felice De Leo (Zì Ferlanga)!!

 

Io personalmente ricordo alcune Opere ove Sant'Antonio fu interpretato dal maestro Alessandro Celli e da Amato Modestino, ove frate Gabriello venne interpretato dal maestro Marco Petruzzo e da Felice De Leo (Zì Ferlenga), ove Belzebù venne rappresentato da Angelo Vecchia e da Pasqualino De Antonellis etc. etc. Desidero far presente che dal 1962 l'Opera non fu più rappresentata, quindi i miei ricordi si riferiscono alla mia età da bambino!

 

Vi posso garantire, essendo stato in stretto contatto con il Prof. Maccarone, a causa dell'Opera di Sant'Antonio, non ho mai sentito dire che ci siano state delle manomissioni. La popolazione di Paternopoli conosce il testo a memoria... se ci fossero state delle manomissioni qualcuno se ne sarebbe accorto.

Dopo aver fatto una lunghissima ricerca, "lo Storico, scrive, tra l'altro che: "L'opera è pervenuta ai nostri giorni per successive trascrizioni, arbitrari aggiustamenti e finanche sostanziali manomissioni che, non di rado, ne hanno compromesso l'organicità, mentre il susseguirsi delle rappresentazioni ha via via conformato i personaggi a stereotipi che ne hanno svilito la complessa psicologia voluta dall'autore."

 La cosa che mi dispiace, e che desidero che la popolazione di Paternopoli "sensibile" rifletta è che, andando perdendosi la memoria storica "Orale", ognuno di noi potrà fare lo storico e potrà dire tutto ed il contrario di tutto!

 

Quando affissi il manifesto ove comunicavo la probabile pubblicazione dell'Opera di Sant'Antonio "ORIGINALE", invece di ricevere risposte, ricevetti insulti, da chi si veste da "storico" e da intellettuale, con una lettera su "paternopoli online" disse che io non capisco nulla, ecco perché egli si rivolgeva a coloro che potrebbero aver dubitato della sua intellettualità e delle sue capacità di "storico". Ebbene io dico semplicemente che un vero storico debba fare delle lunghe ricerche prima di scrivere delle stupidaggini. Quali sono le stupidaggini? Adesso ve le elenco:

  • 1. Originale non significa nulla quando, ciò che è stato accreditato dalla storia, è tutta un'altra cosa... e fu spiegato bene dallo "scinziato" con l'esempio dell'Opera di Alessandro Manzoni: "Fermo e Lucia" - "degli sposi promessi" ed in fine "I Promessi Sposi". Un vero storico sa che ciò che conta è l'ultima stesura... quella che tutti conoscono...
  • 2. Un vero storico sul testo originale non ci mette mano, per nessuna ragione al mondo! - Chi curerà la regia ne farà una propria interpretazione, così pure chi curerà la parte musicale.
  • 3. Un vero storico ricerca anche l'autore delle musiche di quest'Opera.
  • 4. Un vero storico si documenta, chiede, s'informa da coloro che, per il passato hanno curato la regia dell'Opera e la direzione musicale;
  • 5. Un vero storico non viene a parlare di un DATTILOSCRITTO del 1907, quando le macchine da scrivere furono costruite a livello industriale nel 1908.
  • 6. Un vero storico non racconta che Scalzilli ha portato in scena per i paesi vicini le scene ed il palco, perché chi portava le scene ed il palco erano le ditte associate di "Membrini e Iannino" da Lapio, questo già dalla seconda metà dell'800. Scalzilli tutt'al più ha portato gli attori!
  • 7. Un vero storico si pone dei dubbi, intorno al vero all'autore di un'Opera, della quale esistono molte versioni, però simili nel canovaccio.
  • 8. Un vero storico prima di sputare sentenze, cerca di confrontarsi con chi la pensa in modo diverso...
  • 9. Un vero storico si deve documentare e mostrare le prove delle manomissioni avvenute sul testo, altrimenti ognuno potrà affermare ciò che vuole!
  • 10. Il vero storico è colui che, nella sua modestia, mostra alla gente ciò che è stato, senza commendi personali, senza influenzare la gente su ciò che è o che potrebbe essere.

Conclusioni: l'Opera di Sant'Antonio che tutti conosciamo non è di Scalzilli, del quale io ho sempre nutrito massimo rispetto, in quanto, fino ad oggi non ho mai aggiunto o tolto qualcosa dal testo, per rispetto all'Autore, ma visto che l'autore è anonimo, in quanto, il primo a modificare il testo è stato Scalzilli e successivamente Salvatore De Renzi, Pietro Troisi ed il Prof. Maccarone, e visto che anche lo "storico" ha messo mano sull'originale, non vedo perché non debba pubblicare su "paternopoli online" l'Opera della quale io ne ho curato la regia ben quattro volte, inserendo il mio modo di concepire la gestualità, i toni di voce e i mutamenti emotivi.

 

Paternopoli, 11 marzo 2010                                                 

Felice D'Amato

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