PATERNOPOLI/In lutto per la scomparsa di Felice Petruzzo
L'ULTIMA VOLATA DI "CAMPIONE".....
Un caldo umido, anticipatore di una imminente e prevista ondata di caldo, avvolge con la sua cappa nebbiosa Paternopoli. E' sabato. E di buon mattino, il paese è già tappezzato di manifesti che comunicano che Felice non c'è più. Uno sgomento, un disorientamento, non lo nascondo, mi prende e un senso di angoscia si impadronisce della mia persona. Rivado indietro. Un Uomo cammina solo per il paese. A volte chiede. E' insistente. Ma è dignitoso. Chiede di parlare. A volte lo si accontenta a volte no. E lui cammina. Lui, "Campione", cammina, cammina sempre.
Oggi si è fermato. La sua ultima volata è finita. Il traguardo che pone fine alle sue sofferenze è tagliato. L'uomo alza le mani al Cielo: finalmente anche per lui una vittoria. In Cina un rivoluzionario parlando di morte, diceva che "non tutte le morti sono uguali; alcune sono più pesanti del Monte Thay ed altre più leggere di una foglia". Quella di Felice, il "Campione", è una morte pesante. Se ne è andato senza fare rumore. Eppure ci mancherà tanto. Se ne è andato senza dare il minimo fastidio. Ed è una dipartita che pesa. Alla fine a ben pensarci non ci ha mai chiesto niente. E noi avevamo il diritto di dargli, di ascoltarlo. E' un momento in cui, ormai, più niente fa notizia. Eppure questa dipartita oltre a lasciarci un vuoto enorme, rappresenta per la Comunità una inquietudine che esige risposta. Chissà se è stato fatto quanto era doveroso fare, chissà se io, gli altri, le istituzioni locali abbiamo da rimproverarci qualcosa. Se è così, che non sia una morte inutile. I massimi sistemi, i grandi ragionamenti politici che ci impegnano in gran parte della nostra giornata, cedano il posto a cose più immediate e più riscontrabili sul territorio.
C'è una sofferenza che si manifesta e viene disattesa. C'è una mano che chiede aiuto e spesso la si ignora. E' questo il terreno su cui dobbiamo misurarci. Paternopoli ha avuto la fortuna di avere tra i suoi concittadini, questo umile Uomo. Una fortuna che abbiamo il dovere di trasformare in grandi gesti di solidarietà, di coesione con tutti, privilegiando gli ultimi. Perché questi sono la ricchezza che accompagnano i nostri passi, il nostro agire. L'inquietudine che è padrona in questo momento dei nostri sentimenti, sia il veicolo attraverso il quale tutti, indistintamente tutti, ci sentiamo uguali. Felice è andato via. Io penso di dovergli delle scuse. Magari per quell'ultima volta che i pensieri di una vita che ti prende sempre di più, non mi hanno consentito di dargli retta. Alle mie scuse, accompagno una preghiera e la certezza che quel traguardo che ha tagliato con le mani alzate al Cielo, almeno lassù lo vedrà sicuramente "primo" e "vincitore".
Mario Sandoli