Ambiente certificato, una sfida per l’Irpinia

La Provincia Irpina, sebbene a macchia di leopardo,  si caratterizza per un progressivo spopolamento, a cui maggiormente contribuiscono i Comuni dell'Alta Irpinia.

I timidi tentativi di sviluppo, connessi negli anni 90 al post terremoto ed in tempi più recenti ai fondi europei, non sono riusciti a consolidare la tendenza al rientro nella terra di origine di chi se ne era allontanato.

Sono, anzi, riprese le partenze dei giovani verso luoghi che danno maggiori occasioni di lavoro e migliori prospettiva di  buona qualità della vita. Assistiamo addirittura a condizioni per le quali anche persone non più giovani, con lavoro dipendente a tempo indeterminato, per il vertiginoso aumento del costo della vita da una parte e per dare più opportunità ai figli ed alla propria famiglia dall'altro, si vedono costretti ad emigrare.

Parallelamente, e non solo formalmente, in questa fase uno dei crucci maggiori della classe dirigente irpina dovrebbe essere/ è come ed in che direzione spendere i fondi europei 2007/ 2013 per migliorare le occasioni di lavoro e di sviluppo, e di conseguenza le condizioni di vita, di chi vive in questa terra.

La definizione dell'Irpinia come luogo bello, salubre e sicuro- di cui nel tempo ci ha fatto piacere circondarci - ultimamente è  sempre più messo in forse dalla perdurante emergenza rifiuti e dalla constatazione che i nostri fiumi sono ridotti a rigagnoli maleodoranti per l'assenza di depuratori fognari, tanto da apparire più un luogo comune autocelebrativo che una realtà.

D'altro canto l'enogastronomia e la vitivinicoltura, nonostante i lodevoli sforzi di chi amministra, non sono riusciti (ancora) a diventare volano di sviluppo.

Credo che di queste cose varrebbe la pena ragionare. Sarebbe bene che lo facessero gli amministratori ai vari livelli di responsabilità e sarebbe bene che lo facesse la politica.

Le primarie del Partito Democratico sono riuscite a mobilitare decine di migliaia di persone per svariati motivi. Per parte mia preferisco pensare che il motivo principale sia stata la speranza suscitata dal nuovo partito in una "ripartenza" della politica che si caratterizzi, fra l'altro, dal sopravvento delle problematiche concrete e costruttive sulle diatribe e/o su altre di meno interesse per la comunità.

Se così è, il P.D. sta scontando un forte ritardo che necessita di essere recuperato senza necessariamente attendere la definitiva costruzione dei nuovi organigrammi interni.

Credo che il tema della qualità dell'ambiente, dello sviluppo e dei fondi europei si presti per essere affrontato in un seminario quale quello organizzato a suo tempo da Margherita e DS sui rifiuti presso la Camera del Commercio di Avellino. In quella circostanza si fece opportunamente riferimento ad esperienze maturate in altri contesti. Anche su questo tema potrebbe essere fatta cosa analoga:

Varese Ligure è un borgo dell'entroterra spezzino di poco più di duemila abitanti che sembrava avere la sorte segnata dalla fuga dei giovani verso la città. Da qualche anno, però,  i giovani stanno facendo marcia indietro, tanto che il saldo tra arrivi e partenze è tornato positivo. Varese Ligure è il primo paese europeo con due certificazioni ambientali (Iso 14001 ed Emas ), ha vinto un premio come miglior comunità rurale dell'Unione Europea, ha riconvertito il 98% dell'agricoltura a biologico e produce con eolico e fotovoltaico più dell'energia che gli serve: sei milioni e mezzo di Kilowatt l'anno solo dalle pale eoliche, sufficienti per ben10 mila persone. In pratica, potrebbe vivere - e dare da vivere - senza una goccia di petrolio. Così il paesino ligure è diventato un piccolo caso, in grado di attirare manciate di "turisti ecocompatibili" in una zona che, di suo, non ha certo il fascino per fare concorrenza alle Cinque Terre. La certificazione ambientale  ha consentito di "farsi un nome negli ambienti di chi segue l'ambiente". La svolta è iniziata nei primi anni Novanta, con il recupero del centro storico, finanziata guarda caso, con fondi europei. Poi è avvenuta la nascita di cooperative spinte verso il biologico, quindi l'arrivo di imprenditori disposti a investire sull'energia alternativa ed ora si vivono condizioni di benessere.

A me pare che le analogie con la nostra terra e con la nostra condizione sono non da poco, in primis il contesto ambientale, i fondi europei da spendere, le energie alternative in fase di timida espansione, i prodotti agricoli di qualità.

E' utopistico pensare di ripeterne l'esperienza come altri hanno fatto (piccoli Comuni ed una Provincia) ? E' utopistico pensare a forme di gemellaggio? Non sarebbe bene discuterne? I buoni esempi vanno imitati. Siamo nelle condizioni per poterlo e doverlo fare, almeno apparentemente

 

Federico Troisi- Paternopoli

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