Si avvicina la data del referendum, per cui anch'io mi cimento in un appello al voto. Domenica prossima è necessario recarsi alle urne in massa per ottenere il quorum previsto dalla legge.
In tal senso è importante persuadere il maggior numero di persone a non boicottare i seggi e, quindi, a votare Sì per dire No alle trivelle in mare.
Cerchiamo di convincere il maggior numero di persone poiché il rischio di non conseguire il quorum è assai alto.
Non è un caso che il fronte avverso che fa capo ai renziani, agli esponenti filo-governativi e a tutto l'establishment politico-informativo asservito alle lobby e multinazionali petrolifere, abbia deciso di sabotare apertamente il referendum per farlo fallire. Infatti, il rischio di un fallimento del referendum è concreto.
Per questo ciascuno di noi, nel suo piccolo, è chiamato a convincere il maggior numero di elettori a recarsi ai seggi e votare Sì. Ognuno deve compiere uno sforzo individuale per contribuire al conseguimento dell'esito tanto sperato.
Tra gli argomenti (in verità sterili) addotti dagli avversari del Sì, c'è la favola dei posti di lavoro creati grazie alle postazioni estrattive del petrolio e che, nel caso il Sì vincesse, verrebbero a mancare. Si tratta di una mistificazione propagandistica, poiché gli addetti al settore sono assunti dalle corporation monopolistiche, e non tra le genti locali.
Inoltre, le vere ricchezze dei nostri territori sono altre: non il sottosuolo, bensì il suolo ed il mare, l'agricoltura, il turismo, l'artigianato, in grado di generare sul serio indotti virtuosi di migliaia di posti di lavoro tra gli abitanti, esaltando le risorse e le esigenze locali.
Lucio Garofalo