De Rienzo: ecco come si arriva al dissesto (pt. 2/5)

L' analisi dei fattori che hanno generato la crisi finanziaria  del Comune parte dal Bilancio di previsione del 2005. Uno strumento contabile, come fu detto allora, pieno di finanza "creativa", con entrate teoriche, spese superflue, e a conti fatti anche di debiti fuori bilancio, giusta delibera n. 21/2005 del Commissario. Insomma, un bilancio che non rispettava del tutto le regole della buona amministrazione e della corretta gestione. Un bilancio che, lungi dal fondarsi sulla certezza delle risorse, faceva ricorso addirittura ad una plusvalenza per finanziare spese una tantum. Il sindaco Barbieri ed i suoi, con un'arroganza politica pari all'ignoranza in materia, ritennero di doverselo approvare a dispetto delle mie argomentazioni e preoccupazioni, rese in maniera leale e trasparente, e condivise dalla minoranza, anche senza numero legale in aula. Nell'occasione non mancai di denunciare i limiti ed i vuoti del documento contabile, elencando una serie di spese per circa 180mila euro ( mai sostenute prima dall'Ente), inutili e dannose per l'equilibrio del bilancio ( e tali si sono rivelate!..), nonchè la mancata previsione di entrate per circa 100mila euro. Fui facile profeta nel prefigurare futuri problemi finanziari per l'Ente. Su quel bilancio il revisore dei conti, dott.ssa Barbara Cussino, non accordò il parere favorevole in quanto non era . Di frante alla relazione tecnica del revisore anche un profano si sarebbe allarmato e avrebbe invocato la collaborazione di persone competenti e capaci. Il nostro Duilio, invece, fece spallucce e tirò avanti per la sua strada. I fatti hanno dato ragione a noi altri. Eppure, lo giuro, per il bene che voglio al mio Comune, avrei preferito per una volta avere torto. Ma, ahinoi !, non è stato così. 

I nostri ineffabili amministratori ed i loro ignari e sprovveduti sostenitori, continuano a diffondere notizie tendenziose sui trascorsi amministrativi dell'ultimo decennio che, invece, sono stati nobili per le finalità perseguite e trasparenti per gli obiettivi conseguiti. La loro è una fissazione ormai monotematica, che bene s'inquadra in una sorta di apologia del <>, pseudo-arte dagli effetti comici esilaranti. Imperterriti, infatti, sbattono con la testa contro le presunte eccessive spese del personale e dei mutui. Niente di più falso, sia dal punto di vista storico che contingente. Nel 1995 i dipendenti del Comune di Paternopoli erano 26, compreso il segretario, e l'Ente era strutturalmente deficitario perchè la spesa del personale superava il 50% delle spese correnti. Dopo pochi mesi il Comune di Paternopoli rientrò al di sotto del limite imposto dalla legge. Lo stato virtuoso è durato nel corso degli anni, con punte di eccellenza nel 2000/2001 (valori scesi al di sotto del 35%). Nel 2003 e nel 2004, pur con 24 dipendenti ( compresi i quattro stagionali a tempo pieno) ed una convenzione per la segreteria, la spesa del personale è rimasta al di sotto della soglia, imposta dalla legge, del 48% delle spese correnti. Nel 2005 e nel 2006, in presenza di 20 dipendenti e di una segretaria comunale, la spesa del personale supererebbe la soglia limite, quando anche un profano realizza che la spesa dovrebbe diminuire. Allora il problema, mi pare evidente, è di altra natura: l'amministrazione degli anni precedenti si avvaleva di condottieri veri che sapevano pianificare i programmi e gli obiettivi in funzione delle risorse e viceversa.

La menzogna più grande, tra le tante, è quella sulla spesa dei mutui. E' bene precisare, intanto, che i mutui non sono debiti ma investimenti che trovano, con rigore scientifico, riscontro positivo sotto forma di ricchezza immobiliare, rinnovata e potenziata, nel conto del patrimonio, altro allegato fondamentale, al pari del certificato, del conto consuntivo. La spesa dei mutui dell'Ente è sempre stata al di sotto del limite soglia del 25% dei primi tre titolo delle entrate, come imposto dalla legge. Anche oggi, il dato ufficiale dell'Ente riferisce di una spesa dei mutui pari al 19,6%. Come si evince il Comune di Paternopoli non è mai stato strutturalmente deficitario fino al 2004, e neppure oggi lo è, stando ai dati, ancorchè contraddittori, circolati nelle ultime settimane.

La carità cristiana mi suggerisce che per oggi può bastare, non senza aver prima fatto cenno, però, ad un altro episodio sconcertante. Nell'ultimo Consiglio venne sbandierata la transazione De Piano a guisa di atto d'accusa dei presunti problemi lasciati in eredità dalla mia amministrazione. Mentre si continuano a tenere nascosti i dati del consuntivo 2005. Mai più grande menzogna, a memoria d'uomo, è stata confezionata nel nostro paese. Sul punto sarò breve. Constatazione: con delibera di GC n. 213/2003 venne transatta la lite di cui si parla, che nasce nel lontano 1989, in termini molto vantaggiosi per l'Ente; con mandato n. 817, emesso e pagato in data primo ottobre 2003, è stato onorato il debito a favore della curatela del fallimento De Piano. Riflessione: alcuni a Paternopoli fanno ricorso all'accademia del suburbio, della taverna e dell'antico casino, nel vano tentativo di screditare gli amministratori del passato, la grandezza etica e politica dei quali turba, evidentemente, le notti agitate e le giornate incolori della loro vita di amministratori; ma alla fine, non trovando nè le prove nè il consenso della gente seria ed onesta, se ne torneranno a casa delusi ( I Promessi sposi, cap.XI ). 

 

                                                                           

 Felice De Rienzo

Free Joomla templates by Ltheme