E adesso le primarie

Eravamo all'inizio della scorsa estate quando, tra diffidenze e derisioni, si cominciò a parlare di centrosinistra, a livello comunale, quale metodo di superamento delle divisioni e dei personalismi propri del civismo. A parlarne erano solo due o tre persone, per lo più apostrofate come rompiscatole, perditempo e come cagione di ogni male (politico ovviamente).

Quando questi "rompiscatole" organizzarono, con successo, un dibattito pubblico sul tema del centrosinistra tutti si resero conto che l'argomento interessava, era sentito e condiviso dalla gente più e meglio dei rappresentanti locali della politica. Ecco allora la politica rincorrere, perché scavalcata ed anticipata, i sentimenti diffusi tra l'elettorato. Ecco allora i rappresentanti della politica che timidamente cominciano a parlare di centrosinistra come possibile soluzione alle divisioni ed ai personalismi del civismo; però ognuno con i suoi distinguo, ognuno con i suoi paletti, con i suoi "se..." e con i suoi "ma...".

Nel primo dibattito pubblico sul tema ebbi a dire che la costruzione del centrosinistra non poteva essere considerato il punto di partenza ma piuttosto il punto di arrivo, l'obiettivo, a cui puntare per poi ripartire e costruire l'Unione per Paternopoli. Questo perché ogni partito della componente centrosinistra doveva misurarsi al proprio interno e metabolizzare la possibilità concreta di cedere parte della propria autonomia in favore della coalizione, di mettere a disposizione ed eventualmente sacrificare il proprio candidato alla causa comune. E' ovvio che questo passaggio venisse subito percepito come difficile e sicuramente non indolore, come potenziale motivo di divisioni e lacerazioni interne, e perciò rinviato fin quanto possibile. Oggi i maggiori partiti del centrosinistra, DS e Margherita, hanno affrontato questo passaggio interno che, come previsto, ha lasciato strascichi e divisioni e la posizione ufficiale è divenuta: "si al centrosinistra però..." oppure "si al centrosinistra ma a condizione che...". In pratica si stanno amplificando le divisioni ed i personalismi propri del civismo che si voleva superare.

Esiste un solo modo per superare l'impasse: LE PRIMARIE. Nell'ultimo anno il popolo del centrosinistra si è abituato, e ci ha abituato, a scegliere in maniera attiva e partecipativa i propri candidati ed i leader di coalizione attraverso quello strumento democratico noto come PRIMARIE. E' uno strumentato ormai sperimentato con successo prima per le regionali in Puglia, poi per le politiche con Prodi, poi in Sicilia e da ultimo per la scelta del candidato sindaco di Milano. Mi chiedo perché mai non dovrebbe essere lo strumento di scelta del candidato sindaco dell'Unione per Paternopoli? Oltretutto in questo modo si metterebbe all'angolo chi, dall'interno, rema contro il centrosinistra; si farebbe piazza pulita di ogni alibi o pretesto avanzato da chi ragiona per sé e non per la coalizione; si fugherebbero tutti i dubbi di imposizioni e decisioni stabilite dall'alto e perciò dogmatiche ed indiscutibili; si creerebbero le condizioni per andare avanti spediti senza "se..." e senza  "ma...".

Probabilmente per portare a compimento il centrosinistra (dal basso), l'Unione per Paternopoli, c'è ancora bisogno di qualche "rompiscatole" che si prenda addosso il fardello di solleticare e ravvivare la discussione attirando su di sé le prime inevitabili, e sicuramente non benevoli, critiche. Forse c'è bisogno di qualcuno abbastanza folle da pensare di poter cambiare le cose, perché solo così le cose cambieranno veramente.

 

Giovanni Tecce

-circolo Curitiba, Verdi Paternopoli-

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