Oggi appare chiaro a tutti, anche se chi vuole far carriera nel PD non lo ammetterà mai, quello che noi, veri democratici, andiamo dicendo da mesi sul pericolo di una deriva dalemiana del partito. Eppure, siamo stati facili profeti. Purtroppo, però, non si vedono spiragli d’uscita da questo empasse strategico, imposto dalla dottrina dalemiana, che ha fatto cadere in totale stato confusionale il gruppo dirigente nazionale del PD. Infatti, in soli tre mesi il partito democratico ha cambiato più volte, con disinvoltura e senza imbarazzo, la sua linea politica: prima ha invocato il grande ulivo, poi ha proposto la federazione delle forze di sinistra, successivamente ha ipotizzato un’alleanza con Fini, poi un governo con Tremonti premier, in un secondo tempo le primarie di coalizione, l’alleanza con Casini ed infine l’alleanza con il terzo polo, senza IDV e SEL e senza passare per le primarie.
Ora, mentre per Bersani siamo disposti alla comprensione perché è palesemente in balia delle onde, altrettanta tolleranza non possiamo riservare a Massimo D’Alema che invece rasenta la malafede. In realtà, D’Alema non vuole le primarie perché non è in grado di controllare questo strumento democratico e perché a vincerle, a furor di popolo, sarebbe il suo antagonista politico Nichi Vendola. La vittoria di Vendola poi, oltre a far vincere il centrosinistra, porterebbe al macero la politica dalemiana, ovvero, quel pensiero politico corto e dalla passione sfiorita che sa immaginare soltanto congiure di palazzo, giochi di potere e caminetti romani riservati alle oligarchie dei partiti e al ceto politico iscritto nel libro paga di Berlusconi, capaci solo di difendere i propri privilegi. Dunque D’Alema per salvare se stesso ed i suoi cortigiani sacrifica il partito con la complicità inconsapevole dell’inadatto Bersani. Però, i veri democratici, che hanno creduto nel progetto veltroniano del Lingotto non possono assistere inermi alla distruzione del PD, unica speranza di cambiamento ed innovazione per la politica italiana.
E’ il momento di resistere a chi vuole riportare indietro le lancette della storia ad anni in cui i Democratici di Sinistra prendevano appena il 16 per cento dei consensi. Ad un partito democratico succube del democristiano Casini, a cui D’Alema vuole regalare la leadership senza passare per le primarie, i democratici veri devono fare fronte comune per obbligare la casta politica che occupa il PD ad indire le primarie di coalizione che, non solo servono a battere il centrodestra ma, aiutano a liberare il partito dagli stregoni di Gallipoli e soprattutto servono a ridare la parola ai cittadini che vogliono partecipare attivamente alla vita politica italiana. Noi, lo faremo dal basso con una campagna di informazione capillare per mettere in guardia il nostro popolo dalle scelte ciniche e conservatici di D’Alema e compagni. Se poi dovesse vincere il cinismo dalemiano allora, nel nome del vero centrosinistra, lavoreremo per impartire una sonora lezione a chi vuole la restaurazione partitocratica che, dividendo ancora una volta il popolo di centrosinistra, salva solo la casta degli aristocratici parrucconi, professionisti della politica.
21/12/2010
Andrea Forgione, dirigente provinciale PD Avellino
Antonio Petruzzo, Circolo “Martin Luther King”