Il Congresso del P.D., Beppe Grillo e la Democrazia Pop

(da Federico Troisi, PD Paternopoli) Ilvo Diamanti in un interessante articolo comparso su Repubblica di Domenica 19 Luglio, partendo da Berlusconi e le sue più recenti vicende, arriva alla conclusione che ognuno di noi è contemporaneamente diverse persone, nel senso che "Siamo tutti almeno un poco opportunisti, egoisti, xenofobi, intolleranti, bugiardi, evasori (latenti) trasformisti.... Ma siamo tutti- almeno un poco - anche altruisti, generosi, ospitali, dotati di civismo, sinceri, aperti, felici di stare i comunità. E ci sentiamo tutti- almeno un poco- infastiditi da chi dice bugie, evade, frega il prossimo, tratta male gli altri, è arrogante, prepotente, usa le cose pubbliche come se fossero private e le private come se fossero pubbliche. Tutti, in particolare quando ci trasformiamo in vittime di questi atteggiamenti. Per cui siamo capaci di grandi slanci e grandi chiusure. Per questo ogni raffigurazione unilaterale e caricata è irreale quanto iper reale. E' la pop art della democrazia pop".

 

Quanto avvenuto circa la vicenda tessera a Beppe Grillo, a me sembra una rappresentazione plastica, una traduzione pratica del tipo di democrazia di cui parla Diamanti: Beppe Grillo feroce fustigatore del P.D. che chiede la tessera del P.D. per diventarne il segretario nazionale; un partito che si definisce democratico ma non permette a chiunque di poterne far parte, adducendo motivazioni regolamentari più che di merito; affermazioni di perfetta consonanza con Veltroni e contestuale disconoscimento dell'organizzazione partito (Regolamento e Comitato di Garanzia) da lui voluti; Regolamento del partito, scritto ed approvato a garanzia di tutti (qualsiasi Circolo delle Bocce o Circolo Cacciatori ne ha uno), calpestato e deriso da chi invece dovrebbe farlo rispettare; Comitato di Garanzia (?) vissuto come organo burocratico stile PCUS che non garantirebbe nulla e nessuno se non i potenti di turno; ipergarantismo nei confronti di Grillo, soggetto estraneo al partito, e contestuale intolleranza, fino all'idiosincrasia nei confronti di D'Alema (definito ayatollah)) e di Bersani (il muezzin)....

L'intera vicenda sembra essere quel  mix di contraddizioni che contestualmente convivono nella pop art della democrazia di cui parla Ilvo Diamanti. Uno "specchio unico in cui si riflette, ripetuta e dilatata all'infinito, l'immagine del berlusconi- che -è- in- noi., fino a frapporla al nostro profilo".

E' una condizione inquietante e potenzialmente disgregante, quasi di pessoiana memoria, in quanto può contribuire a frantumare ulteriormente, se non ad affossare, il partito.

Nello stesso tempo si presta ad essere colta come occasione per spostare la discussione congressuale (anche) su temi propri e/o prossimi alle battaglie civili di Grillo, quali ambiente, istruzione, immigrazione. Sul futuro più che sul passato. Declinando al presente i valori di libertà, fratellanza ed eguaglianza, costitutivi del Partito che vorremmo ed in cui osiamo ancora sperare, nonostante tutto.

 

                                                                                Federico Troisi- P.D. Paternopoli

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