Allora delegato Forgione fra un mese si svolgerà il Congresso provinciale del PD, come finirà?
La domanda potrebbe essere posta anche in altro modo: che tipo di PD vogliamo costruire in provincia? Perché in questa fase si devono gettare le fondamenta per il futuro del nuovo partito e di tutto il centrosinistra. Non è indifferente, pertanto, chi guiderà il partito democratico provinciale nei prossimi anni. Al PD spetta il compito di riorganizzare l'alternativa politica alla coalizione di Berlusconi, Fini e Bossi. Ma, spetta anche il compito di chiudere definitivamente l'ultima pagina del demitismo e del bassolinismo che ormai in Irpinia e in Campania non ha più nulla da raccontare.
Si spieghi meglio.
C'è poco da spiegare. Da tutto il mondo stanno assistendo allo spettacolo indecente che offre la nostra regione, invasa dalla mondezza, infiltrata nei suoi gangli vitali dalla camorra, malata di corruzione dilagante che assurge a prassi sistematica, priva di un progetto capace di ridare onore e dignità ad un popolo perlopiù onesto e laborioso. Una vergogna mondiale, non solo per i campani ma per l'Italia intera. La Campania come paradigma di una italietta incapace di risolvere i problemi fino a farsi travolgere. Tutto questo ha un principale colpevole: la politica fallimentare di questi ultimi quindici anni e la sua incapacità di decidere, diventata impotenza. Nell'immaginario collettivo, questa malapolitica è identificata con un sistema di potere politico che nella nostra regione ancora resiste, fatto di nani, saltimbanchi, cortigiane ed eunuchi che mirano a conservare unicamente prebende, incarichi e privilegi in barba alla gente che non arriva a fine mese. In questo scenario poco edificante è maturata la batosta elettorale presa dal PD campano, e se in Irpinia la sconfitta è stata meno pesante, questo lo si deve proprio all'operazione di rinnovamento che Walter Veltroni è riuscito a fare ad Avellino ma che gli è stata impedita a Napoli.
Tutto questo come potrà tradursi sul piano provinciale?
Le faccio un esempio. Oggi, i demitiani o popolari di centro, come piace loro definirsi, occupano in molti Enti provinciali posizioni di comando che non corrispondono più al quadro politico attuale. Il PD provinciale non può subire il ricatto di chi pensa solo a conservare se stessa e il ceto politico che rappresenta ma deve lavorare ad un progetto alternativo alle destre che gli consenta di crescere e radicarsi sul territorio. Diversamente, si permetterebbe a Ciriaco De Mita di condizionare dall'esterno le scelte del PD provinciale e, per questa via, frenare quel processo politico innovativo che la gente irpina si attende. Se a questo si aggiunge poi che nel PD c'è ancora chi si definisce bassoliniano, nonostante lo sfascio della Regione Campania, e lavora per tenere in piedi l'alleanza Bassolino-De Mita, appare chiara a tutti la pericolosità di questa miscela fatta di contraddizioni ed ambiguità. Riprova ne è la risposta alla domanda: con chi sta il capogruppo del PD regionale, on. Mario Sena? Per chi ha votato e fatto votare alle ultime elezioni politiche? Perché continua ad occupare un ruolo cosi strategico per i destini del nostro partito?
Ma allora chi sono i veri democratici?
Il Partito democratico non potrà prescindere da un coinvolgimento di tutti quegli uomini, donne e giovani liberi, forti e coraggiosi che hanno creduto nel progetto innovativo e di rinnovamento indicato da Walter Veltroni e si sono attivati in tanti modi. D'altronde, questi cittadini si sono impegnati in prima persona alle primarie di ottobre, alle politiche di aprile e faranno altrettanto alle primarie per le elezioni delle convenzioni comunali e per le elezioni dei delegati provinciali. Se invece la base del PD dovesse scoprire che vecchi e nuovi capibastone stanno lavorando sottobanco per far rivivere vecchi accordi di potere, allora si rischierebbe per davvero una emorragia di consensi. La base del PD è fatta di donne e uomini, convinti democratici, che la mattina si alzano per andare a lavorare, studiare e vivere una vita dignitosa, che non vivono di politica ma anzi, che la politica la vogliono cambiare. A loro il PD deve garantire discontinuità e rinnovamento.
Chi può rappresentare nel partito questi cittadini?
In realtà lei mi sta chiedendo chi potrebbe essere il Segretario provinciale del PD. La scelta del Segretario provinciale dovrà essere una scelta collettiva ed io mi auguro che sia frutto di una volontà politica unitaria. Quello che mi sento di dire in questa circostanza è che il futuro Segretario dovrà avere autorevolezza, credibilità e carisma. Dovrà essere scelto tra chi ha creduto, fin dall'inizio, ed ha partecipato al processo costituente del PD, dando prova di linearità, integrità e di non sentirsi orfano di Ciriaco De Mita.
Ma questo identikit a chi corrisponde?
Voglio premiare la sua insistenza. Se dovessi lanciare io la candidatura, non avrei dubbi. Credo che, sia Franco Maselli che Peppino Di Iorio potrebbero svolgere questo ruolo nel modo migliore. Entrambi sono persone capaci, veramente democratiche ed hanno creduto fin dal primo momento nel Partito Democratico. Di loro ricordo la presenza alla prima Convention irpina del PD organizzata dall'Associazione per il PD, tenutasi nel lontano 16 settembre 2006 a Paternopoli, quando molti altri politici provinciali, per non indispettire l'on. De Mita, declinarono l'invito a partecipare. Ad uomini e donne di questo valore spetta oggi L'ONERE E L'ONORE di costruire l'identica e il futuro DEL PARTITO DEMOCRATICO PROVINCIALE.
Ma nel partito ci sono ancora le componenti, come può realizzarsi una soluzione unitaria senza compromesso?
Mandando a casa proprio la vecchia logica dei capicorrente o, peggio ancora, dei capibastone. Anch'io in passato ho fatto parte di una "corrente politica" o come si chiamano oggi "sensibilità politica". Al tempo ero iscritto dei Democratici di Sinistra e le "correnti politiche" non erano altro che gruppi di potere organizzati, una sorta di partito nel partito, che si batteva unicamente per posizionare meglio uomini propri negli Enti e nei posti chiave del partito. Sotto il vessillo delle "sensibilità politiche" si coltivavano solo nicchie di potere e di privilegio per pochi. Se qualcuno spera di riproporre questo schema anche nel PD ha fatto male i conti. Noi, i veri democratici irpini, lotteremo affinché questo disastro non si realizzi. Da qui l'invito al Senatore Enzo De Luca, alla Presidente della Provincia Alberta De Simone ad accompagnare il processo di rinnovamento della costumanza politica anche in Irpinia.
Forgione, come contribuirà a questa azione di rinnovamento e da quale posizione?
Lo farò dal territorio di Paternopoli che alle elezioni del 13 e 14 ottobre ci ha fatto diventare il primo partito per consensi. Ma lo farò anche dall'interno del partito provinciale servendomi del ruolo di delegato regionale del PD per fare da argine a chi vuole che tutto cambi perché tutto resti uguale. Le manovre gattopardesche non passeranno. Il PD è e sarà il partito delle primarie e non della cooptazione, del nepotismo e del mecenatismo.
Forgione, come si sente di concludere il suo intervento?
Invitando i cittadini dell'Irpinia, da sempre gente onesta, fiera e laboriosa a tenere alta la guardia e ad evitare che vecchi e nuovi potentati politici, approfittando della nostra buona fede, consolidino meccanismi di potere e logiche spartitorie. La mia speranza è in una politica nuova fatta di partecipazione democratica e di governo del territorio. Tutto questo comincia anche e soprattutto dal Congresso del 28 giugno. Io, in quella data ci sarò per rappresentare tutta l'Altairpinia che alle elezioni del 14 ottobre mi onorò del suo consenso. Forgione non molla e ci crede ancora.
Data: 24/5/2008
Andrea Forgione, Delegato regionale PD