E' sempre più evidente che il primo obiettivo di Grillo e del M5S, in questo momento, è quello di spaccare il PD. Un obiettivo che è facilmente alla loro portata, specie se si valutano la debolezza (o l'inerzia) politica del "gruppo dirigente" (si fa per dire) di quel partito e la permeabilità agli umori della piazza (anche virtuale) dei nuovi deputati piddini e la loro insofferenza alla vecchia nomenclatura. Sono caduti ormai nella paranoia del loro stesso fallimento, mentre i grillini urlano che "il re è nudo".
C'è ancora chi si illude che una "svolta radicale" sia praticabile all'interno di un sistema sempre più marcio e putrefatto, ma l'alternativa non si crea suggerendo semplicemente altri nominativi, ancorché più onesti e puliti, ovvero promuovendo un ricambio generale (o generazionale) del personale politico ai vertici delle istituzioni statali borghesi.
Non c'è una "malattia mentale" peggiore del riformismo. A proposito di riformismo, direi che oggi non c'è alcun riformismo possibile perché il riformismo funzionava ed ha funzionato solo quando il capitalismo era in fase di sviluppo in quanto è un elemento assolutamente organico e funzionale al sistema del capitale. In attesa del vero protagonista della storia, in attesa che questo protagonista mobiliti le sue forze ed inizi ad organizzare una presenza soggettiva indispensabile nello sfascio della crisi e dei sistemi politici di supporto al capitale, si va diffondendo tra le masse popolari la convinzione che con questo tipo di politica (non solo di classe politica, bensì di forma organizzativa della politica, quindi dello stato) non si può fare altro che morire di crisi.
La storia inizia a pretendere un nuovo protagonista politico: un protagonista collettivo.
Lucio Garofalo