Il Taglio Finale

Comunicato stampa della componente”Sinistra e Mezzogiorno” Democratici di Sinistra sezione “N. Iotti” Paternopoli

 

A Paternopoli le elezioni amministrative hanno già dato il loro verdetto: La Bilancia di Duilio Raffaele Barbieri amministrerà il paese per i prossimi 5 anni e i DS guidati da Quirino Lapio faranno la minoranza.

Come si è arrivati a questa condizione è a molti sconosciuto ed avvolto ancora da un fitto mistero. Dopo la caduta dell’amministrazione Barbieri, a seguito delle dimissioni contestuali di sette consiglieri Comunali, il sottoscritto all’epoca vice segretario Ds, Giuseppe Storti dei verdi, Antonio Petruzzo a nome del Comitato, Felice Modestino per l’UDEUR, Federico Barbieri per lo SDI, Giovanni Biancaniello per Rifondazione Comunista, Franco Gentile portavoce del circolo della Margherita e su tutti Giuseppe Rabasca all’epoca segretario sezione DS, avevamo individuato nella costruzione dell’Unione di centrosinistra l’unica strada possibile per uscire da quel civismo regressivo che tanti danni aveva fatto alla nostra comunità, sia in termini finanziari che in sgretolamento del tessuto sociale.

Un popolo un tempo operoso ridottosi negli ultimi l0 anni a misurarsi con i problemi economici, l’un contro l’altro armato solo perchè questo faceva piacere ed era funzionale al “mago politico “ o uomo del destino. In una serie di incontri durati 5 mesi tutte le forze di centrosinistra avevano accettato di andare insieme alle elezioni e di scegliere il candidato sindaco attraverso un metodo condiviso che non escludeva le primarie. Tutto sembrava andare per il meglio ed in paese la gente sembrava gradire il progetto.

Una notte, il 5 gennaio, scesero a Paternopoli Michele D’Ambrosio e Raffaele Aurisicchio, richiamati dall’eco di una cena equo solidale tenutasi in un noto ristorante del paese che aveva visto 50 partecipanti (Il primo tavolo di centrosinistra nella storia di Paternopoli) .La loro paura era che un piccolo paese potesse fare politica da se mentre egli era intento nella sua stucchevole guerra di posizione con la Margherita. Il suo potere poteva vacillare, Paternopoli poteva diventare la Caporetto della strozzatura D’Ambrosiana.

Non perse tempo e con la complicità di alcuni “picciotti politici locali”, capaci solo di odiare Rabasca e Forgione, mossi dall’invidia, decapitarono Federico Troisi in quella che in paese tutti chiamano la notte dei lunghi coltelli. Troisi era il candidato in pectore dei Ds da portare al tavolo delle trattative. Furbescamente D’Ambrosio, eliminato Troisi, pose una pregiudiziale ad personam sul candidato della Margherita Duilio Barbieri. Con questo gesto D’Ambrosio ruppe il vaso di Pandora. Si scatenarono vecchi rancori, antiche faide, guerre tribali.

L’elettorato si organizzò in bande riesumando vecchi capoclan che sfruttando il vuoto di potere credettero di poter ritornare in auge. Crebbero nuovi odii nei quali sguazzavano avventurieri senza scrupoli e falsi messia . I DS organizzati anche essi in clan familiare, con annessi affiliati, si barcamenarono trattando con tutti senza più spirito critico, nell’unico intento di schiacciare Barbieri vendendo come Faust l’anima al diavolo.

La politica si cominciò a farla nottetempo, sottotraccia ed a scavallo. Chi si opponeva veniva etichettato come traditore ed in questa spirale di odio, innescata da qualche vecchio compagno, anche persone di cultura dotate di capacità di discernimento smarrirono la ragione.

Alla fine tentarono anche di spartirsi la “tunica di Cristo.”

La degenerazione raggiunse il limite: uomini di sinistra seduti al tavolo con affaristi, gente di destra, vecchi avversari.

Si compravano e si vendevano uomini, si cercava il demiurgo o il salvatore della patria cambiando candidato anche tre volte al giorno. Io non so chi o cosa ha fatto fallire queste sette esoteriche. Credo che i paternesi, gente di poco coraggio, ma di sicura saggezza, abbiano riconosciuto a pelle chi li voleva strumentalizzare; tanto è che alla fine nessuno dei papabili è riuscito a fare la lista per mancanza di candidati. Questo mi pare che dica tutto.

 Per quanto mi riguarda ho giocato la mia partita come sapevo fare, senza ritagliarmi nicchie di privilegio o peggio, come hanno fatto alcuni ex amici, spazi di candidatura personale. Ho profuso energie e impegno solo per evitare che Paternopoli cadesse vittima dei mongoli di Gengis Khan.

Se Barbieri non manterrà le promesse di democrazia, di trasparenza, e di impegno etico e politico mi rimboccherò le maniche e comincerò di nuovo la battaglia per la legalità e la giustizia e questa non è una minaccia ma una promessa.

Per ora non chiedo che di tornare a mia moglie ed a mio figlio, unici affetti per i quali sono pronto a mettere in gioco tutto, vita compresa. Ai Paternesi auguro di mantenere vivo il sesto senso che ha contraddistinto l’ultimo contesto politico .Nel congedarmi voglio ricordare Antonio Petruzzo e Zoena Alevidio uomini di coraggio e di capacità politica a cui va il merito di avermi sopportato e sostenuto nonché Duilio Barbieri perchè ha una dote che è molto rara in politica: l’umiltà e la conseguente capacità ai ascolto. Sono certo che dimostrerà in futuro di essere anche amministratore capace e lungimirante.

Rimane ancora un lavoro da fare: nel prossimo congresso provinciale mandare a casa i D’Ambrosiani . Se dal particolare si può risalire al generale allora io dico che il D’Ambrosio che ha agito a Paternopoli è pericoloso per il partito anche a livello provinciale .Oramai è portatore di un pensiero debole, arroccato in difesa di una fetta di potere che nulla può fare per l’Irpinia. Compagni abbiamo bisogno di un nuovo gruppo dirigente.

Come vedi onorevole D’Ambrosio a Paternopoli, come ti avevo promesso in quel mio scritto, ha vinto la fantasia, la comunicazione, la capacità di sacrificio. Io mi ricorderò di te come uomo onesto ma che nel tempo ha smarrito la capacità di leggere il territorio e gli uomini.

Ora tocca ai compagni di Sinistra e Mezzogiorno assumersi la responsabilità del partito, spero che nel prossimo congresso si possa porre la parola fine sulla parabola politica del compagno Michele D’Ambrosio.

Io lavorerò per questo.

 

Per la Componente bassoliniana Compagno Andrea Forgione

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