Irpinia, un territorio possibile

Per un approccio "flessibile" ai temi dello sviluppo

di Giovanni Fiorentino

 

La consapevolezza della centralità del territorio nelle dinamiche di sviluppo sta gradualmente assumendo una connotazione sempre più definita. Pur con le innegabili difficoltà, secondo i tempi  che la politica consente e che l'amministrazione permette, si è prodotta negli ultimi anni una crescente attività programmatoria su scala locale che, dalla stagione dei patti territoriali a quella della progettazione integrata (anch'essa territoriale), ha assunto la dimensione ampia del territorio come risorsa e cardine intorno al quale programmare e progettare il futuro delle comunità.

 

In Irpinia, tale attenzione si sta esprimendo in particolare anche attraverso un tentativo di recupero dell'identità dei luoghi e, con essi, dei ritardi accumulati: così facendo essa sta fornendo il lievito per i percorsi successivi. Molte iniziative dimostrano, anche se ancora in maniera vaga e talvolta confusa, che più letture di uno stesso contesto si dischiudono se sollecitate, e che non esiste un territorio come dato acquisito ma che esistono territori "possibili", come risultato delle azioni locali e non (solo) come dato-premessa delle scelte.

 

Il cambiamento di prospettiva, sebbene ancora in nuce,  ampiamente da sostenere, è in buona parte necessitato dall'esigenza di occupare una posizione (e quale) in uno scenario di interdipendenza che muta repentinamente, che continuerà a farlo, e che richiede adeguamenti e passaggi coraggiosi. Una lettura definitiva del territorio e la resistenza nella trincea non vivificata delle radici e della tradizione non consentono, in questa prospettiva, la percezione dei mutamenti, la maturazione delle scelte strategiche necessarie,  l'adesione alle opportunità che (paradossalmente?) si potrebbero dischiudere, la partecipazione ampia ai processi da parte delle giovani generazioni.

 

Il dibattito su "territorio e sviluppo" è fermo agli incentivi ed alla individuazione dei soggetti gestori: eppure, lo scenario che abbiamo davanti dovrebbe animare uno sforzo di superamento di dimensioni ridotte ed imporre un ripensamento (per un riposizionamento) dei ruoli delle istituzioni locali in chiave strategica. Ad una rinnovata tensione coalizionale, dovrebbe accompagnarsi il passaggio dal government alla governance, dalla mera amministrazione ad opzioni organizzative maggiormente complesse quali quelle che si rendono necessarie a fronte delle questioni aperte, dei nuovi bisogni, delle prospettive future. In proposito, mette conto segnalare che una riflessione più articolata e partecipata su temi pregnanti quali il Piano Territoriale Regionale di Coordinamento ed il processo di riforma della politica di coesione, avrebbe certamente contribuito ad una opportuna maggiore condivisione delle scelte. Allo stesso tempo, il potenziamento e la qualificazione delle condizioni di contesto, dalla dotazione infrastrutturale (penso anche ai ritardi sulla banda larga) alla pubblica amministrazione locale, potrebbe incidere sui processi di crescita in maniera originale rispetto alla mera contabilità delle risorse finanziarie per le imprese.

 

Il "territorio Irpinia" è anche (soprattutto?) nelle risorse umane, nelle conoscenze, nelle relazioni. Garantire, allora, un approccio meno rigido al futuro, aprire i luoghi alle opportunità, suscitare e provocare il bisogno dei mutamenti, governare la conflittualità, può alimentare la speranza e l'azione ispirata oltre l'evidenza delle cose. Le necessarie trasformazioni si accompagnano in comunità coese, con competenze rinnovate, con istituzioni forti, durature e riconosciute che animano la fiducia e generano la volontà di progettare. Il gesto creativo (poetico) di chi è chiamato a compiere scelte può palesarsi in atti di discontinuità che aprono gli orizzonti, riscrivendo la mappa cognitiva dei luoghi e dischiudendo lo spazio alle energie.

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