La Politica dei Rompiscatole

apdParlare oggi, nel nostro territorio, di "pari opportunità" non significa parlare di donne, giovani, emarginati e indigenti, bensì della quasi totale mancanza di diritti per una fetta sempre più considerevole di cittadini. Allora riteniamo che per parlare di "pari opportunità" si debba oggi ragionare su due livelli: 1) Recupero dei diritti di cittadinanza per tutti; 2) Inclusione sociale e lavorativa per le fasce più deboli della società. Il problema principale che ci siamo posti è quale può essere su queste problematiche il ruolo della nostra associazione. Si è osservato che molto probabilmente questo tema rispecchiasse quella che è l'aspirazione basilare della nostra associazione, ossia quella di assicurare la partecipazione del cittadino alla politica senza nessuna esclusione; dare pari diritti di cittadinanza nel costituendo Partito Democratico a tutti quelli che vogliono collaborare alla sua riuscita. Questo non è da poco, perché l'urgenza di creare un Partito Nuovo e non nuovo partito, nasce dalle difficoltà da parte dei partiti tradizionali del centro-sinistra di garantire la piena agibilità politica ai propri iscritti e ai cittadini. L'affluenza della gente alle Primarie è stata la riprova del fatto che non ci troviamo di fronte ad una crisi della politica, ma ad una crisi del sistema politico italiano che, per la sua frammentazione, non riesce più a rappresentare valori, bisogni, desideri dei cittadini, ma anche degli stessi iscritti ai partiti. Un partito come quello democratico che pone al centro della discussione il tema della cittadinanza politica non può non avere nel suo profilo, nella sua visione del futuro il tema dell'inclusione e delle pari opportunità, ovvero, quello di battersi per rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l'uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l' effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese. L'Italia ha urgente bisogno di un patto di civiltà non tra eguali ma tra inclusi ed esclusi, forti e deboli, tra prigionieri e liberi, tra ricchi e poveri. Bisogna partire da un nuovo modello di sviluppo soprattutto per il Sud e la Campania che si basi sulla valorizzazione delle risorse umane - sotto questo aspetto la Campania è una regione ricca perchè è la più giovane d'Europa - e che faccia del Welfare non uno strumento di assistenza e di clientela, ma un fattore sostanziale dello sviluppo. Il Welfare non può continuare a costituire una politica debole per le fasce deboli, anche perché la spesa sociale in Campania comprendente: sanità, previdenza e assistenza è nettamente superiore alla media europea (circa 32 euro pro-capite) nonostante l'Italia rimanga fanalino di coda. Ed è proprio a partire dall'analisi dei dati regionali nella comparazione con quelli nazionali ed europei che bisogna iniziare a fare una valutazione della "Spesa sociale" per individuarne le criticità in vista del superamento delle inadempienze e delle disfunzioni del sistema sociale campano. I territori sono il luogo delle politiche sociali: la programmazione regionale deve tenere conto delle specificità, dei bisogni, delle risorse della comunità locale nel predisporre piani e progetti. La 328 ha consentito alla Regione Campania di creare "ambiti territoriali", individuare aree di concentrazione di bisogni in aree dell'infanzia, dell'adolescenza e degli anziani, realizzare Consorzi, e Distretti sociali. Il distretto sociale, in particolare, pur avendo il merito di consentire una spinta alla lettura dei bisogni per aggregare risorse e programmare servizi, non è riuscito però a superare i problemi strutturali della capacità di spesa e i vincoli burocratici di un'amministrazione ancora troppo centralizzata. Il distretto sociale rimane comunque, a nostro avviso, un fattore forte di promozione dello sviluppo inclusivo come garanzia universalistica dei diritti. Per cominciare a fare un discorso serio sulle politiche sociali per la regione campana bisogna promuovere: politiche per l'adozione, l'affido, la tutela dei minori dal maltrattamento e abuso, la regolamentazione delle strutture residenziali e semi-residenziali per anziani e disabili, minori, la tutela delle famiglie; un welfare che scommetta sui giovani: diritto allo studio, lotta alla dispersione scolastica, rapporto tra formazione e lavoro; un welfare che coincilii i tempi di cura e i tempi di lavoro e non solo per le donne; la qualificazione dei servizi territoriali e integrati soprattutto a favore degli anziani, per ottenere risposte ai propri problemi in ambito territoriale. Il reddito di cittadinanza che, pure, è stato necessario elargire per fasce di povertà estrema, deve essere concepito in modo più ampio. Deve essere concepito quale questione che un paese civile come l'Italia, con un processo d'industrializzazione tecnologica avanzata che libera forza lavoro creando sempre più disoccupazione, non può eludere per garantire ai suoi cittadini livelli più alti di qualità della vita che vadano ben oltre quello della mera sussistenza. I cittadini che aspirano ad una società veramente moderna e proiettata nel futuro ed in particolare quelli che credono nel progetto riformista e che contribuiscono a costruire il Partito Democratico, anche se vengono quotidianamente ignorati e considerati dei rompiscatole da una classe politica locale che lavora solo per salvare se stessa, sanno di essere una risorsa e continueranno a battersi per una politica davvero rinnovata e una democrazia partecipata, perché tanta strada è stata fatta sinora, ma tanta ne rimane ancora da fare.

Paternopoli (AV), lì 18.01.2007

 

PER IL PARTITO DEMOCRATICO PER L'IRPINIA

IL PRESIDENTE PROF. ING. ANTONIO PETRUZZO

IL VICEPRESIDENTE SIG. ANDREA FORGIONE

IL SEGRETARIO ARCH. ALEVIDIO ZOENA

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