La scossa..... e che "uomini di buona volontà" scendano in campo

L'INTERVENTO

PATERNOPOLI/In cammino verso le amministrative del 2010

La scossa..... e che "uomini di buona volontà" scendano in campo

di Mario Sandoli*

 

Le prossime elezioni amministrative sono, ormai, dietro l'angolo. C'è da percorrere un autunno che tale già non è, virare l'immaginabile rigore dell'inverno e con i primi raggi di sole del 2010, si va a votare. Ancora una volta impreparati. Ancora una volta allo sbando. E sì, che sbando. E' stata, quella appena trascorsa, un'estate che estate non è. Problemi, tanti. Quelli economici certamente, ma anche quelli che  hanno riguardato i nostri ricordi, la nostra memoria. Finalmente Paternopoli non si cimenta più con i problemi "veri". Ricordo la "mamma" di tutte le battaglie: l'antenna. Una piccola grande storia di ribellione e di proposte. Si ricamò una storia infinita. Risolta. Risultato: l'antenna, oggi, è  la "cartolina-ricordo" di Paternopoli. All'attualità, invece, Paternopoli misura la sua capacità progettuale con il "broccolo dop". E questo non è tutto. Per sintetizzare: siamo un paese che ha consentito, senza batter ciglio, che un'insensata attenzione mediatica, per presunti "fenomeni" politici che francamente non si riescono a intravedere, ha fatto "scempio" dell'intelligenza di un popolo fiero, orgoglioso, laborioso e tenace. Il tutto è ormai diventato intollerabile tanto che non ci è consentito più di tacere, altrimenti sarebbe vile complicità. Le circostanze appena accennate, però,  pongono delle questioni. Questioni che vanno interpretate pensando allo "stordimento" e al "danno" che provocano le "periferie della politica". Che non sono il "centro del  mondo". Anzi, culturalmente e in termini "progettuali", esse rimangono tali, cioè "periferia", "margine". Col tempo, "infettano", diventano sempre più piccole, nebulose e dai contorni indecifrabili. E le "periferie della politica", dalle nostre parti, sono anche inespressive e non scaldano i cuori; provocano, però, e scandalizzano. E tutto diventa più difficile a capirsi. Non una, dico una, proposta è stata messa in campo per dare risposte concrete a chi, in questo particolare momento "chiede". L'attività quotidiana si manifesta attraverso il dispettuccio, il rispetto rigoroso dei tempi "canonici" per avere risposte a richieste avanzate e non di rado la "presa in giro". Di progettualità, zero. Oggi, Paternopoli, ma credo anche tante altre realtà della provincia, ha bisogno di una "scossa". Lanciamo una proposta: che i vecchi amministratori, scendano in campo. In campo insieme al nuovo che, inarrestabilmente, avanza.  E il richiamo che facciamo oggi, è agli uomini del già trascorso amministrativo, sia che abbiano avuto ruoli di maggioranza o di opposizione. Non sembri, questa, una provocazione gratuita. Scendano in campo per ricostruire un nuovo progetto per Paternopoli. Mettano in campo la loro saggezza per rafforzare una nuova e vera classe dirigente che avanza ed a cui affidare, a mandato concluso e previa verifica del consenso popolare, il timone amministrativo. Nessuna azione di tutela. Si tratterebbe solo di una breve, ma necessaria, parentesi per costruire e consolidare il "nuovo" che avanza sulle "macerie" esistenti .  Al di là del nostro personale percorso politico, abbiamo sempre difeso il "coraggio" dell'azione politica intesa come progetto e non come tornaconto personale. Siamo figli di una generazione che pensa che nella vita, nel lavoro, contino disciplina, caparbietà, abnegazione, esperienza, saggezza,  intuito e tanta professionalità; siamo tenacemente convinti che quanto sia "dovuto" è per professionalità e non per "appartenenza politica". Non mi trova d'accordo l'amico Forgione quando inveisce contro i "vecchi" e il "vecchio". Sbaglia. I "vecchi" a Paternopoli, come altrove, sono quelli che hanno raccontato nel tempo pagine esaltanti di libertà e di progresso. Certo hanno anche sbagliato, ma è pur vero che anche i loro errori sono state "lezioni", "utili lezioni". Quel che c'è di "giovane" oggi, è spesso "vecchio" già prima di manifestarsi. "Giovani" e "vecchi" appartengono, e questo dispiace evidenziarlo, a culture e storie che non sempre vanno nella  "giusta direzione" che il paese invoca. Il paese chiede unità di azione alle forze migliori del paese, siano esse "giovani" o "vecchie". Noi preferiamo quella parte di "giovani", e sì che ce ne sono, che già si sente "invecchiata" perché costretta a misurarsi giornalmente con il peso delle nuove difficoltà, dei  nuovi bisogni, delle nuove emergenze e cerca di dare risposte. Amiamo i "giovani" che "invecchiano" per trovare adeguate risposte ai tanti problemi, per gemiti di sofferenza che si ascoltano, per i tuffi quotidiani che fanno nel calice della sofferenza altrui. Né ci convince, poi, l'idea che il "tutto", il "nuovo" specialmente, debba ripartire dagli Amministratori. E' questa l'idea post-tangentopoli. Oggi, no. Bisogna fare di più. Calarsi tra la gente in modo che tutti siano protagonisti di una nuova stagione. Gli Amministratori, si sa traggono la loro forza dal consenso popolare, ma è proprio qui il problema. Se non coinvolta, la gente, il consenso lo toglie quando e come vuole. E poi, per dirla tutta, non sempre è vero che Amministratori in carica hanno conservato legittimità perché, si sa, il tempo, le circostanze a volte "logorano". E', quella appena accennata e quanto proposto, il vero "riscatto della politica". Abbiamo inteso lanciare "una provocazione", certamente, ma è bene che se ne incominci a parlare. La risposta ai problemi di una Comunità, non può venire dal modello politico delle "periferie della politica": approssimazione, cecità sui reali bisogni della Comunità, folclore gratuito. Questa politica non ha possibilità alcuna di diventare "modello", "progetto". O forse, sì. Con atti di coraggio e di responsabilità che alla fine riabilitano e danno dignità. Chi ha consentito che la "periferia della politica" delle nostre terre, restringesse sempre più la sua capacità di leggere i segni del tempo e di interpretare al meglio le esigenze delle Comunità, provi a lasciare. Il paese non ne risentirebbe e la "periferia della politica" ritroverà, così, prestigio, autorevolezza e coraggio. E che gran bel gesto di riscatto, se poi, alle elezioni regionali si consentisse di abbinare qualche elezione amministrativa anticipata.....

*architetto e giornalista

Direttore del mensile "Il nuovo Corso"

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