Quando nell’estate del 2009 il circolo del Pd di Paternopoli tesserò Beppe Grillo al Pd lo fece per due motivi: primo, perché lo spirito del Pd era quello di includere e non di escludere; secondo, perché la missione del partito dichiarata da Veltroni al Lingotto di Torino era quella di innovare e rinnovare la politica. Ne seguì grande clamore mediatico ma alla fine il Pd fece la scelta sbagliata di negare la tessera a Beppe Grillo adducendo ragioni incomprensibili persino agli stessi iscritti ed elettori del Pd. Fu quello il momento nel quale il Pd mostrò il suo vero volto: un partito che si dichiarava nuovo solo in apparenza ma di fatto “occupato” da una classe dirigente di dinosauri della politica, incollati alla poltrona, che temono le sfide del futuro. Tuttavia, a distanza di tre anni, il successo elettorale del Movimento 5 Stelle restituisce ai militanti del Pd di Paternopoli almeno la soddisfazione di avere avuto una visione corretta delle trasformazioni in atto nella società italiana e di aver visto più lontano degli attardati dirigenti nazionali. I cittadini, già tre anni fa, prima della crisi, erano stanchi dei costi della politica, del numero eccessivo di parlamentari, del malaffare e di una corte di nani e ballerine che vivono di politica, pagati profumatamente dai cittadini per continuare a ballare sul ponte del Titanic mentre intorno a loro l’Italia sprofonda nel baratro buio di un’inarrestabile crisi. La tessera a Grillo doveva rappresentare l’immagine democratica di un partito che era nato per essere aperto, plurale, riformista, sinceramente democratico e quel tesseramento rappresentava per l’opinione pubblica la vera prova del nove di un progetto ambizioso, condiviso e vincente. Ma con il gesto di respingere la richiesta di iscrizione al Pd di Beppe Grillo, purtroppo non si è rispettato nemmeno lo statuto voluto fortemente da Veltroni. Così come non si è rispettato lo statuto quando si è voluto, ad ogni costo, ricandidare chi aveva già svolto tre mandati parlamentari. Solo, dunque, false promesse sono giunte ai cittadini, come quella di ridimensionare il numero dei parlamentari e il costo della macchina politica. Cambiare tutto per non cambiare nulla. Tre anni fa i dirigenti del Pd ebbero paura di confrontarsi con Beppe Grillo e il popolo della rete, oggi però non si può più far finta di niente perché il Movimento 5 Stelle è una realtà concreta, una risorsa importante per il Paese e un modo vero di avvicinare i cittadini comuni alla politica. Se il Pd non ascolta questa voce che sale dal basso sarà la prossima vittima politica, perchè se in queste elezioni ha perso solo 5 punti percentuali la prossima volta farà la fine del Pdl e della Lega. Bersani non può continuare ad inseguire i democristiani di Casini che per salvare le loro poltrone rifondano ogni giorno un nuovo partito, altrimenti il Pd nel 2013 non avrà il consenso per poter governare e crescerà nel Paese una opinione pubblica in favore di quei movimenti anti casta come il Movimento 5 Stelle che spazzeranno via, una volta per sempre, i politicanti della seconda Repubblica. Gli americani dicono: “time is over” che tradotto significa: “il tempo è scaduto”. Dunque, se il partito democratico vuole vincere le elezioni politiche del 2013 deve cominciare da subito a cambiare rotta e ad innovare e rinnovare per davvero la politica. Deve cominciare a rispettare il proprio statuto e a non candidare in Parlamento chi ha svolto il mandato di parlamentare per tre o più legislature. Noi non sappiamo se Bersani e gli attuali dirigenti nazionali siano in grado di rinnovare ed innovare la politica aprendo ai giovani, a nuovi bisogni e a vere consultazioni democratiche ma se non hanno la forza di fare tutto ciò è bene che passino al più presto la mano ad altri per non rischiare di avere tra un anno anche in Italia un panorama politico di tipo greco. A nostro avviso, politici di lungo corso come i vari D’Alema, Fioroni e anche Bersani devono passare la mano per fare spazio ai tantissimi giovani, donne ed uomini, forti, liberi e coraggiosi che credono nel riformismo democratico ma che la casta continua ad umiliare e a tenere fuori dalle istituzioni. Se il Pd continuerà a credere che si vince con i democristiani come Casini, Lombardo, Fini, Pomicino ed altri vecchi ferri della politica sbaglia e rischia di scomparire dallo scenario politico per sempre. Ed anche noi, che continuiamo a rimanere fedeli alla speranza di cambiamento nel Pd, non perderemo neanche un minuti per assestare un calcio nel fondoschiena a chi nonostante la batosta elettorale subita e la lezione che deriva dalle ultime elezioni amministrative decidesse di far finta di niente sperando che i De Mita e gli altri brontosauri politici siano il nostro alleato ideale per continuare a mantenere lo status quo che privilegia i soliti noti e affama il popolo. A buon intenditore poche parole.
delegato provinciale Pd
Andrea Forgione