Nella Margherita provinciale, in questi giorni, continuano a levarsi voci autorevoli sul processo costituente del Partito Democratico.
Le difficoltà maggiori per il nostro progetto politico sono quelle che derivano dal "problema della laicità": divisioni e dissensi con la sinistra radicale possono essere tollerati, una frattura profonda con il riformismo cattolico mina il progetto alla sua base. Di conseguenza, l'attenzione dedicata ai temi "eticamente sensibili" deve essere grande: quei temi sui quali la Chiesa cattolica impone ai fedeli prescrizioni assolute, che gli agnostici e tanti cattolici convinti, però, non intendono rispettare. Il peso politico di questi temi è in parte il frutto di nuove ricerche scientifiche come la questione relativa all'utilizzo delle cellule staminali e in parte il frutto di sani fermenti culturali, talora provocati da episodi traumatici che la cronaca riporta in primo piano, come evidenzia il dibattito, ancora aperto, sul tema dell'eutanasia. In altra parte, però, è il frutto di un uso strumentale determinato da motivi di convenienza politica, come per esempio la ricerca ad ogni costo dell'appoggio delle gerarchie ecclesiastiche. La prima parte resta legittima, è anzi una delle condizioni affinché la componente cattolica riformista possa confluire nel nuovo soggetto politico. La seconda parte dovrebbe, a nostro modesto avviso, perdere d'importanza. Da parte nostra, siamo convinti che questa sia una soluzione praticabile, e di fatto la gran parte dei partiti del mondo occidentale raccolgono sotto un unico simbolo politico persone profondamente religiose insieme ad agnostici ed atei. Ci rendiamo conto che questo in Italia non è semplice, oltre alla difficoltà di coniugare l'assolutismo religioso con il relativismo del pensiero progressista bisogna aggiungere la difficoltà di avere a che fare con una destra pronta ad accettare qualsiasi indicazione delle gerarchie ecclesiastiche. Condividiamo, pertanto, le preoccupazioni espresse dal Presidente Ciriaco De Mita, nel corso del suo intervento al seminario di Mugnano del Cardinale, circa la necessità di evitare innanzitutto che siano le destre ad appropriarsi di tutto quello che ha rappresentato e rappresenta l'identità cattolica, ma temiamo altresì che ciò possa rappresentare un alibi per quanti non intendono mettersi in discussione e frenano sul nuovo partito.
Di qui la necessità e l'urgenza di un approfondimento su questi temi, gli esiti del quale dovranno essere sinteticamente riassunti nel Manifesto, di cui parla il Ministro della Difesa Arturo Parisi (Repubblica del 3/10), che sarà sottoposto al giudizio degli elettori dell'Ulivo.
Il Partito Democratico se vorrà esistere dovrà essere caratterizzato da un forte pluralismo culturale che porterà in sé identità plurime. Ma si tratta di andare oltre la vecchia logica dell'incontro tra culture, che nasconde la difesa di identità in larga misura logorate e che porta solo ad infecondi accostamenti. Il Partito Democratico deve darsi metodi e strumenti per arrivare a produrre decisioni, oltre che sui problemi chiave di politica economica ed estera, anche sui temi "eticamente sensibili", che sempre più toccheranno la vita, le speranze e le paure di molte persone. Tutto questo richiede una riflessione comune, condotta al di fuori degli attuali steccati organizzativi, sui fondamenti ideali del Partito Democratico, sulla sua struttura organizzativa e sulla sua capacità di elaborazione programmatica.
Avellino, 5 ottobre 2006
Il Presidente, Prof. Ing. Antonio Petruzzo
Il VicePresidente, Andrea Forgione
Il Segretario, Arch. Alevidio Zoena