Provo ad annotare altri commenti in merito all'ormai abusato tema che ci affligge da troppo tempo: i rifiuti di Napoli e della Campania. A riguardo, penso che le responsabilità politiche e morali (ma anche penali) siano molteplici e complesse, ed investano vari livelli di gestione: locale, regionale e nazionale. Senza dubbio Prodi non è l'ultimo ma nemmeno il primo colpevole. Poiché la gestione del problema è stata affidata ad un livello di natura commissariale, le responsabilità dipendono anche e soprattutto, ma non solo, dal governo nazionale. Inoltre, poiché la cosiddetta "emergenza" dura e si trascina ormai da anni, esattamente da oltre un decennio, è evidente che le responsabilità non sono da ascrivere soltanto al governo Prodi, bensì anche ai governi precedenti.
Fatta questa doverosa premessa, non penso di dire una banalità quando affermo che i principali responsabili del disastro sono gli amministratori locali, dal momento che la gestione di un problema come quello dei rifiuti e del ciclo dei rifiuti, è di ordine territoriale, ossia locale. Pertanto, le principali responsabilità vanno ascritte agli esponenti di maggior spicco delle amministrazioni locali in Campania, vale a dire Rosa Russo Iervolino in qualità di sindaco del Comune di Napoli, e Antonio Bassolino nella triplice veste di commissario straordinario dell'emergenza, sindaco della città partenopea e governatore della regione.
Precisate le responsabilità storico-politiche e morali (che, ripeto, sono molto più vaste e complesse rispetto a quelle sopra enunciate), la soluzione più razionale, più giusta e compatibile con le esigenze ambientali e sanitarie, è una sola: la raccolta differenziata.
Gli inceneritori non risolvono affatto la questione, ma la aggravano ulteriormente, introducendo altri pesanti fattori di inquinamento e devastazione ambientale, sociale e di corruzione politico-economica. I sistemi di incenerimento dei rifiuti rappresentano un'imperdibile e preziosa occasione per accumulare enormi fortune economiche, a cominciare dalle ditte appaltatrici che si occupano della costruzione degli impianti stessi, che in Campania sono affari gestiti dai clan camorristici. Aggiungo che i profitti non sono una prerogativa riservata esclusivamente al sistema imprenditoriale criminale, ma anche un appannaggio del circuito economico "legale".
Sta di fatto che i mass-media ufficiali (stampa e televisione, pubblica e privata) stanno cercando di imporre, attraverso ripetuti bombardamenti di inganni e menzogne, la logica degli inceneritori quale unica soluzione possibile e praticabile, mentre la strada da percorrere è soltanto una, la più semplice, facile, ecologica ed economica: quella della raccolta differenziata. Da promuovere attraverso campagne capillari di educazione civica ed ambientale (nelle scuole ed ovunque sia opportuno e necessario), mediante appelli, assemblee ed altre iniziative di informazione e sensibilizzazione morale, ma anche con il ricorso a strategie eventualmente "repressive" (ovvero multe e sanzioni amministrative), se necessario. Sempre meglio delle infiltrazioni camorriste, dell'inquinamento ambientale, sempre meglio della corruzione politica, dello scempio e della devastazione del territorio, sempre meglio del pericolo sanitario costituito dalle epidemie e dalle affezioni tumorali.
Lucio Garofalo