PD: aprire anche in Irpinia alla Società Civile

apdIl convegno di Orvieto è stata la prima occasione nella quale si sono ritrovati insieme tutti i protagonisti del vasto gruppo dell'Ulivo e del futuro Partito Democratico.

E' la prima volta che la discussione non si è limitata ai soli leader dell'Ulivo: Prodi, Fassino, Rutelli, Parisi, De Mita, ma si è allargata all'intero gruppo dirigente dell'Ulivo e ad esponenti della società e dell'associazionismo democratico, quali i professori Pietro Scoppola, Roberto Gualtieri e Salvatore Vassallo, che hanno dato un contributo fondamentale e si sono assunti l'incarico gravoso ma decisivo di introdurre i lavori con relazioni impegnative e basilari. E questo dibattito fecondo e libero tra i rappresentanti di partiti, associazioni e movimenti interessati a trasformare l'Ulivo da alleanza elettorale a soggetto politico ha fatto crescere nell'opinione pubblica la consapevolezza che la sfida lanciata ad Orvieto non è una velleità di una elite illuminata ma la giusta aspirazione del vasto popolo che si riconosce nell'Ulivo.

Le divisioni del passato non hanno dunque più ragione di esistere, ma è nel futuro che dobbiamo cercare le ragioni di una unità nuova e feconda. Queste ragioni oggi sono forti ed hanno il loro fondamento nella domanda di cambiamento del paese che sale dalla gente che si attende un nuovo orizzonte di crescita economica e sociale guidata da criteri di equità, di merito e di solidarietà. Offrire una risposta a questa domanda è ciò che ci deve guidare nella costruzione del nuovo soggetto politico.

Ora, mentre l'intero gruppo dirigente dell'Ulivo e l'associazionismo democratico sono uniti nell'assunzione di responsabilità e lavorano per consolidare la coesione della coalizione di centrosinistra e per portare a compimento il progetto del partito unico dei riformisti, nella nostra provincia c'è ancora chi, all'interno dei Democratici di Sinistra e della Margherita, manifesta ostilità e disagio sulla realizzazione di questa nuova prospettiva. Ovvero, chi, arroccato su presunte rendite di posizione, trova inaccettabile che i partiti si aprano alla società civile o che avanguardie e associazioni per il Partito Democratico, legittimamente riconosciute e non affatto autoreferenziali, possano avere voce autonoma ed autorevole nel dibattito politico che per giunta, a parer loro, si svolge fuori dai luoghi deputati (facendo esplicito riferimento ai giornali e alle TV locali).

L'ambizione del Partito Democratico, come dice il Sindaco di Roma, Walter Veltroni, è quella di raggiungere almeno il 40% dei consensi e questo obiettivo non può essere raggiunto con la sola fusione dei due maggiori partiti del centrosinistra, che da soli non riuscirebbero a superare il 25 % dei consensi. E' quindi necessario, attraverso le associazioni e i movimenti, allargare la base di consenso ai cittadini che non si riconoscono nelle rigide logiche dei partiti, pur avendo votato per l'Unione e a coloro che oggi non si riconoscono nei partiti dell'Ulivo e non hanno votato per l'Unione.

Non dimentichiamo, poi, che nelle ultime elezioni politiche, la lista dell'Ulivo, in Irpinia, ha ricevuto meno voti della somma dei voti raccolti singolarmente da Margherita e DS. Questo risultato fallimentare in irpinia, che non ha eguali nelle altre province, è figlio di una cultura gretta e cieca dei gruppi dirigenti dei due partiti irpini che non hanno saputo aprirsi alla società civile e al mondo delle associazioni che operano sul territorio. Paradossalmente, ad alcuni dirigenti politici locali della Margherita o dei DS non interessava incrementare i consensi della Lista dell'Ulivo ma interessava piuttosto, e interessa ancora oggi, continuare a detenere il potere di decidere chi deve essere eletto in Parlamento, alla Regione, alla Provincia, al Comune e seguitare a gestire indisturbati tutti gli Enti che elargiscono potere, prestigio e indennità ragguardevoli a funzionari e uomini di partito che hanno fatto della carriera e del vassallaggio la vera ed unica ragione di vita.

Il Partito Democratico, se vuole diventare un partito del 40%, deve nascere attraverso la partecipazione attiva di tanti cittadini: militanti di partito e cittadini comuni; donne e uomini; esponenti delle istituzioni e amministratori locali; rappresentanti dei movimenti e delle associazioni. Chi vuol morire comunista e chi vuol morire democristiano non può trovare cittadinanza nel Partito Democratico, anche perché il nostro progetto ha bisogno di gente che vuole vivere e che guarda avanti con fiducia e speranza. Solo attraverso una reale apertura alla società civile e una nuova Visione del futuro, il Partito Democratico potrà davvero sviluppare la sua funzione essenziale e primaria: consolidare un soggetto politico di massa, capace di incidere profondamente sugli equilibri e le dinamiche del nostro sistema politico, generando riforme e soluzioni in grado di migliorare concretamente il sistema di vita, di relazioni e di lavoro del nostro Paese. E la nostra Associazione vuole essere un riferimento, una risorsa, uno strumento che possa aiutare questo processo. La nostra missione sociale sarà raggiunta contestualmente alla nascita del Partito Democratico. Noi quel giorno ci scioglieremo perché avremo raggiunto il nostro unico ed esclusivo obiettivo. Ma fino a quel giorno vogliamo e dobbiamo esserci.

 

Avellino,  31 ottobre 2006

 

IL PRESIDENTE, Prof. Ing. Antonio Petruzzo

IL VICEPRESIDENTE, Andrea Forgione

IL SEGRETARIO, Arch. Alevidio Zoena

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