PD, per guardare avanti

La lettera che Anzalone scrive al Presidente Ciriaco De Mita, più che un invito a scendere in campo, ci appare un grido di aiuto affinché si trovi una soluzioni che eviti la deriva verso un processo di balcanizzazione del nascente Partito Democratico, che in Irpinia è già in atto. L'invito che Anzalone  fa al Presidente De Mita non è solo quello di scendere in campo, ma anche quello, ben più urgente,  "di costruire un gruppo dirigente del PD che abbia la fibra, la tempra e l'energia mentale ed etica per segnare un nuovo inizio della nostra troppe volte sfortunata storia". Questo processo di balcanizzazione è figlio di una politica sbagliata che, invece di essere aggiustata, viene subita da una classe dirigente irpina in perenne soggezione. Infatti, non si dovrebbe accettare che a guidare, in provincia, il processo costituente del "partito nuovo" sia chi, mostrando perplessità e dubbi, esprime ancora oggi, pubblicamente, questo desiderio: "che qualcuno, invece di giudicarmi, mi insegni davvero qualcosa. Che qualcuno mi spieghi qualcosa che possa condividere" e chiude il suo appello dichiarando: " non mi assolvo, ma autodenuncio le mie contraddizioni." Come può, chi vive con ansia e indecisione questo percorso politico, condividere le preoccupazioni dei cittadini e trovare le risposte adeguate alle sfide che la nostra provincia oggi ci pone? Come può, chi si è rimangiato la parola, escludendo le Associazioni per il PD dal Comitato dei 66, garantire, nell'attivato processo costituente del PD, una pluralità di voci e di rappresentanza? Chi prende tempo e ostinatamente gioca al rinvio delle decisioni non tenta forse di depotenziare il necessario dibattito, dentro e fuori il Comitato dei 66? Quindi, Luigi Anzalone nella sua lettera, coglie ed individua i sintomi del malessere che pervadono l'area riformista, avverte l'esigenza di costruire un nuovo gruppo dirigente per il partito che sta nascendo, ma prescrive una medicina che non può più guarire la "malattia" che paralizza il nuovo partito irpino. La panacea, infatti, non può essere rappresentata dal ritorno nell'arena politica del Presidente Ciriaco De Mita. Non si tratta di ragioni anagrafiche, che nel caso del Presidente De Mita rappresentano una virtù non certo un difetto, ma si tratta di una questione di opportunità politica. Infatti, ci chiediamo, come sia possibile che a distanza di cinquant'anni, in questa provincia, anche il "partito nuovo" debba essere rappresentato dal longevo Presidente De Mita? Come può, chi è stato, nel secondo novecento, protagonista assoluto della scena politica italiana, rappresentare nel 2000 una nuova stagione politica che mostri davvero la volontà di cambiamento e ambisce a governare un Paese moderno, che deve fare i conti con i problemi che la globalizzazione comporta? Il Partito Democratico, anche in Irpinia, ha il dovere di investire su una nuova classe dirigente che sia in grado di ascoltare e dare risposte adeguate ai problemi endemici di questo territorio. Nel costituendo Partito Democratico ci sono tanti giovani, donne e uomini, dentro e fuori i partiti, capaci e di valore che hanno creduto fin dal primo momento in questa sfida e che hanno le qualità per emergere. Questi giovani spesso guardano il mondo dalla provincia ma hanno una visione globale dei problemi che la comunità umana si trova ad affrontare: sono di Bisaccia, di Atripalda, di Paternopoli, di tanti altri paesi irpini, ma anche di Avellino. Bisogna investire sulle giovani generazioni e su una classe dirigente rinnovata che sappia, come ha fatto il Presidente Ciriaco De Mita nella sua lunga carriera politica, interpretare al meglio le trasformazioni del nostro territorio, ricercando soluzioni ai bisogni e alle aspettative dei cittadini irpini, anche in un contesto più ampio.

   DATA 23-7-2007  

Prof. Ing. Antonio Petruzzo PRESIDENTE APD IRPINIA 

Andrea Forgione VICEPRESIDENTE APD IRPINIA

Arch. Alevidio Zoena  SEGRETARIO APD IRPINIA

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