Per un nuovo Centrosinsitra

Quando sullo stato di salute di una compagine politica si susseguono e si rincorrono dichiarazioni, consigli e saggi, vuol dire che la salute di quella organizzazione non è buona.

È il caso del Centrosinistra italiano e del PD in particolare che hanno ricevuto nelle ultime settimane - dopo la sconfitta alle Regionali - un enorme flusso di consigli, dichiarazioni e diagnosi.

Sembra, sempre, però che manchi una strategia, un progetto, un'anima che diano il senso, la cifra a una direzione di marcia.

La crisi del Centrosinistra è profonda, strutturale e richiede un intenso, difficile e lungo lavoro di ricomposizione. Bisogna ricomporre ciò che la crisi economica e sociale ha diviso, riunificare idee, pensieri, sentimenti, rimettere insieme una ricerca.

Eppure se incontri fabbriche in crisi, precari in cerca di stabilità, amministrazioni in difficoltà, il bisogno di un nuovo PD, e in generale del Centrosinistra in grado di affrontare le questioni c'è tutto e rappresenta un sentimento tendenzialmente di massa.

Per questo bisogna trovare il coraggio di esporsi, di prendere posizioni coraggiose.

Bisogna trasformare quello che è "un allarme", in una "speranza" per il PD e l'intera compagine politica del Centrosinistra.

L'allarme alle ultime Elezioni Regionali è suonato forte. Il PDL, col ruolo predominante della LEGA, conquista gran parte del nord del Paese. Conserva il Veneto e la Lombardia, vince in Piemonte, per poco manca la Liguria, e la LEGA si insedia con percentuali alte anche in Emilia Romagna.

Nel centro-sud la Destra conquista il Lazio, la Calabria e soprattutto la Campania. Il Centrosinistra è, così, relegato ad essere forza di governo solo nelle regioni dell'Appennino centrale.

In questo quadro il Centrosinistra è completamente spiazzato. Senza voce al nord, balbettante e confuso nel mezzogiorno.

Questo è il quadro drammatico dal quale ripartire, liberandosi definitivamente da ogni tatticismo, sconfiggere la rassegnazione e ricostruire un Centrosinistra libero, aperto e creativo, non triste e grigio.

Ripartire dal sogno del Lingotto - dai temi li affrontati - per mantenere viva una speranza di cambiamento radicale del Paese. Questo sogno deve, oggi, continuare a vivere nelle forze e nelle persone che  credono nel PD e nel centrosinistra.

Il Mezzogiorno è stato cancellato, in questi mesi dall'orizzonte delle priorità del Paese. Si accentuano anche sotto i colpi della crisi, i caratteri della sua "dipendenza" economica e sociale. Basta guardare a come agisce la crisi e alle scelte che il più grande gruppo industriale del Paese ha annunciato. La Fiat annuncia investimenti per i prossimi quattro anni di circa venti miliardi di euro eppure conferma la chiusura produttiva di Termini Imerese (Sicilia) e l'incertezza strategica per tutto l'apparato industriale collocato nel sud. Salvare - questa ci sembra la missione della Fiat - il cuore ed il cervello produttivo collocato a nord e mantenere in uno stato di precarietà l'intero apparato industriale del Mezzogiorno. Questa è la cifra della dipendenza che declina in negativo i caratteri della nuova questione meridionale.

Il Mezzogiorno stretto nella morsa della subalternità, del trasformismo politico, della malavita organizzata, rischia di sprofondare verso una deriva sempre più conservativa e paralizzante.

Il Mezzogiorno per noi non è la "palla al piede" che blocca la crescita del Paese. Il Mezzogiorno è la risposta in positivo alla crisi che il Paese sta vivendo se riesce a combattere i suoi nemici esterni e quelli che si confondono nel Sud stesso.

La risposta politica alla Lega è il Mezzogiorno.

Per questo ci appare di corto respiro la scelta politica consumata dall'UDC. Accecati da un bisogno di vendetta, hanno aperto la porta della più grande e significativa regione meridionale ai nemici del Mezzogiorno, alleandosi, qui da noi, con le forze più conservatrici e pericolose dell'area Casertana.

Come si concilia ciò con l'esigenza di rinnovamento e di cambiamento? Come si determina un nuovo meccanismo di sviluppo che richiede necessariamente risorse finanziarie ed opportunità se si è alleati indirettamente con la lega che ha interessi del tutto contrapposti e che ha come missione principale il compito di spostare al Nord ingenti capitali per favorire le ristrutturazioni industriali e rimettere in moto la macchina produttiva?

Questi sono giudizi politici non rivalse. È su queste contraddizioni, noi riteniamo, che bisogna aprire una sfida al centro destra e all'UDC. Si è grande forza politica e matura non solo quando non ci si sottrae al confronto ma soprattutto quando si individua il terreno qualitativo della sfida politica e si mantiene alto il profilo del conflitto.

Altro, dunque, che accordo negli enti dove è bene che "i passeri stiano con i passeri ed i merli stiano con i merli"; dove è necessario che chi ha la maggioranza governi e gli altri svolgano una funzione di controllo democratico.

La sfida con il centro destra e l'UDC deve essere sui temi dello sviluppo, della sua qualità, della ripresa economica, dell'efficienza e dell'efficacia della Pubblica Amministrazione, su una sanità legata al territorio con presidi di qualità dall'Alta Irpinia al Solofrano.

Su questi temi si misura la capacità progettuale del PD e del Centrosinistra. Appunto: il bisogno di un progetto.

Dobbiamo lavorare ad un Centrosinistra di progetto che combatta fino in fondo nel Mezzogiorno ed in Campania ogni forma di trasformismo e di consociativismo.

Nel 1924 Guido Dorso così descriveva la situazione nel Mezzogiorno: "un autorevole e simpatico Sindaco Meridionale mi spiegava.......... che egli aveva preveduto tutte le eventualità e così egli restava democratico, il nipote otteneva l'incarico di costituire la sezione fascista, e il segretario comunale aveva già costituito la sezione nazionalista. Così - egli aggiungeva - qualunque sia il risultato avremo comunque vinto.........".

Bisogna ripartire da piazza Plebiscito, dalla militanza, dalla passione di quella piazza, dotando quei sentimenti di un progetto politico chiaro e di trasformazione degli assetti del nostro territorio.

La divisione, infatti, nel PD e nel Centrosinistra, la faglia dello scontro interno non passano più per antiche appartenenze. L'antinomia è fra conservazione e innovazione, cambiamento e restaurazione, fra un bisogno di alzare lo sguardo e rivolgere l'attenzione all'orizzonte e chi immiserisce il confronto con tatticismi esasperati; fra un pensiero libero che non si acquieta, alla ricerca, coraggiosamente di nuove strade e chi è paralizzato da uno sguardo rivolto al passato.

 

Peppino Di Iorio

Andrea Forgione

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