Dopo la manifestazione del centrodestra a piazza San Giovanni alcuni commentatori dei giornali italiani hanno sottolineato che il vero leader del centrodestra è più che mai Silvio Berlusconi, che Forza Italia non è un partito di plastica e che nella società italiana di oggi il berlusconismo è purtroppo una cultura diffusa.
Quello che invece non è stato colto nella manifestazione di Roma ma che assume, a nostro parere, un rilievo importante è che oltre a protestare contro il governo Prodi, l'elettorato moderato chiede alla coalizione di centrodestra un'azione corale e una maggiore coesione.
Non ci vuole molto a capire che gli italiani, tutti, non gradiscono le forzature e le differenziazioni ad ogni costo all'interno della stessa coalizione politica. E non sono poche le occasioni in cui i cittadini invitano esplicitamente la classe politica a farsi promotori di iniziative che tendono a semplificare il sistema politico italiano, in particolare a ridurre drasticamente il numero dei partiti in parlamento. E' di questi giorni, infatti, la notizia che più del sessanta per cento degli italiani si è dichiarato favorevole alla costituzione di due grandi partiti moderati: uno di centrosinistra e l'altro di centrodestra.
Per la prima volta nel nostro Paese gli italiani, tutti, si sono divisi non solo in parlamento ma anche sulle piazze, tra una coalizione di governo e una di opposizione, queste si sono di fatto alternate nei due ruoli in questi ultimi tredici anni, anche se spesso in modo concitato e bellicoso. Dunque, le premesse basilari di una democrazia piena sono state faticosamente conquistate. Di conseguenza non vediamo altra via per andare avanti se non quella di eliminare dal nostro sistema partitico quei caratteri "concitati e bellicosi" che rendono il nostro bipolarismo e le nostre alternanze così diverse da quelle di paesi con una democrazia più matura di quella italiana. Insomma, il compito della politica, nei prossimi due anni, è quello di costruire un sistema partitico che garantisca, nell'alternanza, governi più stabili e coesi, in cui si affievoliscano le lealtà politiche ai clan che oggi prevalgono, in cui si formi un numero sufficiente di elettori attenti ai programmi e alla capacità di governo offerte dai due schieramenti.
Il compito che abbiamo indicato riguarda sia la destra, sia la sinistra, e per entrambe esso comporta la costruzione di due grandi partiti moderati, che siano i perni intorno ai quali si formeranno le due coalizioni di una alternanza civile. Sia a destra che a sinistra la natura e l'urgenza di questo compito sono perfettamente avvertite, proprio come sono avvertite le difficoltà di assolverlo. Per il centrodestra il problema è rimettere in carreggiata i centristi di Casini che vivono con grande disagio questa nuova ondata di berlusconismo e non accettano i diktat degli alleati. Per la sinistra il problema è la costruzione del Partito Democratico, il superamento di una situazione in cui lo spazio di un grande partito riformista è oggi occupato da due partiti di grandezza medio-piccola, o da altri di struttura ancor minore. Partiti che hanno tutti le loro buone ragioni storiche, dovute al trascinamento di lealtà, ideologie e consuetudini che si erano formate, e avevano senso, nella Prima Repubblica. Nella Seconda esse hanno un senso assai minore e al più giustificano la formazione di orientamenti blandamente organizzati all'interno di un unico partito, come del resto avviene in tutti i grandi partiti riformisti europei. Lasciamo ovviamente alla Destra il compito della costruzione del partito pro-berlusconiano o post-berlusconiano, ribadendo che esso è almeno altrettanto difficile, urgente e necessario di quello che deve affrontare la Sinistra. Ora però è il momento di dar vita a un partito davvero democratico, dotato di strumenti moderni e concreti per rispondere ai nuovi bisogni di un mondo che cambia velocemente, poiché la gente "si interessa e come" quando si discute del destino del Paese e dei loro figli. La stabilità di governo, Il realismo, la serietà, il sentimento nazionale, se accompagnati da un profondo senso di giustizia sociale, da un contrasto tenace dei privilegi, da leggi giuste applicate inflessibilmente e a tutti, sono caratteri apprezzati e sentiti da un gran numero di cittadini. La gente, al contrario, "rimane distaccata" quando si continua a reclamare un'identità perduta e ci si chiude a una Nuova Visione del Futuro.
Avellino 12.12.2006
Prof. Ing. Antonio Petruzzo
PRESIDENTE APD IRPINIA E COMPONENTE APD CAMPANIA