Premetto di essere alquanto distante e disinteressato rispetto a determinate vicende intestine alla vita del P.R.C. irpino, in quanto non ricopro alcun incarico dirigenziale e non sono più tesserato (esattamente dal 2003).
Probabilmente è giunto il momento di dare qualche risposta (in breve), soprattutto per una forma di rispetto verso la verità storica, seppure si tratti di vicende particolari e locali.
Altrimenti, continuando a tacere, continuando ad ignorare o eludere le provocazioni, gli "errori" del passato rischiano di sfuggirci completamente e di essere sepolti nell'oblio, per cui taluni non smetteranno di sentirsi in diritto di accusare e di distorcere i fatti, alimentando gli equivoci e le polemiche più inutili.
Mi spiego meglio.
A chi, in quel di Gesualdo (e dintorni) si lamenta della censura subita sui giornali e nel partito, vorrei rammentare che all'epoca di "baffone" (alludo esplicitamente all'ex segretario provinciale, giammai rimpianto), quindi durante la precedente gestione della federazione irpina del P.R.C., una gestione di stampo burocratico, verticistico, autoritario, dogmatico (ecc. ecc., mi limito a questi blandi eufemismi), la censura (ed altro ancora) imperversava "liberamente" dentro e fuori le sedi del partito, nelle riunioni del Comitato politico provinciale, nei congressi, sui giornali, insomma dappertutto, persino nella dimora "imperiale" di Ariano Irpino!
Pertanto, prima di ravvisare la pagliuzza nell'occhio altrui, si cerchi di ricordare quale trave ci fosse nel proprio.
La compagna Cinzia Spiniello (Segretaria del Circolo P.R.C. di Atripalda) ha giustamente chiesto: "Ma dove stava la cosiddetta "area critica" durante l'ultimo congresso?".
Io aggiungerei: ma dove si annidavava "l'area critica" all'epoca del congresso provinciale del 2002, che io ricordo molto bene? Anzi, dove si nascondevano le capacità e le possibilità della critica in generale?
Rievocando i miei personali ricordi, mi pareva di abitare in una sorta di mini-stato teocratico, integralista ed oscurantista, nel quale ogni forma di dissenso e di riflessione critico-problematica era bandita.
Non a caso, da quel momento in poi il sottoscritto si è progressivamente allontanato dalla vita del partito in Irpinia, profondamente nauseato da quei sistemi di direzione e decisione tutt'altro che democratici e totalmente estranei ad una visione del partito, della società, del pensiero e della cultura, ispirata al marxismo libertario, che è anzitutto un metodo, permanente e sempre valido, di analisi e di interpretazione critica e di trasformazione radicale della realtà storica, a cominciare dalla propria realtà esperienziale, quindi a partire dalla vita interna del partito, quale ambiente basilare in cui poter promuovere e costruire una prassi ed un'esperienza di comunismo.
Dall'anno seguente a quel congresso, ossia dal 2003, io non ho più rinnovato la tessera del partito, al quale mi sono riavvicinato a partire dalla svolta, necessaria ed inevitabile, avvenuta durante l'ultimo congresso, disertato senza alcuna seria ragione dalla cosiddetta "area critica" a cui fanno capo i sostenitori per nulla critici nei riguardi della vecchia gestione politica.
A me, questo modo di "essere critici" e di "essere comunisti", mi pare quantomeno strumentale ed opportunistico.
Concludo precisando che la mia attuale posizione, un pò distante e passiva, rispetto ad una scelta di militanza nel partito, a livello locale e provinciale, è determinata da motivazioni private e personali, non dunque da ragioni politiche.
Mi sento e mi dichiaro vicino e solidale nei confronti della nuova dirigenza provinciale, che a mio parere ha intrapreso la giusta direzione, benché si debba e si possa sempre esercitare un opportuno e necessario spirito critico e autocritico.
Infatti, nulla è perfetto; indubbiamente molti aspetti, non solo organizzativi, vanno ancora rivisti e corretti, ma un dato è evidente: rispetto al passato si nota e si respira un clima molto più aperto, più tollerante, più libero, sia dentro che fuori le sedi del partito, anche e soprattutto sul versante dei rapporti e del dialogo con la società civile, gli intellettuali, le associazioni e i movimenti (molto pochi, a dire il vero) presenti sul territorio irpino.
Si continui su questa strada, senza minimamente rimpiangere l'esperienza gestionale della precedente segreteria provinciale: non si stava affatto meglio quando si stava peggio.
Lucio Garofalo