Sembra un ritornello, un luogo comune trito e ritrito, una frase fatta, imparata e recitata a memoria dai referenti, locali e nazionali, del Partito Democratico. Il concetto, tanto buffo, quanto tortuoso e malizioso, è il seguente: "Il Monte dei Paschi di Siena non è una banca del Partito Democratico, ma viene controllata da una Fondazione composta da 16 consiglieri, 13 dei quali sono nominati dal Comune e dalla Provincia di Siena".
Guarda caso, gli Enti Locali senesi sono da anni governati da amministratori di centrosinistra e nessuno osa negare che esista, oggettivamente, una netta e schiacciante egemonia esercitata dal PD. In sostanza, chi controlla in maniera incontrastata il Monte dei Paschi di Siena è una Fondazione che, di fatto, è in mano al Partito Democratico.
Ebbene, questi bizantinismi oltremodo sofisticati e machiavellici, tanto astuti e diabolici quanto bizzarri e maldestri, formulati in un gergo politichese ambiguo ed allusivo, cinico e spregiudicato, queste sottigliezze dialettiche, fin troppo astruse e cavillose, offendono l'intelligenza delle persone e denotano la malafede di chi se ne serve, per cui disgustano i cittadini e rendono sempre più separata e distante la società civile dalla vita politica.
Una politica che non si concilia e non si coniuga affatto con i principi, inviolabili e sacrosanti, dell'onestà morale e intellettuale, della trasparenza e della giustizia sociale.
Ma il dato più serio e inquietante è che costoro sono talmente accecati da non riuscire a scorgere l'odio sociale che va maturando e serpeggiando nel comune sentire della gente.
Ovviamente, alla borghesia finanziaria e alle classi dominanti fa comodo che questo sentimento di avversione e repulsione sia diretto contro la Casta "infame" dei politici.
Gli organi ufficiali della stampa e dell'informazione di massa, totalmente asserviti alle oligarchie finanziarie, contribuiscono ad alimentare e canalizzare questo odio sociale, a dirigerlo artatamente contro un fattore ben definito (la mala politica, appunto) che può essere modificato, magari addirittura soppresso e sostituito con altri soggetti, molto meno democratici, vale a dire altre caste di potere, ad esempio quella dei tecnocrati. In tal modo si crea un baluardo insuperabile che fa da scudo agli interessi della borghesia capitalista e al suo strapotere economico. In questa incapacità di cogliere la complessa realtà del sistema, si cela l'ottusa imbecillità, o l'ingenuità, se di imbecillità o ingenuità si tratta, di Beppe Grillo e dei suoi seguaci. Ma il peggiore di tutti è Nichi Vendola.
Ormai, stando ai vari sondaggi sembra già stabilito che nel prossimo futuro le decisioni di governo saranno prese da SEL e dal PD, il quale è completamente subalterno alla politica finanziaria riassunta nell'agenda Monti, e questo Nichi Vendola lo sa molto bene.
E' per tali ragioni che conviene non recarsi alle urne, per denunciare il raggiro storico della borghesia, per contestare e respingere in toto un ingranaggio fraudolento, per smascherare l'infida trappola che si rinnova e si perpetua ogni volta come un rito di massa celebrato a netto discapito delle classi lavoratrici subalterne attraverso lo strumento truffaldino del voto. Un sistema subdolo e perverso che agisce come una sorta di "acquavite spirituale", un espediente comodo per cloroformizzare e rincretinire le coscienze dei lavoratori. Un meccanismo proditorio che serve ad estorcere ed ingannare la buona fede altrui e oggi è, senza dubbio, il più efficace e potente "oppio dei popoli".
Lucio Garofalo