La questione dei rifiuti non riguarda soltanto Napoli e la Campania, anzi. Il problema non è semplicemente locale o regionale, e nemmeno solo nazionale, ma è di portata globale. Esso investe la natura e la struttura stessa di un intero modo di produzione, eccessivamente energivoro e consumistico, un sistema economico imposto a livello planetario che, per produrre merci di consumo su scala industriale e soddisfare le richieste di un mercato di massa in costante crescita (basti pensare, ad esempio, al mercato cinese in fase di netta espansione), brucia e divora ogni giorno ingenti risorse energetico-alimentari e ambientali che non sono inesauribili, generando una quantità abnorme di rifiuti, di scorie e veleni da smaltire. Lo stesso processo di smaltimento dei rifiuti è diventato una vera e propria merce, un affare di colossali proporzioni, un'attività assai redditizia che consente di lucrare favorendo l'accumulazione di enormi fortune economiche a vantaggio di organizzazioni economico-imprenditoriali di stampo criminale. Il problema mette dunque in luce tutti i limiti, i conflitti e le contraddizioni sociali e strutturali del sistema complessivo, ponendo seriamente in discussione la validità e la razionalità dell'attuale modello di sviluppo (e sottosviluppo) che possiamo definire tardo-capitalistico.
Inoltre, io credo che la questione non debba essere ridotta ad un ragionamento egoistico e particolaristico, per cui nessuno vuole la spazzatura altrui, in questo caso l'immondizia di Napoli, ma è necessario vincere ogni campanilismo ed ogni localismo per promuovere ed impostare un discorso di solidarietà e di sensibilizzazione culturale, morale e civile, di natura sovracomunale e intercomunitaria. Oltretutto, la spazzatura in questione non appartiene solo ai napoletani, ma probabilmente proviene in gran parte da fuori, anche e soprattutto dal Nord Italia e dal Nord Europa. Per decenni il territorio di Napoli e della Campania ha ospitato (ed ospita tuttora) numerose discariche abusive, gestite come tutti sanno dalla camorra, discariche dove vengono riversate le peggiori scorie e i peggiori veleni, di tipo chimico e persino nucleare, provenienti dalle zone più sviluppate e industrializzate del Nord Italia e del Nord Europa.
Questa piaga decennale è una delle conseguenze e degli scotti che paghiamo a causa di un processo di sottosviluppo storico coloniale favorito dall'avvento e dall'occupazione del Regno delle Due Sicilie da parte dello Stato unitario italiano, sorto in seguito alle cosiddette "guerre di indipendenza" o "guerre risorgimentali", che non furono altro che guerre di conquista, di espansione e di rapina economica e culturale, condotte dalla monarchia sabauda con la complicità di alcune potenze europee (Francia e Inghilterra in testa), della massoneria anglo-francese e piemontese, nonché grazie al contributo decisivo di squallidi e ambigui personaggi tra cui il pirata-massone-carbonaro Giuseppe Garibaldi, esaltato come "eroe nazionale" dalla falsa e mistificante mitologia filo-risorgimentale.
La soluzione estrema escogitata dal governo per rispondere al problema che ormai sembra essergli sfuggito di mano, è stata la nomina del "prefetto di ferro" Gianni De Gennaro, ossia di un noto "manganellatore" e "macellaio" responsabile della mattanza di Genova nel luglio 2001, a "Commissario straordinario per l'emergenza" dotato di superpoteri e deputato a "risolvere" il problema come è stato abituato a fare, ossia ricorrendo alla forza bruta. Insomma, se ancora ci fossero dubbi, la risposta adottata dal governo è precisamente una reazione di segno colonialista, che si traduce nell'invio dell'esercito guidato da un "uomo forte", così come fanno da sempre tutti gli Stati colonialisti di fronte ad una rivolta che esplode in una colonia. L'impiego della repressione militare è esattamente nello stile, nella natura e nella storia dello "sbirro" De Gennaro. Infatti, come è stato riportato da diverse fonti ufficiali di stampa, il premier Romano Prodi, al termine di un vertice tenuto a Palazzo Chigi e durato oltre tre ore, ha annunciato che per superare "l'emergenza" dei rifiuti in Campania "ci si avvarrà del concorso qualificato delle Forze armate per le situazioni di straordinaria necessità e urgenza". Come ha scritto Franco Berardi, in arte Bifo, in un bell'articolo apparso su vari siti web, "la scelta di spedire De Gennaro a Pianura trasforma il governo dell'impotenza in un governo di polizia". A questo punto, con tale scelta scellerata cade anche l'ultima differenza che si poteva scorgere, benché faticosamente, con l'esperienza del governo Berlusconi.
In conclusione, malgrado tali considerazioni di ordine storico-meridionalistico, è ovvio che il problema riguarda tutti, non solo le popolazioni di Napoli e della Campania, non solo le comunità meridionali, e nemmeno solo gli italiani, ma tutti gli abitanti del pianeta.
Lucio Garofalo