Gli eventi politici dell'ultima settimana ci impongono delle riflessioni che cercheremo di presentare in modo obiettivo e sintetico senza sfociare in inutili campanilismi.
In primis il centrodestra è vivo e vegeto. Non perché lo vogliono i suoi leader ma perché lo vuole il popolo di centrodestra; un popolo che si sente unito nella difesa di valori comuni come la famiglia, la patria, la sicurezza, le origini cristiane e molto altro ancora. Unito nei valori prim'ancora che unito contro una sinistra massimalista e radicale che non è in grado di superare le proprie ideologie e rispondere adeguatamente ai problemi dell'Italia che si confronta con i grandi d'Europa e del Mondo. Non importa che i loro leader siano lontani come mai negli ultimi 14 anni è accaduto, perchè la casa dei moderati è unica e che chi vi si riconosce non può che stare insieme.
Secondo: assodato che il popolo di centrodestra c'è, altrettanto bisogna riconoscere che esso ha un solo leader: Silvio Berlusconi. L'unico in grado di cogliere le speranze di questo grande popolo, l'unico capace di trasformare lo scenario politico nel giro di un secondo e combattere il sentimento dell'anti-politica che oggi aleggia sullo scenario italiano. Diciamola tutta: Berlusconi è una risorsa per l'intero centrodestra, non il nemico da combattere e come tale bisognerebbe avere più fiducia nelle sue scelte, anche se inizialmente possono sembrare mere operazioni di marketing politico.
Terzo: il bipolarismo come lo conosciamo oggi è un progetto fallito di cui però è possibile quantomeno salvarne l'essenza. Gli italiani sono stufi del muro contro muro, di coalizioni realizzate contro qualcuno e non per qualcosa, di governi in balia di un pugno di deputati che fa il bello ed il cattivo tempo. Berlusconi ha avuto il coraggio di dirlo; tutti lo pensavano (vedi i giornali di questi giorni) ma nessuno lo diceva. L'essenza però è ancora lì ed è quella che va salvata per non tornare alla prima repubblica. No al bipolarismo ma si al bipartitismo, fatto di due grandi partiti catalizzatori, non padroni, dei due schieramenti che finalmente dovranno confrontarsi su visioni alternative dell'Italia di domani.
Quarto: chiamiamoli di nuovo partiti, perché una democrazia non può essere compiuta senza i partiti, culla della classe dirigente politica di oggi e di domani. Senza i partiti si sfocia nel populismo e nell'improvvisazione, arrogandosi il diritto di credere di essere i soli depositari del voto degli elettori e dimenticandosi di rappresentare qualcosa di più che una singolarità. Ogni singolo eletto rappresenta un insieme di valori e di progetti che maturano nel partito di cui fanno parte e a cui devono sempre riconoscere il giusto ruolo. Partiti nuovi che non si sostituiscano mai alla volontà popolare e che non scambino il loro ruolo di rappresentanza con l'illusione di essere i detentori del potere.
Solo il popolo ha il potere di decidere il proprio futuro e finché chi sarà un leader come Berlusconi, sia a destra che a sinistra, nessun tentativo di estrometterlo dalle decisioni che condiziona il suo futuro potrà mai avere successo.
Ing. Felice Pescatore, delegato provinciale Forza Italia