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Erano le 19.35 del 23 novembre 1980, quando due scosse sismiche a distanza di pochi secondi una dall'altra sconvolsero per un interminabile minuto e venti secondi una vasta area dell'Appenino meridionale, a cavallo tra l'Irpinia e la Basilicata.
Scosse del decimo grado della scala Mercalli che causarono oltre 2.000 morti ed oltre 10.000 feriti, 300.000 senza tetto, cancellarono oltre 77mila costruzioni in 686 comuni e ne danneggiarono gravemente altre 275.000. Paesi come Lioni, Laviano, Sant'Angelo dei Lombardi, Conza, Teora, Pescopagano... non esistevano più. Paternopoli, fortunatamente, non fu uno dei paesi più colpiti, ma comunque i danni e la disperazione hanno caratterizzato quei terribili giorni.
Le foto che seguono, realizzate dal prof. Felice Lo Vuolo ed utilizzate in occasione della mostra fotografica in ricordo del XXV anniversario, mostrano come i paternesi affrontarono quei terribili giorni ed evidenziano alcuni danni subiti dalle case.
Poesia dedicata a quel tragico evento
Quel tragico ventitré novembre
correndo e scherzando per le strade,
una bella giornata di festa
avvolta dentro un tiepido sole. Pensavo fra un mese è Natale
e quanti ricordi di amici e miei cari lontani,
vola il mio pensiero tra loro
rincorrendosi con la luce, il mio cuore palpita e mi dice,
questo giorno non finisce mai. Vai speranza corri anche tu tra loro
non chiudere mai il tramonto,
e non fermarti a guardare,
fai che la notte non insegua più il giorno
e fermi il vento che mi porta il pianto,
e le grida di aiuto di quella povera gente.
Michele Bortone
Lugano,
Interventi
From: onidia
Sent: Wednesday, November 22, 2000 8:48 PM
Castelnuovo di Conza 22. 11. 2000
Mi chiamo Francesco, sono di Castelnuovo di Conza, piccolissimo paese sul varco appenninico, epicentro del terremoto del 23/11/80, quella sera hanno trovato la morte 86 persone di cui i miei nonni Pietro e Angela, mio cugino Mario e suo padre Michele, zio Antonio e ancora altri parenti, amici e compagni di giochi Pasquale, Gerardina, Rosetta, Teresina e altri. Avevo tredici anni, e il ricordo e rimasto immutato, quel giorno lo porterò sempre con me. Nei giorni seguenti a quella sera dopo la fortuna di essere scampato io e la mia famiglia, siamo rimasti accampati in un camion, abbiamo dormito in tenda per una settimana e per le gravissime condizioni causate dalla pioggia, il freddo e il pericolo di epidemie, i nostri zii ci hanno condotti in un viaggio che sembrava senza fine a Cremona, era il mio primo viaggio in treno.
Dopo un breve soggiorno cremonese, sono tornato a Castelnuovo dove c'era ad aspettarmi mio padre e la mia sorella maggiore Angela, mentre mia madre e mio fratello restavano a Cremona.
Dicembre, ormai Castelnuovo era stato delocalizzato a valle in località Piano Voglino, un luogo a sette chilometri dal vecchio paese e per fortuna più caldo con possibilità di reperire legna nel bosco che circondava la grande rulottopoli. Sicuramente ricordo le sere passate vicino al fuoco sotto baracche aperte, roulotte fredde e piene di condensa, il grande disagio, ma ciò che non potrò mai dimenticare era il calore e la solidarietà della nostra gente e soprattutto dei tanti volontari che hanno vissuto quei momenti con noi.
E' a loro che vorrei mandare un GROSSO GRAZIE per quanto coraggio avete avuto e per quanto calore ci avete trasmesso.
Per quelli che mancano da allora a Castelnuovo, sono trascorsi ventanni, io ho 33 anni sono diventato architetetto e per quanto mi è stato concesso ho partecipato alla ricostruzione del paese, ci avviamo all'ultimazione, ma le case continuano a svuotarsi perchè si emigra con la delusione che tutta la ricostruzione si configura come un grande fallimento.
Vi aspetto tutti, Giuliano (Terni), Carla (Amelia), Fausto ( Terni), Guido (Savona), Adriana, Carla, Gianni, ( Conegliano Veneto), Claudia (Terni), Remo (Terni), Andrea (Torino) e tutti gli altri.
Un abbraccio Francesco.
From: Claudio
Mi chiamo Claudio e sono di Catania, ho fatto il servizio di leva ad Avellino alla caserma " Berardi ". La sera del 23 Novembre del 1980 mi trovavo, insieme ad alcuni miei commilitoni, in una sala giochi situata lungo il viale principale di Avellino quando ad un certo punto cominciò a ballare il pavimento.
Ci fu un attimo di smarrimento, i nostri sguardi si incrociarono cercando una spiegazione su cosa stesse accadendo ( anche se gia' lo sapevamo ), poi alcuni cominciarono a gridare " il terremoto " e ci dirigemmo di corsa verso l'uscita, qui nella foga restammo tutti incastrati tra di noi in mezzo ai ferri della porta d'ingresso. Riuscimmo a disincastrarci dopo che un ragazzo che si trovava dentro si e' lanciato contro la vetrina del locale rompendola riuscendo cosi' ad uscire e involontariamente questo gesto a fatto sì che un ferro della porta non avendo piu' l'attrito opposto della vetrina si allargò un poco e potemmo uscire ( io ero dopo i primi e la spinta da dietro è stata talmente forte che sono stato scaraventato a terra, fortunatamente sono riuscito ad alzarmi prontamente ).
Questi sono stati i miei primi momenti col terremoto, tanti sono i ricordi che ho di quei mesi ci vorrebbe un libro per raccontarli tutti, il panico, la disperazione di chi ha perso gli affetti più cari, il freddo, la fame, la sete, l'impossibilità di potersi lavare e principalmente il senso di impotenza che mi invase e mi fece sentire ancora più piccolo.
Ma quelli che ho più impresso nella memoria sono due e appartengono a due episodi belli. La stessa sera del terremoto rientrando in caserma fui subito caricato su un camion e siamo partiti per il paese di Mirabella Eclano, lì stemmo per tutta la notte a scavare tra le macerie anche a mani nude.
Era quasi l'alba e coraggiosamente un vigile del fuoco, dopo aver aperto un varco, si addentrò tra le macerie portando in salvo un o una bambina (non ricordo bene) aveva il volto di un colore quasi violetto mischiato al grigio della polvere e due occhi sgranati all'inverosimile, fu un momento bellissimo e ricordo che esplodemmo tutti in un lungo e poderoso applauso ed eravammo felicissimi che finalmente una vita era salva. Subito dopo tirò fuori un altro bambino.
L'altro episodio l'ho vissuto di persona, mi trovavo di guardia e sentivo molta stanchezza adosso, non bevevo da diversi giorni e mangiavo poco per non dire niente, sulla strada vi era attorno ad un fuoco una famiglia padre, madre e figli che cenavano. Ad un certo punto le mie gambe non avevano più forza e mi sono trovato piegato a terra e così è stato per diverse volte e ogni volta mi sono rialzato con fatica aiutandomi apoggiandomi ad un albero, ad un certo punto mi venne incontro il padre di quella famiglia e mi chiese che cosa avessi ed io risposi " niente " il dovere di militare mi imponeva che dovevo essere io ad aiutare i cittadini e non loro a me.
Lui allora irato mi disse che mi si leggeva negli occhi che avevo bisogno di qualcosa, a quel punto non potevo dire più dire niente e gli chiesi dell'acqua, quest' uomo la portò per me e degli altri commilitoni che vennero di corsa e ci diede anche del latte caldo con cognac, subito dopo mi ripresi e non senti' più la stanchezza.Il gesto di quell'uomo mi è rimasto impresso in mente.
Una cosa che invece ricordo con dolore è stata l'avversità di alcune persone verso di noi militari, come se noi non avessimo subito anche il terremoto, noi non avevamo nessuno dei nostri cari che ci confortasse e non avevamo neanche la gente con noi ma li capivamo e gli davamo ragione.
Spero che a Mirabella Eclano siano stati tratti tutti in salvo, e a tal proposito saluto a tutto il paese, come saluto a tutti gli abitanti di Avellino e dei paesi colpiti dal sisma. Sarei voluto andare ad Avellino in questi giorni, ma dei grossi problemi mi impediscono di fare ciò'.
Ciao Claudio.
From: "luca parimbelli"
Sent: Friday, October 27, 2000 2:19 PM
Buongiorno,
ho visto nel Vs sito le immagini della mostra fotografica. Inutile dire i brividi ed i ricordi che mi tornano alla mente.
Il 23/11/1980 (il mio compleanno ironia sono nato il 23/11/1961) ero militare a LECCE, e subito nella notte sono partito volontario.
La mia destinazione finale fu TEORA, i miei ricordi sono ancora vivissimi come se fosse passato un giorno e non vent'anni.
Mi piacerebbe scoprire che a distanza di tutto questo tempo la gente che vidi soffrire enormemente (fu una tragedia disumana !!) possa essere tornata a vivere serenamente, se possibile. Non sono piu' tornato da quelle parti, ma la voglia di venire per il ventennale e' forte, abito in provincia di MILANO e per esserci ho gia' chiesto 3 gg. di ferie alla Soc. dove lavoro, non so se avro' il permesso, se si ci saro'.
Quando scrissi l'articolo sulla protezione civile per il n. 3/4 del notiziario F.I.F, non potevo immaginare che la nostra organizzazione sarebbe stata collaudata entro così breve tempo.
Alle ore 19.34 di domenica 23 novembre una scossa di terremoto di eccezionale intensità colpiva le provincie di Avellino, Salerno, Potenza e Napoli, distruggendo quasi completamente decine di paesi e mietendo migliaia di vittime.
Alle ore 21 scatta per il "Gruppo Regionale Volontari del Soccorso" dell'Emilia Romagna il preallarme.
Dal momento che si decide l'intervento sono necessarie tre ore perché i componenti il gruppo costituito dai volontari delle Pubbliche Assistenze della regione Emilia Romagna, C.E.R. (Centro Emergenza Radioamatori), Unità Cinofile di Soccorso "I Lupi di Arola", i fuoristradisti del club "Alfa Matta", Aeroclub "G. Bolla" di Parma, Gruppo Paracadutisti ed i subacquei del club "Parmasub", siano pronti ad entrare in azione.
Per tutta la notte i C.E.R. restano in contatto radio con le zone disastrate e all'alba la situazione pare di estrema gravità. Già si parla di 4-5 mila morti, quando ancora la RAI parla di 2-3 cento vittime.
Scatta l'emergenza per i militi volontari delle Assistenze Pubbliche, i C.E.R., le unità cinofile, i fuoristradisti, mentre non paiono al momento necessari i sub ed i paracadutisti. L'Aeroclub è allertato per fare i rilievi aerofotogrammetrici delle zone colpite.
Seguendo la logica d'intervento, verso le ore sei il "Gruppo" sarebbe dovuto partire alla volta di Salerno e da qui, con l'aiuto dei veicoli fuoristrada, che si sarebbero dovuti spingere avanti per valutare le esigenze reali, si sarebbe dovuto arrivare nei centri più colpiti, installare il campo, stabilire i contatti radio, mettere in funzione le cucine da campo (con capacità di 2000 pasti), attivare i generatori, mentre con priorità assoluta si dovevano iniziare i lavori di ricerca tra le macerie delle persone sepolte coadiuvati dai cani da ricerca e catastrofe.
Il tempo approssimativo per raggiungere da Parma le località da soccorrere con i primi mezzi, è ragionevolmente calcolato in 14 - 16 ore, per cui i soccorritori sarebbero dovuti arrivare in zona operativa verso le ore 21 di lunedì.
Ma purtroppo l'organizzazione istituzionale o regionale che dir si voglia, ci mette lo zampino e le cose vanno purtroppo in modo del tutto diverso da come dovrebbero.
L'Amministrazione Comunale decide un'assemblea straordinaria per le ore 11 di lunedì !!!; ovviamente si decide per l'intervento, ma i nostri mezzi, anziché essere inviati subito avanti per la via più breve, devono unirsi ad una colonna regionale di circa ottanta automezzi, con tempi di marcia bassissimi, meno di 35 Km/h.
La partenza avviene solo nel pomeriggio alle ore 16.30.
Il nostro contingente è costituito da:
8 autoambulanze delle Assistenze Pubbliche della regione Emilia Romagna,
1 autoambulanza dell'Ospedale di Parma con due infermieri,
un gruppo di disinfestazione con FIAT Campagnola del Comune di Parma (A.M.N.U.),
2 autocarri in dotazione all'Assistenza Pubblica di Parma con attrezzature varie (3 gruppi elettrogeni, 2 cucine da campo, tende, servizi di infermeria, ecc.),
3 unità cinofile,
5 fuoristrada (1 Jeep Renegade, 2 Alfa Matta, 1 Daihatsu taf 20, 1 Land Rover half ton),
2 radioamatori C.E.R. (A.R.I.),
80 militi delle Assistenze Pubbliche,
1 autotreno con latte e derivati a lunga conservazione della Parmalat.
Arriviamo a Bologna dove attendiamo per due ore sulla corsia d'emergenza dell'autostrada la colonna regionale.
Una volta riuniti tutti i gruppi, procediamo (tragico Errore), sulla direttrice Adriatica anziché sull'Autosole per Salerno.
La conseguenza di questa scelta sbagliata è un viaggio che durerà 25 ore continuative (con soste solo per fare rifornimento) per giungere poi a Potenza dove non era assolutamente necessario il nostro intervento.
Veniamo deviati poi a Baragiano, dove tutto è pronto per accogliere una così nutrita colonna.
Secondo le intenzioni dell'Amministrazione Regionale si doveva formare un enorme campo a circa 30 chilometri dalle località colpite ed i soccorsi dovevano essere portati con puntate giornaliere e con il rientro in serata verso le 17.
Si riunisce il nostro gruppo e dopo brevissima consultazione decidiamo di abbandonare la colonna regionale e di agire secondo gli schemi del nostro "Piano Operativo".
Il tragico, incolmabile ritardo ci sprona a non commettere più errori, alle ore 17 entriamo veramente in azione. Svincolati da ogni imposizione esterna, viene ristabilita la colonna, ma questa volta con i veicoli fuoristrada avanti e non legati alla colonna, resta ovviamente il collegamento radio.
Con i veicoli fuoristrada vengono trasportati il medico e le unità cinofile.
Raggiungiamo il primo paese devastato "Castelgrande", mentre via radio ci viene richiesto l'intervento dei cani da ricerca per individuare cinque persone sepolte sotto le macerie (di queste purtroppo nessuna sarà estratta viva).
Si stabilisce di approntare il campo base a Castelgrande, mentre con i fuoristrada si punta più avanti verso Pescopagano (distrutto al 90%).
Fortunatamente in ambedue i centri i soccorritori sono numerosi ed organizzati, pertanto, alla riunione serale dei responsabili, si decide di pernottare a Castelgrande e di inviare, all'alba, i fuoristrada in perlustrazione con lo scopo di individuare eventuali paesi non ancora raggiunti dai soccorsi.
MERCOLEDÌ ORE 6.
Partono i cinque fuoristrada con un medico, le unità cinofile, ed un radioamatore (C.E.R.- A.R.I.). Si procede verso Laviano, la strada presenta continue insidie, avvallamenti, fratture, massi, alberi, ecc.
Arriviamo infine a Laviano, lo spettacolo è agghiacciante, non c'è una costruzione in piedi, i soccorsi non sono ancora arrivati. Ci rechiamo subito al campo sportivo dove si stanno organizzando le prime opere di soccorso e ci mettiamo a disposizione ma ci viene detto che numerosi mezzi stanno sopraggiungendo da Napoli. Incontriamo un'equipe di medici dell'Ospedale di Pozzuoli che con mezzi propri cercano una località ove poter prestare la propria opera. Decidono di unirsi a noi; il nostro gruppo evidentemente, in mezzo a tanto caos li rassicura.
Ci vengono indicati sulla carta alcuni paesi che probabilmente non sono ancora stati raggiunti, per la prima volta sentiamo nomi che diverranno in seguito tristemente famosi: Santomenna, Castelnuovo di Conza, Marra, Valva, Senerchia.
Senza un'esatta motivazione, decidemmo di comune accordo di recarci in quest'ultimo paese.
Alle 9.30 entriamo a Senerchia. Ci accoglie un cartello con scritto "Benvenuti a Senerchia", che nella fattispecie acquista un sinistro significato.
Non vi sono edifici in piedi ad eccezione di una scuola e di alcuni condomini di recente costruzione, gli unici soccorritori sono costituiti da un avamposto di pochi militari e da una squadra della forestale che seguiamo tra le macerie.
Incontriamo il maresciallo dei carabinieri, è disperato, da due giorni invoca aiuti senza riuscire ad ottenerli, il paese è senza comunicazioni, senza acqua, senza energia elettrica, senza alimenti, in pratica manca tutto.
Quando gli spieghiamo le possibilità logistiche e di intervento della nostra colonna, quasi non crede alle nostre parole, ci fa subito approntare uno spiazzo per collocarvi il campo.
Immediatamente le unità cinofile si mettono all'opera mentre una vettura fuoristrada con un radioamatore ritorna verso Castelgrande per guidare la colonna sino a Senerchia.
I cani individuano nove persone sepolte sotto le macerie, ma nessuna di queste è ancora in vita (non ci diamo pace per il ritardo e per non aver agito di testa nostra fin dall'inizio):
Finalmente vengono individuate due persone ancora in vita, madre e figlia; prestamo la nostra opera con argano a mano e cavi, operando anche di notte con delle batterie e con le nostre lampade alogene. La madre purtroppo morirà nella tarda mattinata, mentre la figlia di nome "Liberata" verrà estratta incolume alle ore 0.35 di mercoledì.
Questa sarà l'unica persona che si riuscirà ad estrarre viva.
Nel primo pomeriggio arriva il grosso della nostra colonna di soccorso, si impianta subito la grande antenna dei radioamatori.
Senerchia non è più isolata dal mondo.
Da mercoledì i C.E.R. faranno anche regolare servizio telegrafico.
Il mercoledì i fuoristrada vengono ancora usati per il lavoro di ispezione con lla consueta formazione, solo le unità cinofile vengono ridotte ad una, mentre le rimanenti lavorano tra le macerie di Senerchia.
Nell'opera di ispezione procediamo per Calabritto, anch'esso interamente devastato. Perlustriamo poi tutto il territorio montano posto tra il monte Polvericchio e il monte Cervialto, ci spingiamo infine sino ad Acerno ed a Bagnoli dove però la situazione è molto meno drammatica.
Entro la mattina abbiamo un quadro abbastanza preciso della situazione.
La zona più colpita è quella del triangolo: S. Angelo dei Lombardi a nord, Muro Lucano a est, Eboli a sud.
Considerata conclusa la fase ispettiva, nei giorni seguenti i veicoli fuoristrada saranno impiegati unicamente per il trasporto del personale sanitario, dei medicinali, degli alimenti e delle roulottes nelle frazioni e nei casolari non raggiungibili con i normali mezzi di trasporto.
In queste condizioni i veicoli fuoristrada si rivelano indispensabili.
Operiamo sotto una pioggia incessante e con il vento che raggiunge punte di 90 km/h.
Nella notte tra giovedì e venerdì perdiamo la tenda che si piega sotto le sferzate del vento misto a pioggia e neve.
Nella seconda mattina di intervento la temperatura raggiunge i -12.
Nei giorni seguenti apprendiamo che Parma ha adottato il paese di Senerchia e che il nostro gruppo viene citato ad esempio di organizzazione e rapidità di intervento.
Il primo telegramma in entrata al "Campo Parma" di Senerchia proviene dalla Prefettura di Napoli ed è brevissimo:
- DA PREFETTURA NAPOLI A CAMPO "PARMA" - SENERCHIA -
CONGRATULAZIONI
firmato - PERTINI -.
Il responsabile del settore di Protezione Civile del Club Alfa Matta
Marco Nadalini
Parma, 10 dicembre 1980