Linguaggio e testimonianza di una antica cultura

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Quale è oggi la situazione della cultura nella nostra cittadina?

Di quali strumenti essa dispone per ambire ad orientare, a dirigere, a influenzare, a condizionare, lo sviluppo della nostra società, per tanti aspetti caotico e contraddittorio?

Quali succhi può ancora essa trarre dall'eredità del passato e quali sforzi, e in qual senso, deve compiere per aggiornarsi come richiedono i tempi e per mettersi in grado di fissare quei punti di riferimento dei quali sempre più vivo, di giorno in giorno , si avverte il bisogno?

Le generalizzazioni, certo, sono sempre pericolose. Il giudizio di arretratezza e di staticità richiede di essere temperato da alcune eccezioni. Una maggiore ricettività, invece, va ricercata prevalentemente nelle nuove generazioni. E' auspicabile che esse si accostino alle manifestazioni della cultura non solo con la consapevolezza dell'importanza che l'aggiornamento culturale assume nel mondo d'oggi, ma anche ogni giorno di più con la schietta volontà di partecipazione, con la pronta percezione del nesso tra una vita culturale più ricca e un avanza-mento civile. I tentativi di produrre cultura nella nostra cittadina, pur in presenza di un patrimonio artistico ed ambientale di un certo valore e di una tradizione che affonda le sue radici nei secoli, sono sempre falliti sul nascere per la mancanza di adeguate strutture e, soprattutto, per l'assenza di una progettualità organica, in grado di assicurare continuità temporale alle varie iniziative.

La scuola media di Paternopoli ha cercato di invertire quella direzione. Per alcuni anni si è presentata con "Almanacco paternese", un giornalino di modeste pretese, edito soprattutto con lo scopo di far conoscere nomi, vita e opere di alcuni personaggi che hanno fatto la storia della nostra comunità.

Ora si presenta con questo volume, uno spaccato temporale che. rivisitando il nostro passato storico, culturale, economico ed urbanistico e rapportandolo ai tempi presenti, ci consenta di essere gli artefici di un futuro diverso da lasciare a coloro che verranno, testimonianza e messaggio di civiltà e non di degrado. Alla cultura della rassegnazione e della sopravvivenza bisognerà sostituire una cultura della crescita individuale e collettiva, dello sviluppo di tutte le risorse a nostra disposizione e delle iniziative.

Una cultura che trovi il suo fonda-mento nella capacità di decidere e di gestire, di produrre benessere, di valorizzare il patrimonio delle tradizioni ed aprirsi al nuovo. Ogni crescita, implicando un momento di separazione, è dolorosa. ma credo che valga la pena di accettare la sfida del cambiamento. Per accettare tale sfida, occorre essere in grado di scrivere la storia, la nostra storia recente.

Paternopoli - Linguaggio e testimonianze di una antica cultura ha la pretesa di far rimeditare il nostro presente, attraverso i momenti più significativi del passato, e riaffidarlo ad un futuro da condizioni e ruoli di maggiore vivibilità.

L'idea originaria era di una ricerca di termini dialettali paternesi. Essa cominciò a prendere colpo verso la fine dell'anno scolastico 1988/89 e si concretizzò con l'inizio dell'anno scolastico successivo. Fu quello un periodo di intenso lavoro. Una mobilitazione generale che ci consentì la raccolta di oltre tremila termini, ma che non ci lasciava interamente soddisfatti. Perché limitarsi semplicemente ed essenzialmente ad un ‘glossario'?

Altre testimonianze di una civiltà non recente erano alla nostra portata ed andavano pubblicizzate. Perché non aggiungere quanto di più bello la tradizione paternese possa vantare? Mi riferisco ai canti, ai detti popolari, ai proverbi. E molte altre idee ancora, ma poche le risorse, specialmente quelle di carattere finanziario.

Una mano ci, fu data dall'attuale presidente della Cassa Rurale ed Artigiana di Paternopoli che da tempo lamentava la mancanza di un testo che raccogliesse in modo organico scritti su Paternopoli. Gli piacque la nostra idea ed egli, unitamente a tutto il consiglio di amministrazione, offrila disponibilità della Cassa al finanziamento dell'opera. Li ringrazio a nome di tutta la scuola.

E non posso, a questo punto, non ringraziare per la fattiva collaborazione gli alunni, i docenti. il personale amministrativo ed ausiliario. Hanno tutti gareggiato in termini di apporto, di suggerimenti. di disponibilità, di impegno.

I nominativi di alcuni collaboratori specifici appaiono in altra parte di questo volume, ma é doveroso citare in questa sede il nominativo di un amico che ha dato tutto se stesso pur di vedere ultimata l'iniziativa. Ha lavorato più di tutti, con competenza, con abnegazione, con spirito organizzativo e con un pizzico di "cocciutaggine" che gli è caratteriale e che non guasta.

Grazie. Antonio Salerno!

 

Paternopoli, dicembre 1990. Raffaele Natale - Preside

Il Labirinto della Superstizione

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La superstizione, quasi un codice di modelli comportamentali, un labirin­to in cui smarrire l'orientamento razionale, fu un tempo parte essenziale della cultura dei popoli.

Intraprendendo quasi un'azione di recupero archeologico, scavando nel­la memoria di anziani che ne serbano tracce sepolte dall'incalzare degli even­ti e dagli impietosi sedimenti dell'oblio, si è provato con questo lavoro a rile­varne i risvolti più significativi, prima che l'indifferenza ne cancellasse defi­nitivamente anche l'ultimo labile se­gno.

Campo di ricerca è stato il territorio di Paternopoli. Lungi però dal contene­re l'indagine entro i limiti della mera registrazione, si è inteso ravvivare la scarna esposizione delle favole inte­grandola con ricostruzioni ambientali ed emotive, al fine di restituire loro il fascino a cui un tempo l'ascoltatore normalmente soggiaceva, in quanto immerso nella realtà chele aveva gene­rate, e che difficilmente avrebbe potu­to cogliere il disincantato lettore con­temporaneo.

Parimenti, nella narrazione di eventi arcani, pur se realizzata con immedia­tezza espositiva, volutamente spoglia di orpelli, non si è tralasciata l'occasio­ne per riproporre aspetti di una di­menticata realtà quotidiana, per offri­re una sintesi di ritmi di vita smarriti. La trascrizione di credenze, di sortile­gi e di pratiche magiche vuole essere invece la fedele testimonianza di atti­vità esoteriche, e viene proposta in una minuziosa descrizione di procedimenti e di riti, senza nulla concedere alla personale partecipazione.

Paternesi Illustri

Filippo de Jorio

Padre Francesco da Paterno

Profondo conoscitore di lettere classiche. Insegnante e autore di vari studi letterari.


Padre Raffaele da Paterno (5 Gennaio 1837 - 19 Novembre 1900)

Al secolo: Raffaele di Pietro, nato da Antonia e Giuseppina D'Amato in Paternopoli il 5 Gennaio 1837 morto a Nocera il 19 Novembre del 1900. Fu definitore generale e ministro provinciale dei francescani. Con gli scritti e la predicazione stigmatizzò gli errori ideologici e le ingiustizie sociali della, Massoneria da cui fu aspramente lottato.


D'Amato Raffaele

Esimo insegnante nelle scuole superiori.


de Iorio Filippo

Esimo insegnante nelle scuole superiori, fondò il giornale "La Provincia" che faceva stampare in una tipografia di sua proprietà in Paternopoli.


de Iorio Filippo (1800 - 1859)

Nacque nello stesso anno in cui Napoleone Bonaparte a Marengo, con la sua vittoria sugli Austriaci, dava inizio al nuovo corso della Storia europea. Il padre, Giuseppe de Jorio , uomo colto e liberale, fu un patriota di primo piano nella nostra provincia sia nella sollevazione antiborbonica promossa da Morelli e Silvati, che successivamente come capo del governo provvisorio di Avellino. Il giovane Filippo ebbe in lui un grande amico e maestro (da lui aveva appreso le prime nozioni di greco, da lui aveva imparato ad amare le belle lettere e la poesia) e soffrì profondamente quando per sfuggire alla continua persecuzione dovette lasciare la sua casa e i suoi affetti. Comunque restò a Paternopoli dedicandosi completamente ai suoi studi e ad interessarsi delle necessità dei suoi concittadini. Giovanissimo scrisse Odi, Sonetti e Biografie di uomini illustri. Videro poi la luce le sue migliori produzioni letterarie: la traduzione delle "Odi" di Anacreonte in uno stile fedele a quello del lirico greco, con una padronanza che sa di "classico bello"; tradusse dal latino le "Delizie Taratine" di Nicolò D'Aquino; compose le tragedie "Meleagro" e "Caio Gracco". Si laureò in diritto (tra l'altro scrisse un trattato sulle istituzioni di Diritto Romano), ma divenne anche un acuto ricercatore e critico storico, un buon matematico, cultore e maestro di scienza agraria. Visse la sofferenza delle nostre popolazioni, di cui sentì il tormento nella lotta contro le difficoltà e la miseria e cercò di trovare una soluzione ai problemi studiandoli a fondo. Suoi sono: un "Trattato sulla coltivazione dei cereali", altri sulla "Conduzione delle piccole aziende agricole", "Sui concimi", "Sui vini", su "Alcune malattie delle piante". Le sue opere furono apprezzate nel mondo accademico, sia letterario che scientifico; in relazione a ciò, partecipò al settimo Congresso Europeo delle Scienze. Fu nominato professore di agricoltura e matematica e poi ispettore della pubblica istruzione. Nel 1848, eletto deputato nella nostra provincia, nel risveglio che animava la mente e il cuore degli italiani in quegli anni del Risorgimento, egli fu all'avanguardia con numerose proposte di legge. Se lo si dovesse inquadrare oggi politicamente, potremmo dire che fu un indipendente di sinistra. Purtroppo non riuscì a vedere il trionfo delle sue idee politiche perché non vide l'Italia libera e unita: circa un anno prima, nel dicembre del 1859, si spense in Paternopoli.


de Iorio Giuseppe

Sedette per diversi anni alla Presidenza del Consiglio Provinciale. Diede definitiva sistemazione all'Orfanotrofio femminile Ciro Mattia.


de Leo Felice (1815 - 1860)

Sacerdote, regio provveditore agli studi nel Regno di Napoli, particolarmente portato per lo studio linguistico greco, latino, francese ed in non poche altre; esimio conoscitore delle memorie patrie. Insignito dell'Ordine di S. Maurizio e Lazzaro.


de Renzi Enrico (1831 - 1921)

Fu clinico primario di "Gesù e Maria" in Napoli e professore universitario di Clinica Medica, scrisse varie opere scientifiche fra cui un Trattato di Patologia e clinica medica. Deputato al parlamento e poi senatore dal 1898. Sostenne per la prima volta, in collaborazione con Giovanni Antonelli, la teoria miogena del ritmo cardiaco. Scoprì un metodo di cura per l'anchilostomiasi. I suoi meriti scientifici; furono apprezzati in tutta Europa massime per la parte presa nel Congresso Medico europeo tenutosi in Germania.


de Renzi Giuseppe (1761 - 1802)

Dotto ecclesiastico, lasciò il primo cenno storico di Paternopoli.


de Renzi Giuseppe (1842 - 1920)

Generale Medico. Scrisse vari lavori scientifici relativi in special modo a malattie nell'esercito, ottenendo premi in diversi concorsi. Amò fortemente la sua terra nativa e i suoi concittadini per i quali si prodigò in ogni occasione.


de Renzi Salvatore (1800 - 1872)

Nacque a Paternopoli da Maria Rosaria del Grosso e Donato de Renzi, quest'ultimo facente parte di una ricca e agiata famiglia poi decaduta. Salvatore in età adolescenziale si recò a Napoli grazie all'interessamento dell'arciprete Giuseppe, suo zio. Quest'ultimo era un uomo amante della letteratura e della poesia e influì non poco sulla formazione del giovane de Renzi. Tale fu l'attaccamento per lo zio che dopo la sua morte S.d.R. volle depositare in un urna privata la sua testa, conservandola con religiosa pietà. Nel 1821, non ancora laureato, tentò la via militare come ufficiale medico e presto servizio nell'ambulanza di Guglielmo Pepe. Ma la sua carriera militare non fu lunga tant'è che qualche anno dopo fece domanda di aiutante alla clinica media e poi divenne vaccinatore. La sua carriera medica negli anni avvenire fu concentrata nella lotta alle epidemie: fu presente attivamente sulla scena durante le epidemie che si susseguirono tra il 1836 e il 1854. In questo periodo organizzò le attività di pubblica assistenza in prima persona, facendosi carico di impegni gravosi che però non gli impedirono di compiere il proprio dovere fino in fondo. Fu alla fine di queste epidemie che il d.R. scrisse la sua prima relazione in merito, mostrando grande competenza e finezza nella scrittura medica. Nasceva così lo Storico della Medicina che tutti oggi conoscono: infatti negli anni avvenire S.d.R. si dedicò agli studi e alla creazione di una delle più grandi biblioteche del meridione. Si dice che i libri più rari e pregiati fossero per primi offerti al de Renzi. Negatagli la cattedra di Storia della Medicina per volere dei Borboni (anche se del tutto meritata), il d.R. attraversò un periodo di sconforto che cercò di colmare viaggiando per l'Italia con lo scopo di continuare i suoi studi. Ciò non fece altro che accrescere la propria fama il che gli consegnò, quasi con forza, la cattedra di Patologia Generale nella regia università di Napoli. Nonostante fosse una cattedra modesta, il d.R. si fece subito apprezzare dai propri studenti che videro un lui un esempio illustre da seguire. Bisogna giungere al 1860 per vedergli assegnare la cattedra di Storia della Medicina a cui si dedicò nei suoi ultimi anni. Nel 1969 fu eletto Presidente del Congresso Medico Europeo, tenutosi a Firenze, grazie alla sua dottrina. Tra i suoi principali lavori scientifici: Storia della Medicina, I libri otto della medicina di Celso, gli Studi sulla Scuola Medica Salernitana, Tre secoli di rivoluzione napoletane, Giovanni da Procida e il secolo XIII, Il Tarantismo di Puglia.


de Renzis Albero

Valoroso ufficiale di marina. Nel 1882-83 da Tenente, prese parte alla esplorazione polare guidata dal danese Hovgaard sulla nave Dijmpha.


de Renzis Felice

Illustre professore della clinica oftalmica nella regia università di Napoli, si acquistò grande reputazione con la pubblicazione della Patologia Cerusica.


de Renzis Nicola

Consigliere della Corte di Cassazione di Napoli.


de Rienzo Pasquale Antonio

Esimo insegnante nelle scuole superiori.


Famiglietti Ferdinando

Arciprete versato specialmente nelle cognizioni legali e giuridico-amministrative. Seppe ottenere restituite da Ferdinando di Barbone le rendite dell'Orfanotrofio Ciro Mattia, che erano state aggregate al Grande Albergo dei Poveri di Napoli. Suoi degni discepoli furono l'arciprete Giov. Battista Chiadini versato nelle discipline giuridiche-amministrative e il sacerdote Francesco Marrelli, eletto ingegno di non comuni cognizioni letterarie.


Famiglietti Giuseppe

Versatissimo negli studi letterari autore di parecchie opere fra cui la originale opera drammatica "Un gioco di fortuna". Accademico Pontaniano.


Famiglietti Vincenzo

Esimio pittore compagno di Giuseppe Mancinelli, fornito di vaste cognizioni storiche. Ha lasciato una scelta e numerosa pinacoteca. I suoi dipinti furono premiati da diversi istituti e varie esposizioni nazionali ed estere nelle quali furono messe in mostra.I pittori Volpe e Leone se non dello stesso grido del Famiglietti, uscivano dalla mediocrità.


Iorio (de Iorio) Nicodemo (1748 - 1802)

Studiò giurisprudenza sotto la guida di Domenico Testa e fu illustre filosofo, teologo e letterato. Scrisse delle parafrasi sui sette Salmi penitenziali, sul Cantico di Ezechia. Compose ventidue elegie sul Miserere che raccolse sotto il titolo "Sfogo doloroso ai piedi del Crocifisso" , un volume di rime e un'opera sui Concilii congiunta a quella sulla "Ragion Canonica". Scrisse ancora un trattato sulla Teologia Dogmatica in 5 volumi e tradusse le Elegie di Properzio in rime, alcune Odi di Orazio e una perifrase di una Bucolica di Virginio.


Lizio Antonio

Vescovo di Nusco nel sec. XV


Martino Martino

Nel 1639 fu vescovo di Tulizio.


Martino Urbano

Fu eletto, dai Padri Vocali, XV abate generale di Montevergine nel 1645. Governò fino al 1648. Fu benedetto da Stefano di Castel Bianco, vescovo di Sarno, nella chiesa di S. Pietro di Mercogliano.


Mattia Ciro (1759 - 1802)

Esercitò con valentia in Napoli l'avvocatura nella giovane età; ritiratosi poi a Paternopoli donò tutti i suoi beni per la istituzione di un Orfanotrofio femminile.


Modestino Alessandro

Fu per i suoi meriti consigliere provinciale e deputato al parlamento.


Modestino Carmine (nato il 1802)

Vide i natali a Paternopoli nel 1802 da Pasquale Modestino e Teresa Mastrominico. L'ingegno che il giovane C.M. mostrò fin da ragazzo spinse i suoi genitori a farlo studiare a Napoli: dapprima nel Collegio di S.Carlo alle Mortelle e poi presso la facoltà di legge dove si laureò nel 1822, divenendo in breve tempo uno degli avvocati può rinomati di Napoli. La morte del padre lo costrinse al ritorno nel luogo natio per accudire la madre, ma ciò non bloccò i suoi studi e le sue pubblicazioni. Collaborò con Pasquale Stanislao Mancini, Lorenzo Riola ed altri nello scrivere "Le Ore Solitarie" ed "Il Laceno", dedicato all'omonimo luogo della nostra provincia. Tra il 1825 e il 1836 pubblicò diversi scritti sia su giornali che per conto proprio, che trattavano principalmente di luoghi caratteristici del Napoletano e del Sud in generale. Il Modestino era socio di diverse accademie e componente della Reale Società Economica di Principato Ultra, dove lesse diversi trattati tra cui: "Delle opere pubbliche dai Normanni a Ferdinando II" che suscitò non poche emozioni ai presenti. Anche l'archeologia fu una sua grande passione e potò dimostrarvi tutto il suo intelletto in interessanti opere. Nel 1848 fu deputato di sinistra nel parlamento napoletano. Tra le sue opere principali ricordiamo le ricerche sulla vita di Torquato Tasso e la traduzione del Giaurro di Byron, sia ben chiaro che queste sono solo l'apice di una moltitudine di pubblicazioni e ricerche (alcune anche mai pubblicate) che hanno reso illustre Carmine Modestino.


Musacchio Martino

Illustre capitano di ventura, accompagnò Carlo V nella spedizione di Tunisi (1535); ebbe il cingolo militare e il cosiddetto "Clavio di fortezza".


Romanelli Vincenzo

Filosofo, professore, preside liceale.


Rossi Urbano (morto il 19 Settembre 1618)

Appartenuto alla famiglia dei Marchesi Rossi, feudatari di Paternopoli. Di lui si sa solo che nel 1611 (dai documenti: Russo da Paterno) fu VI abate generale di Montevergine. Governò per otto anni, fino al 1618 quando morì a Loreto nel 19 settembre. Fu sepolto nella chiesa di Montevergine. Nel primo anno del suo generalato molti monasteri della regione furono dichiarati Abbazie con un breve di Paolo V.


Siracusa Sergio

Anche se non ebbe i natali a Paternopoli, vi passò la propria infanzia e grazie all'interessamento del parroco potè intraprendere la sua florida carriera militare che lo portò alla carica di Comandante Generale dell'Arma dei Carabinieri.


Sullo Fiorentino

Uomo colto ed onesto, fu eletto deputato giovanissimo, partecipò ai lavori della Costituente e fu più volte nominato ministro. Eletto alla Costituente a soli 25 anni, Sullo fu eletto deputato ininterrottamente fino alla sesta legislatura, la cui conclusione, nel 1976, rappresenta anche il suo distacco dalla Dc. Si ricandida poi, nello Psdi, nel '79. Rientrato nella Dc nel 1983, viene nuovamente eletto deputato per la nona legislatura. Nell'arco di questo lungo impegno parlamentare, che va dal 1946 al 1987, Sullo assume diverse volte responsabilità di governo. Il battesimo è nel 1960, al ministero dei Trasporti, ma si chiude traumaticamente subito dopo il voto di fiducia che vede il governo Tambroni nascere con il sostegno essenziale del Msi. Fiorentino Sullo si dimette, lui che è della corrente di Base. Ritorna a fare il ministro più volte, ma, tra i diversi dicasteri che ricopre, viene ricordato maggiormente per quello dei Lavori Pubblici, nel terzo governo Fanfani. E' infatti autore di una riforma urbanistica molto avanzata, che porta il suo nome, ma la segreteria del suo partito nel marzo del 1963 si dissocia pubblicamente dalla legge, affossandola. Ai lavori pubblici mise in cantiere numerose opere tra le quali l'autostrada Napoli Bari e l' Avellino Salerno. Torna a scontrarsi con il suo partito nel ‘68, Nominato titolare della Pubblica istruzione a dicembre del 1968, a gennaio del 1969 firmò una circolare con la quale veniva riconosciuto il diritto di assemblea degli studenti delle scuole medie superiori. Un mese dopo, il 13 febbraio, venendo incontro alle richieste studentesche, presentò la legge che riformava gli esami di maturità. Nata come provvedimento provvisorio per abolire la riforma fascista di Giovanni Gentile, la "nuova maturità" rimasta in vigore per 28 anni. Fino alla legge di Berlinguer. quando la Dc si mostra fredda nel sostenerlo come ministro della Pubblica Istruzione, per cui si dimette. L'ultimo scontro con il proprio partito si sarebbe consumato dieci anni dopo, quando non condivise l'opposizione della Dc al divorzio che avrebbe portato il fronte antidivorzista alla durissima sconfitta referendaria del 1974. Nato a Paternopoli (Avellino) il 29 marzo 1921, Sullo fu un dirigente dell'Azione cattolica e poi uno dei fondatori della Dc in Irpinia. Sullo non condivide neppure la posizione della Dc contro la legge del divorzio, che porta alla sconfitta referendaria del ‘74. Epiche le battaglie all'interno del partito con Ciriaco de Mita. Il declino politico di Sullo, leader meridionale della sinistra di base, coincise con la crescita del giovane Ciriaco De Mita che nei primi anni Settanta ne prese il posto. Ma fu proprio Ciriaco De Mita a fare di tutto per farlo ritornare nel partito nel 1985. Lo rimpiangeranno in molti.

Sisma del 23 novembre 1980

Ascolta la registrazione del boato

Erano le 19.35 del 23 novembre 1980, quando due scosse sismiche a distanza di pochi secondi una dall'altra sconvolsero per un interminabile minuto e venti secondi una vasta area dell'Appenino meridionale, a cavallo tra l'Irpinia e la Basilicata.

Scosse del decimo grado della scala Mercalli che causarono oltre 2.000 morti ed oltre 10.000 feriti, 300.000 senza tetto, cancellarono oltre 77mila costruzioni in 686 comuni e ne danneggiarono gravemente altre 275.000. Paesi come Lioni, Laviano, Sant'Angelo dei Lombardi, Conza, Teora, Pescopagano... non esistevano più. Paternopoli, fortunatamente, non fu uno dei paesi più colpiti, ma comunque i danni e la disperazione hanno caratterizzato quei terribili giorni.

Le foto che seguono, realizzate dal prof. Felice Lo Vuolo ed utilizzate in occasione della mostra fotografica in ricordo del XXV anniversario, mostrano come i paternesi affrontarono quei terribili giorni ed evidenziano alcuni danni subiti dalle case.

 


 

Poesia dedicata a quel tragico evento

Quel tragico ventitré novembre
correndo e scherzando per le strade,
una bella giornata di festa
avvolta dentro un tiepido sole. Pensavo fra un mese è Natale
e quanti ricordi di amici e miei cari lontani,
vola il mio pensiero tra loro
rincorrendosi con la luce, il mio cuore palpita e mi dice,
questo giorno non finisce mai. Vai speranza corri anche tu tra loro
non chiudere mai il tramonto,
e non fermarti a guardare,
fai che la notte non insegua più il giorno
e fermi il vento che mi porta il pianto,
e le grida di aiuto di quella povera gente.

Michele Bortone

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Interventi

 

From: onidia
Sent: Wednesday, November 22, 2000 8:48 PM

Castelnuovo di Conza 22. 11. 2000
 

Mi chiamo Francesco, sono di Castelnuovo di Conza, piccolissimo paese sul varco appenninico, epicentro del terremoto del 23/11/80, quella sera hanno trovato la morte 86 persone di cui i miei nonni Pietro e Angela, mio cugino Mario e suo padre Michele, zio Antonio e ancora altri parenti, amici e compagni di giochi Pasquale, Gerardina, Rosetta, Teresina e altri. Avevo tredici anni, e il ricordo e rimasto immutato, quel giorno lo porterò sempre con me. Nei giorni seguenti a quella sera dopo la fortuna di essere scampato io e la mia famiglia, siamo rimasti accampati in un camion, abbiamo dormito in tenda per una settimana e per le gravissime condizioni causate dalla pioggia, il freddo e il pericolo di epidemie, i nostri zii ci hanno condotti in un viaggio che sembrava senza fine a Cremona, era il mio primo viaggio in treno.
Dopo un breve soggiorno cremonese, sono tornato a Castelnuovo dove c'era ad aspettarmi mio padre e la mia sorella maggiore Angela, mentre mia madre e mio fratello restavano a Cremona.
Dicembre, ormai Castelnuovo era stato delocalizzato a valle in località Piano Voglino, un luogo a sette chilometri dal vecchio paese e per fortuna più caldo con possibilità di reperire legna nel bosco che circondava la grande rulottopoli. Sicuramente ricordo le sere passate vicino al fuoco sotto baracche aperte, roulotte fredde e piene di condensa, il grande disagio, ma ciò che non potrò mai dimenticare era il calore e la solidarietà della nostra gente e soprattutto dei tanti volontari che hanno vissuto quei momenti con noi.
E' a loro che vorrei mandare un GROSSO GRAZIE per quanto coraggio avete avuto e per quanto calore ci avete trasmesso.
Per quelli che mancano da allora a Castelnuovo, sono trascorsi ventanni, io ho 33 anni sono diventato architetetto e per quanto mi è stato concesso ho partecipato alla ricostruzione del paese, ci avviamo all'ultimazione, ma le case continuano a svuotarsi perchè si emigra con la delusione che tutta la ricostruzione si configura come un grande fallimento.
Vi aspetto tutti, Giuliano (Terni), Carla (Amelia), Fausto ( Terni), Guido (Savona), Adriana, Carla, Gianni, ( Conegliano Veneto), Claudia (Terni), Remo (Terni), Andrea (Torino) e tutti gli altri.

Un abbraccio Francesco.

 

From: Claudio

Mi chiamo Claudio e sono di Catania, ho fatto il servizio di leva ad Avellino alla caserma " Berardi ". La sera del 23 Novembre del 1980 mi trovavo, insieme ad alcuni miei commilitoni, in una sala giochi situata lungo il viale principale di Avellino quando ad un certo punto cominciò a ballare il pavimento.

Ci fu un attimo di smarrimento, i nostri sguardi si incrociarono cercando una spiegazione su cosa stesse accadendo ( anche se gia' lo sapevamo ), poi alcuni cominciarono a gridare " il terremoto " e ci dirigemmo di corsa verso l'uscita, qui nella foga restammo tutti incastrati tra di noi in mezzo ai ferri della porta d'ingresso. Riuscimmo a disincastrarci dopo che un ragazzo che si trovava dentro si e' lanciato contro la vetrina del locale rompendola riuscendo cosi' ad uscire e involontariamente questo gesto a fatto sì che un ferro della porta non avendo piu' l'attrito opposto della vetrina si allargò un poco e potemmo uscire ( io ero dopo i primi e la spinta da dietro è stata talmente forte che sono stato scaraventato a terra, fortunatamente sono riuscito ad alzarmi prontamente ).

Questi sono stati i miei primi momenti col terremoto, tanti sono i ricordi che ho di quei mesi ci vorrebbe un libro per raccontarli tutti, il panico, la disperazione di chi ha perso gli affetti più cari, il freddo, la fame, la sete, l'impossibilità di potersi lavare e principalmente il senso di impotenza che mi invase e mi fece sentire ancora più piccolo.

Ma quelli che ho più impresso nella memoria sono due e appartengono a due episodi belli. La stessa sera del terremoto rientrando in caserma fui subito caricato su un camion e siamo partiti per il paese di Mirabella Eclano, lì stemmo per tutta la notte a scavare tra le macerie anche a mani nude.

Era quasi l'alba e coraggiosamente un vigile del fuoco, dopo aver aperto un varco, si addentrò tra le macerie portando in salvo un o una bambina (non ricordo bene) aveva il volto di un colore quasi violetto mischiato al grigio della polvere e due occhi sgranati all'inverosimile, fu un momento bellissimo e ricordo che esplodemmo tutti in un lungo e poderoso applauso ed eravammo felicissimi che finalmente una vita era salva. Subito dopo tirò fuori un altro bambino.

L'altro episodio l'ho vissuto di persona, mi trovavo di guardia e sentivo molta stanchezza adosso, non bevevo da diversi giorni e mangiavo poco per non dire niente, sulla strada vi era attorno ad un fuoco una famiglia padre, madre e figli che cenavano. Ad un certo punto le mie gambe non avevano più forza e mi sono trovato piegato a terra e così è stato per diverse volte e ogni volta mi sono rialzato con fatica aiutandomi apoggiandomi ad un albero, ad un certo punto mi venne incontro il padre di quella famiglia e mi chiese che cosa avessi ed io risposi " niente " il dovere di militare mi imponeva che dovevo essere io ad aiutare i cittadini e non loro a me.

Lui allora irato mi disse che mi si leggeva negli occhi che avevo bisogno di qualcosa, a quel punto non potevo dire più dire niente e gli chiesi dell'acqua, quest' uomo la portò per me e degli altri commilitoni che vennero di corsa e ci diede anche del latte caldo con cognac, subito dopo mi ripresi e non senti' più la stanchezza.Il gesto di quell'uomo mi è rimasto impresso in mente.

Una cosa che invece ricordo con dolore è stata l'avversità di alcune persone verso di noi militari, come se noi non avessimo subito anche il terremoto, noi non avevamo nessuno dei nostri cari che ci confortasse e non avevamo neanche la gente con noi ma li capivamo e gli davamo ragione.

Spero che a Mirabella Eclano siano stati tratti tutti in salvo, e a tal proposito saluto a tutto il paese, come saluto a tutti gli abitanti di Avellino e dei paesi colpiti dal sisma. Sarei voluto andare ad Avellino in questi giorni, ma dei grossi problemi mi impediscono di fare ciò'.

Ciao Claudio.

 

From: "luca parimbelli" Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Sent: Friday, October 27, 2000 2:19 PM


Buongiorno,
ho visto nel Vs sito le immagini della mostra fotografica. Inutile dire i brividi ed i ricordi che mi tornano alla mente.

Il 23/11/1980 (il mio compleanno ironia sono nato il 23/11/1961) ero militare a LECCE, e subito nella notte sono partito volontario.

La mia destinazione finale fu TEORA, i miei ricordi sono ancora vivissimi come se fosse passato un giorno e non vent'anni.
Mi piacerebbe scoprire che a distanza di tutto questo tempo la gente che vidi soffrire enormemente (fu una tragedia disumana !!) possa essere tornata a vivere serenamente, se possibile. Non sono piu' tornato da quelle parti, ma la voglia di venire per il ventennale e' forte, abito in provincia di MILANO e per esserci ho gia' chiesto 3 gg. di ferie alla Soc. dove lavoro, non so se avro' il permesso, se si ci saro'.

 

Quando scrissi l'articolo sulla protezione civile per il n. 3/4 del notiziario F.I.F, non potevo immaginare che la nostra organizzazione sarebbe stata collaudata entro così breve tempo.

Alle ore 19.34 di domenica 23 novembre una scossa di terremoto di eccezionale intensità colpiva le provincie di Avellino, Salerno, Potenza e Napoli, distruggendo quasi completamente decine di paesi e mietendo migliaia di vittime.

Alle ore 21 scatta per il "Gruppo Regionale Volontari del Soccorso" dell'Emilia Romagna il preallarme.

Dal momento che si decide l'intervento sono necessarie tre ore perché i componenti il gruppo costituito dai volontari delle Pubbliche Assistenze della regione Emilia Romagna, C.E.R. (Centro Emergenza Radioamatori), Unità Cinofile di Soccorso "I Lupi di Arola", i fuoristradisti del club "Alfa Matta", Aeroclub "G. Bolla" di Parma, Gruppo Paracadutisti ed i subacquei del club "Parmasub", siano pronti ad entrare in azione.

Per tutta la notte i C.E.R. restano in contatto radio con le zone disastrate e all'alba la situazione pare di estrema gravità. Già si parla di 4-5 mila morti, quando ancora la RAI parla di 2-3 cento vittime.

Scatta l'emergenza per i militi volontari delle Assistenze Pubbliche, i C.E.R., le unità cinofile, i fuoristradisti, mentre non paiono al momento necessari i sub ed i paracadutisti. L'Aeroclub è allertato per fare i rilievi aerofotogrammetrici delle zone colpite.

Seguendo la logica d'intervento, verso le ore sei il "Gruppo" sarebbe dovuto partire alla volta di Salerno e da qui, con l'aiuto dei veicoli fuoristrada, che si sarebbero dovuti spingere avanti per valutare le esigenze reali, si sarebbe dovuto arrivare nei centri più colpiti, installare il campo, stabilire i contatti radio, mettere in funzione le cucine da campo (con capacità di 2000 pasti), attivare i generatori, mentre con priorità assoluta si dovevano iniziare i lavori di ricerca tra le macerie delle persone sepolte coadiuvati dai cani da ricerca e catastrofe.

Il tempo approssimativo per raggiungere da Parma le località da soccorrere con i primi mezzi, è ragionevolmente calcolato in 14 - 16 ore, per cui i soccorritori sarebbero dovuti arrivare in zona operativa verso le ore 21 di lunedì.

Ma purtroppo l'organizzazione istituzionale o regionale che dir si voglia, ci mette lo zampino e le cose vanno purtroppo in modo del tutto diverso da come dovrebbero.

L'Amministrazione Comunale decide un'assemblea straordinaria per le ore 11 di lunedì !!!; ovviamente si decide per l'intervento, ma i nostri mezzi, anziché essere inviati subito avanti per la via più breve, devono unirsi ad una colonna regionale di circa ottanta automezzi, con tempi di marcia bassissimi, meno di 35 Km/h.

La partenza avviene solo nel pomeriggio alle ore 16.30.

Il nostro contingente è costituito da:

8 autoambulanze delle Assistenze Pubbliche della regione Emilia Romagna,
1 autoambulanza dell'Ospedale di Parma con due infermieri,
un gruppo di disinfestazione con FIAT Campagnola del Comune di Parma (A.M.N.U.),
2 autocarri in dotazione all'Assistenza Pubblica di Parma con attrezzature varie (3 gruppi elettrogeni, 2 cucine da campo, tende, servizi di infermeria, ecc.),
3 unità cinofile,
5 fuoristrada (1 Jeep Renegade, 2 Alfa Matta, 1 Daihatsu taf 20, 1 Land Rover half ton),
2 radioamatori C.E.R. (A.R.I.),
80 militi delle Assistenze Pubbliche,
1 autotreno con latte e derivati a lunga conservazione della Parmalat.
Arriviamo a Bologna dove attendiamo per due ore sulla corsia d'emergenza dell'autostrada la colonna regionale.

Una volta riuniti tutti i gruppi, procediamo (tragico Errore), sulla direttrice Adriatica anziché sull'Autosole per Salerno.

La conseguenza di questa scelta sbagliata è un viaggio che durerà 25 ore continuative (con soste solo per fare rifornimento) per giungere poi a Potenza dove non era assolutamente necessario il nostro intervento.

Veniamo deviati poi a Baragiano, dove tutto è pronto per accogliere una così nutrita colonna.

Secondo le intenzioni dell'Amministrazione Regionale si doveva formare un enorme campo a circa 30 chilometri dalle località colpite ed i soccorsi dovevano essere portati con puntate giornaliere e con il rientro in serata verso le 17.

Si riunisce il nostro gruppo e dopo brevissima consultazione decidiamo di abbandonare la colonna regionale e di agire secondo gli schemi del nostro "Piano Operativo".

Il tragico, incolmabile ritardo ci sprona a non commettere più errori, alle ore 17 entriamo veramente in azione. Svincolati da ogni imposizione esterna, viene ristabilita la colonna, ma questa volta con i veicoli fuoristrada avanti e non legati alla colonna, resta ovviamente il collegamento radio.

Con i veicoli fuoristrada vengono trasportati il medico e le unità cinofile.

Raggiungiamo il primo paese devastato "Castelgrande", mentre via radio ci viene richiesto l'intervento dei cani da ricerca per individuare cinque persone sepolte sotto le macerie (di queste purtroppo nessuna sarà estratta viva).

Si stabilisce di approntare il campo base a Castelgrande, mentre con i fuoristrada si punta più avanti verso Pescopagano (distrutto al 90%).

Fortunatamente in ambedue i centri i soccorritori sono numerosi ed organizzati, pertanto, alla riunione serale dei responsabili, si decide di pernottare a Castelgrande e di inviare, all'alba, i fuoristrada in perlustrazione con lo scopo di individuare eventuali paesi non ancora raggiunti dai soccorsi.

MERCOLEDÌ ORE 6.

Partono i cinque fuoristrada con un medico, le unità cinofile, ed un radioamatore (C.E.R.- A.R.I.). Si procede verso Laviano, la strada presenta continue insidie, avvallamenti, fratture, massi, alberi, ecc.

Arriviamo infine a Laviano, lo spettacolo è agghiacciante, non c'è una costruzione in piedi, i soccorsi non sono ancora arrivati. Ci rechiamo subito al campo sportivo dove si stanno organizzando le prime opere di soccorso e ci mettiamo a disposizione ma ci viene detto che numerosi mezzi stanno sopraggiungendo da Napoli. Incontriamo un'equipe di medici dell'Ospedale di Pozzuoli che con mezzi propri cercano una località ove poter prestare la propria opera. Decidono di unirsi a noi; il nostro gruppo evidentemente, in mezzo a tanto caos li rassicura.

Ci vengono indicati sulla carta alcuni paesi che probabilmente non sono ancora stati raggiunti, per la prima volta sentiamo nomi che diverranno in seguito tristemente famosi: Santomenna, Castelnuovo di Conza, Marra, Valva, Senerchia.

Senza un'esatta motivazione, decidemmo di comune accordo di recarci in quest'ultimo paese.

Alle 9.30 entriamo a Senerchia. Ci accoglie un cartello con scritto "Benvenuti a Senerchia", che nella fattispecie acquista un sinistro significato.

Non vi sono edifici in piedi ad eccezione di una scuola e di alcuni condomini di recente costruzione, gli unici soccorritori sono costituiti da un avamposto di pochi militari e da una squadra della forestale che seguiamo tra le macerie.

Incontriamo il maresciallo dei carabinieri, è disperato, da due giorni invoca aiuti senza riuscire ad ottenerli, il paese è senza comunicazioni, senza acqua, senza energia elettrica, senza alimenti, in pratica manca tutto.

Quando gli spieghiamo le possibilità logistiche e di intervento della nostra colonna, quasi non crede alle nostre parole, ci fa subito approntare uno spiazzo per collocarvi il campo.

Immediatamente le unità cinofile si mettono all'opera mentre una vettura fuoristrada con un radioamatore ritorna verso Castelgrande per guidare la colonna sino a Senerchia.

I cani individuano nove persone sepolte sotto le macerie, ma nessuna di queste è ancora in vita (non ci diamo pace per il ritardo e per non aver agito di testa nostra fin dall'inizio):

Finalmente vengono individuate due persone ancora in vita, madre e figlia; prestamo la nostra opera con argano a mano e cavi, operando anche di notte con delle batterie e con le nostre lampade alogene. La madre purtroppo morirà nella tarda mattinata, mentre la figlia di nome "Liberata" verrà estratta incolume alle ore 0.35 di mercoledì.

Questa sarà l'unica persona che si riuscirà ad estrarre viva.

Nel primo pomeriggio arriva il grosso della nostra colonna di soccorso, si impianta subito la grande antenna dei radioamatori.

Senerchia non è più isolata dal mondo.

Da mercoledì i C.E.R. faranno anche regolare servizio telegrafico.

Il mercoledì i fuoristrada vengono ancora usati per il lavoro di ispezione con lla consueta formazione, solo le unità cinofile vengono ridotte ad una, mentre le rimanenti lavorano tra le macerie di Senerchia.

Nell'opera di ispezione procediamo per Calabritto, anch'esso interamente devastato. Perlustriamo poi tutto il territorio montano posto tra il monte Polvericchio e il monte Cervialto, ci spingiamo infine sino ad Acerno ed a Bagnoli dove però la situazione è molto meno drammatica.

Entro la mattina abbiamo un quadro abbastanza preciso della situazione.

La zona più colpita è quella del triangolo: S. Angelo dei Lombardi a nord, Muro Lucano a est, Eboli a sud.

Considerata conclusa la fase ispettiva, nei giorni seguenti i veicoli fuoristrada saranno impiegati unicamente per il trasporto del personale sanitario, dei medicinali, degli alimenti e delle roulottes nelle frazioni e nei casolari non raggiungibili con i normali mezzi di trasporto.

In queste condizioni i veicoli fuoristrada si rivelano indispensabili.

Operiamo sotto una pioggia incessante e con il vento che raggiunge punte di 90 km/h.

Nella notte tra giovedì e venerdì perdiamo la tenda che si piega sotto le sferzate del vento misto a pioggia e neve.

Nella seconda mattina di intervento la temperatura raggiunge i -12.

Nei giorni seguenti apprendiamo che Parma ha adottato il paese di Senerchia e che il nostro gruppo viene citato ad esempio di organizzazione e rapidità di intervento.

Il primo telegramma in entrata al "Campo Parma" di Senerchia proviene dalla Prefettura di Napoli ed è brevissimo:

- DA PREFETTURA NAPOLI A CAMPO "PARMA" - SENERCHIA -

CONGRATULAZIONI

firmato - PERTINI -.

Il responsabile del settore di Protezione Civile del Club Alfa Matta

Marco Nadalini

Parma, 10 dicembre 1980

Museo della Civiltà Contadina

ingresso museo

Il Museo della Cività Contadina è ubicato nei pressi del Municipio e occupa i resti di quello che una volta era l'antica torre di Paterno.

Di dimensioni modeste, il museo rappresenta uno spaccato storico di Paternopoli e vuole mettere in evidenza le radici contadine di questo antico borgo. In passato lo stesso è stato sede di mostre di artiginato e rappresenta tuttora un luogo surreale e interessante da visitare. Qualche anno fa, inoltre, in località Canalicchio furono scoperte una serie di tombe disposte a cunicolo, di cui però non si sono mai verificate le originali collocazioni storiche. Anzi gli scavi (realizzati per il metanodotto) sono stati chiusi e nulla è stato fatto per portare la verità alla luce. 

Peccato che il museo non presenti un vero e proprio orario di visita e venga aperto solo in occasioni speciali. 

L'interno del museo:

 

 

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